Fedeli al loro motto “ridere, sorridere e, soprattutto, riflettere”, gli attori del Collettivo Dino La Rocca hanno dato l’ennesima prova del loro talento e della loro passione per l’arte teatrale, proponendo la commedia in vernacolo “Mètremonie alla molfètteise”, scritta da Dino Regina per la regia di Giorgio Latino. In un Teatro del Mare (detto anfiteatro di Ponente) gremito da un migliaio di spettatori, hanno portato in scena le divertenti vicende di una famiglia molfettese dei primi anni ‘Sessanta, alle prese con i maneggi per maritare la figlia, non interessata al classico “buon partito”, danaroso ma insipido, bensì determinata ad aspettare un uomo di cui innamorarsi ma che deve scontrarsi con le regole imposte dal padre. Intorno a loro pettegole vicine, il parroco e la madrina di battesimo della giovane. Sarà proprio lei a propone il matrimonio della ragazza con un suo nipote emigrato negli USA, che pare essere il tipo giusto: piace alla ragazza, ha un buon lavoro e tante “pezze” (soldi). Ma nasce un nuovo problema: gli sposi dovrebbero stabilirsi oltre oceano e questa idea è una pugnalata al cuore del padre che non vorrebbe veder partire la figlia. Battibecchi, escamotage, incursioni dei vicini, esilaranti equivoci tra dialetto molfettese e “americano”, la lunga attesa di lettere e notizie tra le due sponde atlantiche, hanno scandito la vicenda sino all’epilogo che, sia pure lieto (i due giovani si sposano e poi daranno alla luce un bel maschietto), lascia un velo di malinconia nel padre che sente fortemente il distacco dalla figlia. Ma il destino è il destino e i figli devono seguire la propria strada. Ottima la performance di tutti gli attori da Giorgio Latino (Michele l’americano, padre dello sposo), che non ha bisogno di presentazioni, a Donato de Bari (il sagrestano Pachiocchie), capace di recitare anche solo con i gesti, da Maria De Trizio (Lèlina) ed Elisabetta De Trizio (Frasiodde), le pettegole e curiose vicine di casa, a Isa Sgherza (Cècchine) la zia materna dello sposo, da Mena Pischettola (Miètta, la madre dello sposo) a Franco La Rocca (il parroco Don Ciccillo), da Antonio Giovine (Vito, lo sposo) a Iolanda La Rocca (Cèlsine, la sposa): perfettamente calati ciascuno nel proprio ruolo, risultando perfettamente convincenti. E poi le eccezionali performance di Caterina Tattoli (Nocchèlle, la “commara” di Battesimo e intrigante “sensale” del matrimonio) e Mariella Facchini (Sabèlline, madre della sposa), due autentiche “deus ex machina” della vicenda, nonché di Giovanni Saltarelli (Seppèndònie, padre della sposa), il quale ha magistralmente reso gli affanni del padre diviso tra il desiderio di vedere accasata la figlia, il timore delle malelingue (che lo porta a tenere la ragazza chiusa in casa e a farla uscire solo in compagnia della madre), il dolore di vederla partire per “l’America” e di poter conoscere il nipotino solo grazie a una fotografia. Una commedia leggera e spensierata che ha messo in luce i cambiamenti avvenuti nelle famiglie e nella società, nelle condizioni e nelle aspirazioni femminili (Vito non vuole una moglie americana, perché troppo “alla moda”, indossano minigonne e pantaloni, lavorano come e con gli uomini mentre Cèlzine trascorre il suo tempo in casa, a ricamarsi il corredo e ha come unico obiettivo il matrimonio). Una vera ovazione ha accolto l’esibizione di cinque, talentuosissimi, performer di ArteInScena, ossia Giuseppe Catalano, Marco d’Agostino, Paola Mastropasqua, Raffaella Rafanelli e Renato Taranto, che hanno proposto “I Promessi Sposi in Dieci Minuti”, una esilarante parodia degli Oblovion, che hanno ripercorso il capolavoro manzoniano sostituendo i testi di alcuni famosi brani di musica leggera con la narrazione del romanzo per eccellenza, che sono riusciti a incollare gli spettatori al loro posto anche durante l’intervallo. Lo spettacolo è stato anche trasmesso in streaming a cura dell’Associazione Molfettesi nel Mondo. Il Collettivo Dino La Rocca, infatti, da anni collabora con il sodalizio proponendo una serata di spensieratezza e allegria con i suoni del nostro dialetto nel corso dell’annuale convegno, giunto quest’anno alla 43ª edizione. Quest’anno l’evento teatrale ha assunto ancora maggiore importanza poiché, come ha sottolineato la presidente dell’Associazione Molfettesi nel Mondo Angela Amato, il convegno è stato dedicato proprio al nostro dialetto (l’emblematico titolo è “La Médonne t’acchembégne”), che è oggetto di studio presso Università internazionali (ad esempio, l’Università di Zurigo). Tra l’altro è spesso l’unica maniera di rapportarsi con tanti emigrati e molfettesi di terza o quarta generazione che, generalmente, conoscono la lingua della terra d’adozione e il dialetto molfettese. Il sindaco Tommaso Minervini, nel suo intervento ha tenuto a sottolineare l’importanza dello stretto legame tra le celebrazioni per la Compatrona Maria Santissima dei Martiri e il Convegno dei Molfettesi nel Mondo; eventi che, secondo il primo cittadino, segnano i ritmi della vita collettiva. In questi momenti tutti i molfettesi, ovunque si trovino nel mondo, ricordano più o meno consapevolmente che sono i giorni della festa patronale. Alla loro memoria si riaffacciano gli usi, i riti, le tradizioni di quando erano bambini, le volte in cui sono tornati a Molfetta, rinverdendo il senso di appartenenza alla comunità. Tommaso Minervini ha esortato tutti, in particolare i giovani, a inseguire i propri sogni, la volontà di andare oltre, di recarsi altrove per studio, lavoro, carriera ma non dimenticare mai l’appartenenza e le radici, poiché senza identità si diventa una massa indistinta. Giorgio Latino ha tenuto a ricordare quando, esattamente 43 anni fa, il Collettivo Dino La Rocca, che nel 2024 celebra il suo cinquantesimo compleanno, ha compiuto la prima tournee in America e lo ha fatto proprio con l’Associazione Molfettesi nel Mondo. Il regista e attore ha voluto dedicare agli spettatori, autentica forza del gruppo teatrale, il riconoscimento conferito dalla Federazione Italiana Teatro al Collettivo per l’attività che «da 50 anni è volta a promuovere la cultura del teatro con passione competenza e dedizione». La magica serata ha avuto due ospiti d’eccezione, Piero De Lucia e Lucia Coppola, volti noti del Mudu televisivo oltre che brillanti attori e patron di una propria compagnia teatrale. I due attori avrebbero dovuto consegnare il Premio “Cultura al Quadrato”, che il Collettivo ha assegnato a due protagonisti della musica colta: il soprano Luisella De Pietro e il tenore Leonardo Gramegna, i quali però a causa di problemi logistici non sono giunti in tempo. Il riconoscimento, dunque, sarà consegnato loro nel corso del concerto che terranno l’11 settembre, a conclusione del Convegno Molfettesi nel Mondo. © Riproduzione riservata
Autore: Isabella de Pinto