Colpi mortali al settore primario: agricoltura e pesca in ginocchio
Con molta probabilità l'anno trascorso è stato uno degli anni più difficili per il settore primario in città: languono, infatti, la pesca e l'agricoltura, che ricoprivano fino a poco tempo fa un ruolo di prim'ordine. Il culmine della protesta dei pescatori è stato il mese di giugno, ma il sentore della crisi era nell'aria già da molto tempo a causa del continuo innalzamento del costo del carburante, il gasolio. Tutti possono ricordare la manifestazione tenutasi al Corso in tale occasione e il fermo straordinario di 45 giorni, durante i quali ci si è organizzati con misure straordinarie e si è fatto uso dei sovvenzionamenti del FEP, Fondi Europei per la Pesca. Il 6% di questi, tetto massimo, può essere utilizzato per coprire i costi derivanti da arresto straordinario o arresto definitivo, disarmo delle imbarcazioni. Le conseguenza della crisi sarà una riduzione del 30% della flotta peschereccia, ma questa misura, da sola, non risolverà i problemi. Ai problemi economici si aggiungono anche quelli che minacciano la salute degli stessi pescatori. L'iprite e altri composti chimici derivanti da residui bellici depositati sul fondo del mare, fuoriescono dagli ordigni in quantità sempre più elevate quanto più trascorre il tempo; queste sostanze sono la causa si scottature, congiuntivite,tosse… Per le campagne e gli agricoltori non va molto meglio. Dopo un estate torrida che ha limitato, se non compromesso il raccolto in assenza di irrgazione artificiale, è crollato il prezzo delle olive che attualmente si vendono al massimo a 40€ al quintale e può andare anche peggio con costi che rasentano la trentina di euro. Di qui la scelta di alcuni che hanno deciso di lasciare le olive sugli alberi, non ritenendo conveniente raccoglierle, a causa della costosa e scarsa manodopera. L'anno, che già non era iniziato nel migliore dei modi per questi settori, si chiude anche peggio.