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Consiglio comunale, centrodestra ai titoli di coda: maggioranza sfilacciata Quattordici i consiglieri di maggioranza a inizio seduta. Richiamato il consigliere Cimillo in precarie condizioni di salute. Carpette incomplete: Salvemini, negati i diritti dei consiglieri. Approvati maxicomparto, assegnazione area ANFASS e Piano degli impianti pubblicitari: opposizione esce dall'aula per protesta al voto
28 ottobre 2012

MOLFETTA - Una convulsa tachicardia politica prima del collasso amministrativo finale. Ultimo Consiglio comunale trascinato fino all’ultimo sospiro, con molta fatica e qualche momento di tensione, soprattutto all’inizio della seduta e durante l’approvazione dei punti all’ordine del giorno.
Quest’ultimo consiglio era stato convocato il 24 ottobre con urgenza, anche se i consiglieri di opposizione non hanno ravvisato alcuna ragione di urgenza. Le carpette, prive di tutti gli allegati, di alcuni documenti e pareri delle varie commissioni, erano state rese disponibili ai consiglieri solo nel tardo pomeriggio di giovedì 25 ottobre, permettendo una rapida consultazione solo nella mattinata e nel primo pomeriggio del 26 ottobre (giorno del consiglio). Nessuno, perciò, ha avuto il tempo necessario per verificare la piena regolarità dei vari e complessi provvedimenti posti all’approvazione. Sintomatica casualità.
 
MAGGIORANZA IN AFFANNO
Solo 16 erano i consiglieri di maggioranza presenti a inizio seduta (compresi il sindaco di Molfetta, Antonio Azzollini, e il presidente del Consiglio), a metà consiglio ridotti a 14 (maggioranza) e poi risaliti a 16 all’ultimo punto. Si sono palesati tutti i mal di pancia dei consiglieri di maggioranza, ricompattati all’occasione solo per l’approvazione di 3 punti che, pare, abbiamo “compiaciuto” alcuni settori della maggioranza: l’assegnazione di un’area nel comparto 8 in favore dell’ANFASS Molfetta, l’approvazione del maxicomparto (comparti 10, 11 e 12, compresi tra Lama Martina, la Madonna della Rosa e la località Samarelle) e la ratifica del Piano generale degli impianti pubblicitari, rinviato già nel maggio 2011 per alcuni “difetti” tecnico-amministrativi (una lunga discussione per l’approvazione dei vari emendamenti, protrattasi fino alle 23,30).
Visibilmente irritato e nervoso il sindaco che, dopo la fase dei chiarimenti precedente alla discussione sul maxicomparto, ha chiesto 5 minuti di sospensione, fermandosi con la sua maggioranza nella stanza accanto all’aula e chiudendo tutte le porte: restare uniti, senza spifferi o colpi di testa nella parte finale del consiglio. Erano ormai evidenti i primi sintomi di sofferenza (a un certo punto, nonostante le porte chiuse, si sono sentite le consuete urla), già manifestatisi all’inizio della seduta.
Il consigliere Lillino Giancola (il presunto “dissidente” del gruppo di Molfetta in Azione) aveva garantito il numero legale a inizio appello, per poi dileguarsi, nonostante l’assidua presenza tra i banchi della maggioranza negli ultimi consigli. Altri consiglieri di maggioranza, pur avendo partecipato alla discussione e al voto, si allontanavano e rientravano in aula a intermittenza (non sempre intellegibile il confine tra casualità o volontarietà di questo via vai dall’aula che ha messo più volte a rischio la votazione dei provvedimenti, sempre salvaguardata in questi anni da appelli saggiamente ritardati rispetto all’orario di convocazione).  
Perso Giancola dopo l’appello, la tenuta della maggioranza (in affanno) si è sostenuta sulla presenza del consigliere di maggioranza Benito Cimillo, traslato all’improvviso nell’emiciclo su una sedia d’ufficio con le ruote, dopo alcune ore dall’inizio del consiglio. Cimillo, in precarie condizioni di salute, ha votato favorevolmente i vari punti all’ordine del giorno («sono venuto per salvare la città», le sue dichiarazioni all’ingresso in aula). Una cosa penosa e vergognosa, costringere un uomo in precarie condizioni di salute a venire in consiglio per votare.
Una situazione inconsueta che ha lasciato perplessi alcuni consiglieri, fino a quando il consigliere Leonardo Siragusa di Molfetta Viva (cui si è poi associato il collega Mauro Giancaspro, componente dello stesso movimento) con un intervento durante la votazione degli emendamenti dell’ultimo punto ha dichiarato all’aula di essere portavoce del voto favorevole di Cimillo, in evidente affaticamento fisico, consentendogli di allontanarsi dall’aula (Cimillo è rimasto fino alla fine), ma derogando al suo personale voto di astensione.
 
IL RITO DELLA CHIAMATA
La tensione si era, però, già avvertita all’inizio della seduta quando i consiglieri di opposizione Pino Amato (Udc) e Mino Salvemini (Pd) avevano richiesto alle 18 (il consiglio era stato convocato per le 16.45) la formulazione dell’appello da parte del segretario generale. Bagarre in aula mentre nella stanza vicina era presente uno sparuto gruppo di consiglieri di maggioranza (meno di 10). Un rito della chiamata diluita e dilatata nei tempi sino all’inverosimile, come lamentato dall’opposizione negli ultimi Consigli comunali. Il segretario generale, Camero, come di consuetudine, non ha fiatato, né eccepito nulla in merito.
Iniziata alle 18.30, quindi (quasi 2 ore dopo l’orario fissato nella convocazione), la seduta è stata forse tra le meno godibili di tutta questa consigliatura. È stato un lento declinare politico-amministrativo della discussione: i consiglieri di opposizione hanno denunciato più volte l’assenza della documentazione completa nella carpetta necessaria per lo studio, la verifica della regolarità giuridica e la successiva discussione dei punti sull’assegnazione di un’area nel comparto 8 (nuova zona di espansione residenziale) all’ANFAS e sul maxicomparto. Condizione che non avrebbe permesso di decidere e votare con coscienza e serenità: rigettate le varie pregiudiziali, nessun punto è stato rinviato. Tutto regolare per il segretario generale.
Tra l’altro, il provvedimento del maxicomparto sarebbe anche di dubbia legittimità per il mancato rispetto dell’art.89 del DPR n.320/01 (Testo Unico sull’edilizia), secondo cui è necessario «richiedere il parere del competente ufficio tecnico regionale sugli strumenti urbanistici generali e particolareggiati prima della delibera di adozione» (è il caso del maxicomparto, che è un piano particolareggiato da adottare).
Per l’ing. Enzo Balducci, dirigente ad interim del Settore Territorio, invece, «non è necessario richiedere quel parere, perché quei siti sono già noti da un punto di vista geomorfologico». Una dichiarazione priva di nesso logico, ma in linea con l’ormai noto modus operandi di questi anni. La norma è piuttosto chiara e andrebbe rispettata in toto (non esiste un dopo l’adozione), per di più la mancanza di questo parere potrebbe inficiare l’iter amministrativo.
Insomma, di fronte a questa situazione, i gruppi consiliari di opposizione si sono astenuti dal voto per l’assegnazione dell’area del comparto 8, mentre, rilevando la stessa pessima situazione per il maxicomparto, i consiglieri di Udc e Pd si sono definitivamente allontanati dall’aula, mentre i colleghi di Sel e Prc sono usciti dall’aula al momento della votazione per poi continuare il consiglio (rimasti per vigilare sull’andamento della seduta).
Qualcuno non ha apprezzato l’allontanamento dall’aula, anche perché uno dei doveri dei consiglieri di opposizione è proprio quello di vigilare sulla regolarità dello svolgimento della seduta e di stimolare il segretario generale, sforzo forse ritenuto vano, dai consiglieri usciti.  
 
© Riproduzione riservata
 
Autore: Marcello la Forgia
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