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Con l'euro, prezzi alle stelle anche a Molfetta INCHIESTA – Due storie emblematiche delle speculazioni sulla nuova moneta
15 settembre 2002

In questa piovosa estate una notizia ha tenuto banco sotto gli ombrelloni (o gli ombrelli) degli italiani. Sono le polemiche sui dati Istat relativi all'inflazione, che segnano un aumento dei prezzi pari (solo) al 2,3%. Il dato non ha convinto nessuno e di lì è scattato uno scontro aperto a livello nazionale tra sindacati, associazioni dei consumatori e l'Istituto centrale di Statistica. I “panieri” sono l'oscuro oggetto del contenzioso poco rappresentativi della realtà secondo molti. Ma alla gente comune poco importa dei panieri ciò che conta è che i portafogli sembrano sempre più vuoti dopo l'euro e non solo a causa delle troppe monetine. Anche a Molfetta sull'argomento poche sono le voci pro euro (almeno per quanto riguarda i prezzi) e pare che a nessuno (o quasi) tornino i conti. Un'indagine completa sui prezzi della città è pressoché impossibile da fare (visto che a quanto pare non ci riesce neanche l'Istat) ma per avere un'idea noi di “Quindici” abbiamo deciso di fare i conti in tasca ad alcuni nostri concittadini cercando di capire se per loro la vita è effettivamente più cara solo del 2,3%. Una pensionata: è tutto aumentato La Signora Lina ha 71 anni è una pensionata da 497 euro al mese in attesa del famigerato ritocco Berlusconiano. Come tutti i pensionati, la signora Lina ha della abitudini di spesa piuttosto rigide acquista sempre dagli stessi negozi (la signora Lina abita su viale Pio XI) ed è difficile che d'un tratto abbia modificato la sua propensione al consumo. Lina è una persona molto previdente e ogni mese (prima dell'euro) metteva da parte 100.000 lire (circa 51 euro) dalla sua pensione per le spese di ogni giorno. Bene durante la nostra chiacchierata la simpatica vecchietta ci è sembrata molto perplessa perché, sostiene, da quando c'è l'euro è riuscita a mettere da parte al massimo 20 - 25 euro al mese. Se è vero, come è vero, che le varie bollette di luce, gas e acqua non sono (ancora) aumentate e che la signora Lina non spende soldi per un vestito da anni (come lei stessa ci ha confessato) i prezzi dei beni di prima necessità a Molfetta sono inevitabilmente aumentati. Il “micropaniere” della signora Lina facendo dei brevi calcoli segna un'inflazione al 5,83%. Agli economisti un approccio del genere farà sicuramente ridere. Chi non ride è la signora Lina che ogni mese (colpa o no dell'euro) si ritrova un buco notevole nei suoi già miseri introiti da pensionata. Uno studente: rinuncio alla pizza Michele, invece, ha 22 anni studia Giurisprudenza e come molti ragazzi della sua età qui a Molfetta non riesce a trovare un lavoretto part-time ed è quindi costretto a pesare sui suoi genitori. Fortunatamente il papà di Michele è una persona particolarmente comprensibile tanto che dopo l'ingresso dell'euro ha arrotondato la “paghetta” di suo figlio da 50mila lire settimanali a 30 euro. Il cruccio nasce dal fatto che Michele sostiene che settimanalmente quell'aumento, tanto generosamente ottenuto, non gli fa risparmiare nulla, anzi. Stando così le cose spende in più rispetto a prima del fatidico primo marzo 4,17 euro che in termini percentuali si riassumono in un tasso di inflazione pari addirittura al 16,19%. Il dato è oggettivamente esagerato ma chissà quanti ragazzi molfettesi potranno rivedere nel portafoglio di Michele il loro. Il dato è molto meno indicativo di quello della Signora Lina perché è possibile che il nostro giovane amico con più soldi in tasca abbia aumentato la sua propensione a spendere magari perché non abituato a risparmiare. Ma prima di etichettare Michele da spendaccione abbiamo deciso di fare i conti un po' più analiticamente esaminando una sua giornata tipo e riscontrando che in effetti le colpe su quel +16,19% possono essere ripartite. Michele la mattina fa colazione con cornetto e cappuccino, di solito in uno dei bar più rinomati di Molfetta quello all'ombra del più importante monumento della città (o della giostrina per intenderci, ndr). Spende oggi 1,45 euro (prezzo comunque in media con tutti i bar della città) prima spendeva 2.700 lire (1,39 euro) in termini percentuali siamo sul +4,31%. Dopo di che il nostro amico (che effettivamente un po' vizioso lo è, ndr) va a prendersi un aperitivo in uno dei bar del Corso. Costo pre-euro per un analcolico 3.000 lire costo post-euro 1,80 euro. Spiccioli a prima vista (a mala pena 500 lire) ma l'aumento in percentuale è del 16,12%. Fortunatamente Michele decide di mangiare a casa dove probabilmente suo padre avrà incontrato gli stessi problemi della signora Lina nei supermercati. Il pomeriggio il nostro simpatico amico studia e la sera va a godersi un po' di meritato riposo in uno dei (pochi) pub della città. Ed anche qui i suoi conti non sembrano tornare. Michele grande amante della birra paga oggi ben 8 centesimi in più rispetto al vecchio prezzo in lire (da 7000 Lire a 3,70 Euro +2,20%) e il trancio di pizza, che lui tanto ama prendersi dalla storica pizzeria di via Baccarini, gli costa (come per il caffè) 3 centesimi in più (+4.83%). E se dovesse scegliere di chiudere la serata al cinema? Bene, lì troverebbe un aumento sul costo del biglietto pari al 6,59% (da 5,16 a 5,50 euro) per non parlare dell'aumento del costo di patatine e bibite in lattina nei bar (da 3 a 7 cent. in più per un valore percentuale che varia dal 3,22% al 9,67%) e persino una bottiglietta d'acqua oggi gli costerebbe 60 cent. e non più 1.000 lire (+15,38% ma qui l'aumento è comprensibile, quella è merce rara a Molfetta, ndr). Ciò che è evidente e che molti hanno arrotondato i loro prezzi ai 5 cent (o ai 10cent.) ovviamente in eccesso. Quello che prima costava 1.000 lire ora costa dai 55 ai 60 cent; ciò che costava 2.000 ora costa 1,05 o 1,10 e così via. Mediamente quindi Michele perde a causa dell'aumento dei prezzi una discreta parte di quell'aumento di paghetta settimanale gentilmente concessogli dal padre (il resto è colpa sua) per un valore percentuale più o meno pari a quello della Signora Lina (+6% circa). E' chiaro che ai nostri due amici e a noi di “Quindici” il 2,3% rilevato non può convincere. Probabilmente qualcuno troverà la nostra tecnica di ricerca vistosamente grossolana e incompleta e di questo ne prendiamo atto. Ciò di cui non prendiamo atto è che un'analisi più completa possa portarci a risultati diversi. Anzi la paura è che guardando meglio la situazione possa rivelarsi ancora più preoccupante anche perché, basta ascoltare un po' di opinioni in giro, a Molfetta di Michele e Lina ce ne sono molti. Fabrizio Fusaro
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