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“CITTA’ AD ALTO LIVELLO DI ILLEGALITA’ E BASSO SENSO CIVICO” (Giovanni Infante, consigliere comunale dell’opposizione di sinistra - Rifondazione comunista, Più di così)
15 ottobre 2024

1 - La frequentazione, non si sa quanto occasionale, da parte di giovani criminali baresi dei locali della litoranea molfettese e del tragico evento che ha visto l’omicidio di una giovane donna per motivi apparentemente banali (la banalità del male che sembra permeare sempre l’epilogo di queste vicende), pone il dubbio circa il fatto che ci siano dei collegamenti a livello locale che possano esprimere un salto di qualità della manovalanza locale. Finora il problema della sicurezza a livello locale si è espressa in danneggiamenti, roghi di auto, spaccio di sostanze stupefacenti. In un controllo del territorio che utilizza nel cuore della notte fuochi pirotecnici come segnale spurio e metacomunicativo. Gli eventi della notte di San Silvestro hanno rappresentato l’apice di questi fenomeni reiterati nel corso di questi anni. Poi abbiamo avuto un omicidio collegato allo spaccio ed è stato evidente a tutti quello che stava succedendo in città e che i più avveduti già avevano subodorato. La recente rapina con bombe alla BNL in pieno centro è un segnale che a Molfetta si può, nel cuore della notte ed in un posto in cui raggiugere le vie di fuga in periferia è complicato, fare di tutto ed impunemente. E pone in essere il controllo del territorio da parte delle autorità anche con la videosorveglianza. Vi sono insomma comportamenti illegali a vario livello. Di solito si enfatizza negativamente il comportamento di chi attraversa la città con bici elettriche percorrendo contromano strade pedonali. E su quelle biciclette si può anche immaginare che viaggi altro. Con una capacità interdittiva da parte delle forze dell’ordine vicino allo zero. Vi è l’occupazione di suolo pubblico contro ogni normativa da parte di esercizi, ben oltre lo spazio che potrebbero occupare, con sanzioni amministrative che spesso non vengono neanche comminate. È illegale anche l’abbandono in strada o nell’agro dei rifiuti. Ed anche in questo ambito la capacità sanzionatoria degli enti preposta appare disarmata. Insomma, la nostra appare una città con un livello di illegalità alto e soprattutto con un senso civico medio della popolazione che la favorisce, bassissimo. Condizionato anche da una povertà materiale e culturale in alcune sacche di popolazione. In ultimo il ritirarsi di agenzie educative che un tempo operavano sul territorio (vedi le parrocchie con gli oratori), lo svuotamento progressivo del ruolo educativo della scuola, hanno concorso a ridurre i presidi contro il degrado socio- culturale che rappresenta l’humus per il proliferare di comportamenti illegali. 2 - Il contrasto della criminalità sul territorio è in primo luogo compito delle forze dell’ordine e della magistratura oltre che degli organi istituzionali preposti. Se quindi il procuratore in questione ha definito Molfetta terra di mafia, mi dispiace come cittadino, che lo abbia fatto in un convegno del Rotary e non nelle sedi istituzionali preposte e facendone edotta tutta la comunità (e non solo il consesso rotariano intervenuto in quella circostanza). Posso aggiungere che se Molfetta è terra di mafia, forse, sempre come cittadino mi sarei aspettato da parte della magistratura, l’applicazione del criterio valorizzato nelle indagini dai giudici Falcone e Borsellino, e cioè “follow the money” (seguire i soldi, ndr), per conoscere i flussi di denaro che attraversano la città. Da dove vengono, dove vanno i soldi (in parte è sotto gli occhi di tutti), chi sono i manovratori. Parafrasando il Pasolini di Scritti corsari, si potrebbe dire “Io so, ma non ho le prove”. In realtà a queste affermazioni nette, non sembra che siano eseguiti da parte della magistratura atti conseguenziali. Poi ci sono i reati dei colletti bianchi, collegati sempre a quello che si muove in città. Ma proprio su questi reati dei colletti bianchi che dovrebbe essere il punto su cui far più luce per capire cosa è diventata questa città, di solito c’è più ombra anche da parte della stampa locale. Pecunia non olet (il denaro non ha odore, ndr), alla fine. Da qualsiasi parte provenga. Con tacito assenso di quasi tutti. Politica, professionisti e gran parte della cittadinanza. 3 - Il sindaco ha preferito gestire la spinosa questione dell’ordine pubblico sempre e solo, quando lo ha fatto, con la interlocuzione del Prefetto e degli organismi quale il Comitato dell’ordine pubblico provinciale. Queste interlocuzioni da un lato, hanno goduto di un terminale istituzionale che avrebbe dovuto orientare già degli atti adeguati, ma che purtroppo non si sono tradotti in pratiche concrete che permettessero, prima dei fatti dello scorso Capodanno, di mettere in sicurezza quel pezzo di città. Ed a maggior ragione dopo gli ultimi eventi, che hanno visto protagonisti individui molto giovani ma già noti alle forze dell’ordine, si è dimostrato che forse, al di là delle parole di circostanza, non c’è stata una valutazione adeguata al grado di pericolosità di questi personaggi da parte delle autorità preposte alla sicurezza a livello provinciale. Una altra responsabilità diretta che ascriviamo come gruppo di RC a questa amministrazione nella figura del sindaco e dell’assessore preposto, è quella di non aver mai aperto, nonostante i tentativi messi in atto dalle opposizioni, ad una convocazione del comitato di monitoraggio dei fenomeni delinquenziali. Ed in quella mancata convocazione non si può non riconoscere anche il ruolo inattivo del presidente del consiglio comunale Robert Amato che inizialmente, dopo il voto in aula con il quale il consiglio si è pronunciato per la riattivazione di questo comitato e dopo aver espresso i due rappresentanti del consiglio comunale di maggioranza e di opposizione, non si è sicuramente speso per attivare le procedure per completare con speditezza e rispettando il regolamento che, peraltro, definisce le modalità con cui i rappresentanti del comitato devono essere eletti. Ad oggi i componenti del comitato della società civile, delle associazioni e gli altri portatori di interesse non sono stati ancora reclutati. E di conseguenza il comitato non è stato mai convocato anche perché, non è stato mai insediato. Addirittura abbiamo dovuto leggere all’indomani dei fatti di San Silvestro, mentre ancora scorrevano nei TG nazionali le immagini di repertorio di quella notte, il comunicato dell’assessore Minuto che in data 2/01/24, vantava, mettendo a mio parere in ulteriore imbarazzo la posizione del sindaco Minervini, di aver ottenuto (quindi con suo merito ed a che titolo) e non si capisce da chi (dal comando di compagnia?, dal Prefetto?, direttamente dal Ministero degli interni?), 7 nuove unità di carabinieri, assegnati alla stazione di Molfetta. Tra l’altro manca il riscontro che poi la cosa si sia in realtà realizzata. Tornando al CMDFD, l’approccio al problema sicurezza coinvolgendo questo strumento che è riconosciuto dallo statuto comunale, e lo abbiamo suggerito più volte sia al sindaco che al presidente Robert Amato, avrebbe permesso di non far prevalere quale unico punto di vista, sia nella analisi del fenomeno e sia quale soluzione, quello meramente securitario. La convocazione regolare del CMDFD avrebbe accreditato questo strumento, che non ha comunque capacità decisionale, (rimanendo le decisioni finali sulla sicurezza appannaggio delle forze dell’ordine e del Prefetto), come uno strumento indispensabile alla comunità per prendere coscienza del fenomeno, per mezzo del quale capire, conoscere, classificare, creare statistiche, conoscere le concause economiche, sociali, culturali, urbanistiche del fenomeno. E che avrebbe permesso una conoscenza a 360 gradi del fenomeno. E tutto coinvolgendo i quartieri, le associazioni, i commercianti, i portatori di interesse. Facendo emergere il contesto variegato e complesso che sottende queste dinamiche sul territorio, avrebbe in realtà aiutato il sindaco e la amministrazione nel prendere decisioni, diluendo la pressione e la responsabilità per le decisioni con la comunità tutta, pronta a farsi carico del problema. Per onestà intellettuale va detto che se esistono degli ambiti specifici per cui la responsabilità di questa amministrazione non può essere taciuta, è anche vero che non è responsabile di tutte le 12 piaghe d’Egitto che attanagliano questa città. La situazione attuale configura il risultato di molti lustri di decantazione di situazioni sociali, economiche, educative, culturali di cui la politica cittadina e la società, non si è fatta carico o si è fatta carico solo parzialmente. Questa amministrazione è però colpevole di non aver compreso che questo strumento, il CMDFM, avrebbe permesso di sollecitare uomini e cittadini di buona volontà allo scopo di collaborare al di là delle diverse appartenenze politiche attivando tutti gli strumenti per fornire delle risposte praticabili. Tra l’altro in un contesto demografico ed occupazionale che anche per le prospettive politiche locali, nazionali ed internazionali, si presenta fosco per il SUD Italia. 4 - Il comunicato stampa del sindaco all’ indomani degli eventi di piazza Vittorio Emanuele, e presente sul sito del Comune di Molfetta , è un vero e proprio atto di accusa contro se stesso ed una amministrazione che, pur essendo a conoscenza di tanti elementi utili a prevedere quello che sarebbe successo e di conseguenza, concertare le necessarie contromisure, predisponendo un sistema integrato di sorveglianza aggiuntiva e supplementare, attraverso la attivazione degli enti preposti, rimane, invece, nei giorni precedenti al 31/12 /23, quando si sarebbe dovuto programmare gli interventi suddetti, sostanzialmente inerte. E’ chiaro che la responsabilità di questa sottovalutazione, è del sindaco e di tutta la sua amministrazione. In primis la responsabilità oggettiva dell’accaduto è di chi era titolare della delega alla sicurezza e avrebbe dovuto predisporre le adeguate misure di presidio e di contrasto alle attività di microcriminalità e violazione dell’ordine pubblico sul territorio. All’epoca dei fatti, mi è dispiaciuto umanamente coinvolgere l’assessore Roselli. Ma giudicando il ruolo politico da lei rivestito e cioè quello di assessore con delega alla sicurezza, riteniamo che, alla luce degli accadimenti del 31/12 notte, avrebbe dovuto avere la delicatezza politica ed istituzionale di rimettere almeno la delega alla sicurezza nelle mani del sindaco. Cosa che non è avvenuta. Perché’ è noto e palese a tutti che gli equilibri di ruoli politici di questa strana ed anomala amministrazione, che tiene insieme pezzi di Destra, centro, sinistra e leghismo, con il collante di un civismo virtuoso (secondo il sindaco) e che oggettivamente virtuoso non è affatto (e qui ci sono i semi del danno politico ereditati da Emiliano). Questi equilibri nell’ambito della amministrazione, sono precari e basterebbe spostare una sola tessera per fare franare politicamente tutta la alleanza amministrativa di cui Tommaso Minervini è artefice. Dico il sindaco artefice con il supporto di uomini forti che sono ora alla Regione e con quelli che ambiscono ad andarvi. Al di là di quello che scrivono i tanti trombettieri della stampa locale al servizio della maggioranza millantando aggregazioni di gruppi politici che assomigliano più al contarsi prima del redde rationem (rendere conto, ndr) che ha per scadenza le prossime regionali. Quindi alla domanda postami la risposta è che politicamente non è cambiato nulla perché nulla poteva cambiare viste poi le condizioni politiche che ad un certo punto si sono create con alcuni consiglieri della maggioranza che sono prima usciti e poi rientrati. Quindi il problema delle sliding door (porta scorrevole, ndr) in maggioranza è un altro elemento che su un argomento come la sicurezza, è stato condizionante in termini sfavorevoli. 5 - Fino dall’inizio di questa consigliatura, come partito, abbiamo voluto richiamare l’attenzione della cittadinanza e della amministrazione, non solo sul parlare di sicurezza, in considerazione degli eventi di cronaca, ma di mettere in atto comportamenti individuali e collettivi per fare sicurezza. Delegare la gestione del fatto finora, da parte della amministrazione, alle sole forze dell’ordine statali o alla magistratura inquirente, non ha contribuito in questi mesi ad alleggerire la presa della microcriminalità e della illegalità sulla nostra collettività e per una politica di prevenzione e di contrasto alla illegalità, attivandosi a rimuovere e a prevenire sacche di degrado materiale, culturale e sociale che fanno da humus alla microcriminalità in alcune zone della città. La proposta che voglio fare con le altre opposizioni nel chiedere l’impegno della amministrazione a definire una road map (piano strategico, ndr) che attui progressivamente i punti che vado ad elencare. a) E’ necessario attivare un processo partecipativo, attraverso il coinvolgimento delle giovani generazioni, delle scuole del territorio a cui afferiscono i ragazzi maggiormente a rischio di ed ai margine delle sacche di illegalità. E’ necessario coinvolgere le associazioni culturali e sportive, il ruolo dei sindacati, le parrocchie e le agenzie educative, per la programmazione di attività formative al lavoro e di prevenzione del disagio giovanile e della delinquenza ambientale, attraverso il riconoscimento mediato da una corretta analisi socio-economica delle concause del fenomeno. Una cosa da aggiungere che tra i numerosi progetti che l’Assessorato alla socialità appronta nel piano triennale di zona per le varie fasce di età, ciò che manca, è proprio una proposta alla fascia tra i 15 e 18 anni, quella che appare maggiormente coinvolta e a rischio e che richiede una progettazione multidisciplinare. b) La cittadinanza è sostanzialmente coinvolta quale astante innocente negli accadimenti. Manca la loro interlocuzione fattiva con la amministrazione comunale, il punto di vista dato dalla osservazione giornaliera del territorio e di come le criticità si dipanano. Creare dei momenti di interlocuzione con la cittadinanza coinvolta, attraverso la messa a disposizione di spazi di aggregazioni per i residenti delle zone satelliti di piazza Vittorio Emanuele o per le zone più critiche per comportamenti illegali e per la attivazione dei comitati di quartiere pronti ad interloquire con l’amministrazione ed il consiglio comunale, sarebbe utile per affrontare il problema. c) Abbiamo osservato, che gran parte dei problemi di ordine pubblico nella zona di Piazza Vittorio Emanuele, si sono progressivamente amplificati con il trasferimento del comando della Polizia municipale nella zona di nuovo insediamento. Si aggiunga la crisi del commercio in città. Prenda atto la amministrazione, che il DUC (Distretti urbani commercio, ndr) esclude tanta parte della città a Ponente e soprattutto molte zone che già negli anni passati come oggi sono diventate palcoscenico di attività delinquenziali quando non più propriamente piazze di spaccio. Zone cioè sottratte alla giurisdizione dello Stato. Il commercio di prossimità particolarmente utile in questi quartieri e va promosso ed incentivato con adeguate scelte di politica commerciale. E difeso facendo sicurezza. Allo stesso tempo va disincentivata la apertura di Open 24 che proliferano in tutte le zone della città senza che nessuno sia capace di porre mano ad un regolamento che ne renda difficile la proliferazione. Anche nella zona di pregio della città a Corso Dante non si è trovato il bandolo legale per bloccare la apertura di 3 Open 24 in 50 metri. Posti che solitamente diventano la base operativa delle suddette gang di microcriminalità. d) Sullo stesso piano l’amministrazione dovrebbe impegnarsi a contrastare con provvedimenti adeguati il fenomeno il gioco d’azzardo, la ludopatia e il proliferare delle sale da gioco rifugio sempre più privilegiato di minori a rischio devianza e soggetti sociopatici e che si associano spesso a contesti in cui allignano allo stesso tempo povertà anche culturale e illegalità. In questa prospettiva sarebbe auspicabile un intervento deciso da parte dell’amministrazione del sindaco nel premiare i bar, le tabaccherie che rifiutano di installare e decidono di dismettere apparecchi di videopoker, slot machine e simili, dimezzando le tasse comunali. Un’iniziativa in tal senso è stata già avviata in via sperimentale dal Comune di Ruvo nel luglio 2022 col dimezzamento della tassa sui rifiuti per i contribuenti aderenti a questa iniziativa. E considerate che a Molfetta la stima fatta dei soldi consumati in gratta e vinci ed azzardo è di molti milioni di euro. Denaro che solo in parte rientra nella disponibilità dello stato “biscazziere” ma che finisce in larga parte ad alimentare giocate clandestine. E soprattutto mina in taluni, quella relazione che deve essere chiara tra il lavoro ed il reddito, facendo intendere ai più sprovveduti che si possa campare senza lavorare o aspettando di essere baciati dalla fortuna. e) Individuare le modalità per un presidio stabile nella piazza da parte della Polizia municipale anche allestendo una sede distaccata e riferendo al consiglio comunale circa le azioni intraprese. Aspettiamo da anni la istituzione del vigile di quartiere che può fare molto di più del sedicente controllo di vicinato proposto da taluni che sembra la riproposizione delle ronde leghiste di cui proprio non abbiamo bisogno. Riconoscere che non c’è stato atto più inutile di spendere soldi per armare i vigili urbani (e “Quindici” lo ha sempre sostenuto fin dall’inizio, ndr). f) Attivare tutte le procedure necessarie per la convocazione più rapida possibile del Comitato per il monitoraggio dei fenomeni delinquenziali entro il mese di ottobre 2024, coinvolgendo tutti gli attori e portatori di interesse. g) Non ci sfugge che il degrado urbanistico delle zone prese in considerazione, peraltro a rischio di spopolamento sia per il calo demografico che il trasferimento in periferia di molti abitanti reso possibile dal grande numero di vani costruiti per realizzare fino alle estreme conseguenze un PRG non tarato per la involuzione demografica della città. Promuovere in tempi brevi, un percorso di progettazione partecipata per la riqualificazione dell’area di piazza Vittorio Emanuele, piazza San Michele, Sotto a La porta, con il coinvolgimento di tutte le forze politiche presenti in consiglio comunale, quale contributo alla rigenerazione urbana in attuazione della legge regionale 20/01/2008 e s.m.i. “Norme per la rigenerazione urbana” per il miglioramento delle condizioni urbanistiche abitative, sociali, economiche ambientali, infrastrutturali culturali dell’aria in coerenza con quanto previsto dai Pums (Piano urbano della mobilità sostenibile, ndr) e dal Piano di commercio. © Riproduzione riservata

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