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Consiglio comunale di Molfetta, nuova strategia del sindaco: la consegna del silenzio
30 settembre 2008

MOLFETTA - E' rimasto deluso chi si aspettava un nuovo show del sindaco Antonio Azzollini sulla vicenda delle donne in giunta e sullo spostamento della capitaneria, come quello che gira ormai da giorni in internet e che oggi è stato ripreso anche dalla Repubblica on line. Questa volta Azzollini, nell'ultimo consiglio comunale, ha scelto la tattica del silenzio, ordinando anche ai suoi consiglieri di tacere. E così alle osservazioni del portavoce del Partito democratico, Giovanni Abbattista, il quale faceva rilevare come l'amministrazione comunale fosse perfettamente al corrente dell'ubicazione della nuova caserma della capitaneria, dopo che era stato approvato nel 2004 il piano regolatore porto confermato dalla conferenza dei servizi nel 2006, il sindaco ha risposto col silenzio. Muto anche sull'accusa di aver volutamente accettato l'attuale posizione della caserma in costruzione, per non ostacolare l'approvazione del piano regolatore, perché mirava alla realizzazione del nuovo porto. Insomma, un'inerzia colpevole che, per ora, costerà alla città non meno di 500mila euro per abbattere l'attuale manufatto in costruzione e spostarlo più indietro di una decina di metri come chiede Azzollini. Senza calcolare possibili risarcimenti danni all'impresa interessata ai lavori, perché prima della ripresa non passeranno meno di due anni, durante i quali si dovrà sviluppare il lungo iter del nuovo progetto (modifica dell'attuale piano, poi approvazione in consiglio comunale e quindi ratifica del consiglio regionale). Anche il consigliere della Sinistra Arcobaleno, Antonello Zaza, ha chiesto inutilmente chiarimenti, cozzando anch'egli contro il muro di gomma della maggioranza e dei suoi consiglieri imbavagliati. E mentre il codazzo di Forza Italia e del Popolo della Libertà hanno messo in scena un ridicolo sit-in nei giorni scorsi, il sindaco ha scelto di non parlare dopo aver assunto anche il ruolo dell'opposizione a se stesso, come dimostra la vicenda della capitaneria. Insomma, lui basta per tutti, maggioranza e opposizione. Se, poi, qualcuno vuole parlare in consiglio, lo faccia pure: uno sfogo non si nega a nessuno. Anche per la vicenda delle donne in giunta, Azzollini ha dichiarato di essersi attenuto alla richiesta del Tar, avendo rinominato tutti gli assessori maschi (è questa la sua interpretazione dell'ordinanza del tribunale amministrativo) considerando insindacabili gli atti del primo cittadino. Il rifacimento della giunta fotocopia, insomma, è solo un atto di formale rispetto per la richiesta del Tar, che pure si contestava. In pratica, in questa circostanza, il sindaco ha ritrovato la sua professione di avvocato che interpreta la legge nel senso più favorevole al proprio cliente, magari rimescolando le carte per rendere tutto più confuso, nel tipico comportamento di qualche avvocato di provincia. Conclusione: “ricorreremo al Consiglio di Stato per la parte dell'ordinanza che chiede l'inserimento delle donne in giunta”. Delusa la consigliera Carmela Minuto dell'Udc, per la quale il sindaco ha espressamente e volutamente violato una norma (l'art. 37 dello Statuto) di legge. Dopo aver approvato all'unanimità la realizzazione dell'impianto per la distribuzione del gas metano e la fogna bianca nella nuova zona di espansione Pip di insediamenti produttivi, il consiglio ha rinviato la discussione sui debiti fuori bilancio e si è aggiornato alla prossima seduta.
Autore: V. R.
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Vorrei spezzare uno "stuzzicadenti" a favore del nostro tanto bistrattato Sindaco, a proposito della non presenza femminile in Giunta, argomento che sta'monopolizzando il confronto e la discussione politica dei nostri amministratori e opposizione. Non sfugge la scarsa partecipazione delle donne alla politica e la loro preferenza elettorale per candidati maschi, che è alla base della scarsa rappresentazione del genere femminile nelle varie assemblee rappresentative, cosa questa che non può certo essere corretta con leggi come le cosidette "quote rosa" o da statuti vari.Aggiungiamo che in politica contano i numeri e non la meritocrazia, l'unica donna-femmina con valori numerici per poter accedere ad un posto amministrativo comunale sarebbe la "Consigliera"che,per nostra fortuna o sfortuna sta in mezzo al guado non proprio sulla riva opposta. Volendo fare un discorso "femminista" abbiamo anche l'obbligo di guardare anche l'opposto maschile. Ci sono varie interpretazioni in questo senso. In materia di separazione e divorzio, degli affidi, degli alimenti e delle disposizioni legislative a favore del coniuge più debole, si denuncia una regolare discriminazione contro gli uomini. Molte associazioni femministe criticano l'atteggiamento delle femministe a riguardo delle "quote rosa" e sostengono che queste non sono altro che il frutto di un'ossessione paritaria che mira a forzare le donne a occuparsi di un campo come le politica che poco interessa, in quanto esse preferiscono essere in un altrove politico, dedite a ben altre cose più confacenti i propri scopi. Le stesse donne fanno notare che discriminazioni in vari campi e spesso oggetto di abusi di varia natura, fisici, psichici e culturali, vi sono stereotipi sociali (culturali) a cui aderiscono pienamente e consapevolmente anche le donne e che spesso sostengono e mirano a conservare. Le stesse donne attuano una scelta a favore di maschi più competitivi e aggressivi, anche se spesso queste due "qualità" vengono considerate non amate dalle stesse donne. Il mito del potere maschile è una falsa realtà educativa e culturale perchè non è dovuto a un loro potere, ma anzi proprio dal fatto che la parte maschile è meno preziosa biologicamente visto che pochi maschi possono fecondare più femmine, la perdita di vita maschile non compromette la "fitness" di una comunità come la può compromettere la perdita di altrettante vite femminili. Per questo gli hanno dovuto esporsi di più. La distinzione dei ruoli del maschi-uomo e della femmina-donna è alla base della natura umana. Se una schiavitù c'è stata, questa non è stata da parte del genere maschile su quello femminile, ma da parte del bisogno e della miseria su chiunque. Forse una schiavitù imposta da parte delle varie strutture del potere che si sono avvicendate nella storia, potere incarnato generalmente da figure maschili ma non per questo a favore del genere maschile. Oppure si potrebbe trattare di una schiavitù reciproca, quella che vige tra i sessi,dovuta a un reciproco bisogno per mandare avanti il giogo della vita. Mai come oggi e in questi tempi, siamo esposti a rischi e intemperie, entrambi schiavi del bisogno: dobbiamo lavorare duro per vivere.



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