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Come nasce un natante da pesca di 20 metri IV parte
15 aprile 2012

In questo capitolo, avendo in quelli precedenti descritto il completamento di tutte le operazioni di preparazione degli elementi fondamentali della costruzione, passiamo alla descrizione relativa alla realizzazione delle ordinate della barca. Quelle che in gergo comune vengono definite costole; infatti, come per il torace di un corpo umano che contiene tutte le parti vitali dell’organismo esse, sullo scafo, riproducono la “forma” delle costole e, come nel corpo umano, costituirà il contenitore di tutti i meccanismi che consentiranno al natante di prendere il mare, navigare e, nel nostro caso, pescare. E’ del tutto ovvio che le ordinate, prese a sé stanti, non dànno l’idea che abbiamo descritto, ma una volta montate in sequenza sulla chiglia (lo vedremo nel corso dei prossimi capitoli), riprodurranno, con sorprendente analogia, lo scheletro del tronco umano. I profili delle ordinate sono ricavati dai disegni realizzati in grandezza naturale sul piano della sala a tracciare (ne abbiamo accennato nel capitolo precedente), dove esse sono rappresentate a metà – foto 1. Quando il profilo viene poi riportato, sempre a grandezza naturale, sul piano di costruzione/assemblaggio - foto 2, esso è disegnato, per simmetria speculare, nella sua interezza. Le linee disegnate del profilo si riferiscono sempre alla geometria esterna dell’ordinata (la parte esposta verso l’esterno, appunto verso il mare), quella che sarà ricoperta dal fasciame; infatti è essenziale che sia il profilo esterno – quello che potremmo chiamare con una semplice immagine, verso il mare - che deve seguire le reali linee costruttive del natante. Questo perché lo scafo ha stabilità e caratteristiche nautiche, in funzione della sua forma di progetto. Vedremo, tuttavia, che anche il profilo interno deve avere una certa rispondenza e precisione di forma, sia per equilibrio di pesi, sia perché, come già detto, nell’interno dello scafo di una barca prendono posto l’apparato motore, i meccanismi ausiliari, i serbatoi del combustibile, le celle frigorifere, nelle quali viene conservato il pescato, gli alloggi dell’equipaggio e tutto quello che non è sistemato al di sopra della coperta. Prima di tutto viene realizzato, con legno leggero (legno compensato, faesite/masonite, ecc.), il profilo di ogni componente dell’ordinata da costruire; profilo che è rilevato dalle linee tracciate in scala 1:1. Nel caso della nostra barca – il cui scafo avrà forme squadrate e non arrotondate come la maggior parte degli scafi dei pescherecci tradizionali, quindi sarà del tipo scivolante (la carena, in navigazione, piuttosto che “spostare” tagliandolo, il fluido - l’acqua di mare - ne …scivolerà dentro, proprio in virtù delle sue forme) le ordinate avranno un profilo ad “angoli”, quindi ogni componente singolo (madiere, staminale, scalmi*) sarà relativamente dritto e si collegherà agli altri componenti nel modo che vedremo in seguito. I diversi componenti di ciascuna ordinata vengono prima disegnati, utilizzando le sagome di cui abbiamo parlato in precedenza**. La sagoma è riportata su tavole di legno dabema spesse circa 70 mm, larghe anche 1000 mm e lunghe anche 6000 mm, che vengono fornite così, con le superfici relativamente lisce, direttamente dalla segheria – foto 3. Mentre mastro Michele disegna, taglia e rifinisce i componenti – foto 4, 5 dell’ordinata, sempre dalle tavole di dabemà, vengono ricavati i bagli (o, come in gergo sono definiti: le catene) – foto 6. Il baglio è una trave, a sezione rettangolare, leggermente arcuata (l’arco del baglio si chiama bolzone; in seguito spiegheremo la ragione di questa “forma” arcuata), che corre da un’estremità all’altra dell’ordinata; è tagliata ed incastrata, con estrema precisione in due scanalature che vengono praticate sulla superficie interna dell’ordinata. La sequenza dei bagli costituisce, come per le travi dei solai delle costruzioni in muratura, l’appoggio sul quale sarà poi costruito il ponte di coperta della barca. I diversi componenti di ciascuna ordinata, prima del loro assemblaggio definitivo, saranno piallati, sulle due superfici strette (un componente di ciascuna ordinata, ha una sezione, grosso modo di un parallelogramma (sorta di rettangolo con due lati paralleli fra loro e due inclinati), con i lati stretti di 70 mm – lo spessore della tavola di azobè dalla quale sono stati ricavati – ed i lati larghi di circa 200 ÷ 250 mm), dando alle superfici strette, non parallele, un angolazione (quartabuono) – foto 7, in funzione della posizione che avrà l’ordinata sullo scafo. Questo fa in modo che quando lo scafo verrà “fasciato” dal rivestimento esterno, appunto il fasciame, quest’ultimo potrà aderire completamente, seguendo le linee di scafo, sulla tutta la superficie stretta dell’ordinata. Nei capitoli seguenti illustreremo l’assemblaggio dei diversi componenti le ordinate ed il loro montaggio e fissaggio sulla chiglia.

Autore: Tommaso Gaudio
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