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Centrosinistra un cantiere da limare nella giungla delle alleanze
15 settembre 2011

Per ora è un cantiere, quello del centrosinistra a Molfetta. Da più di un anno. I lavori sono in corso, l’alternativa al governo personalistico del sindaco senatore Pdl Antonio Azzollini non ha ancora assunto una sembianza compiuta di programmi e intenti. Soprattutto di alleanze politiche. Ideale e propositivo l’impianto di partenza: creare spazi di agibilità democratica, rianimare il dibattito socio-politico, annullare i particolarismi e lo scollamento tra i partiti, tornare nelle strade per riallacciare il rapporto con la cittadinanza, puntare sul ripristino della legalità e sulle reali necessità della città. Questa la summa delineata da Antonello Zaza (Prc), Silvio Salvemini (Sel) e Giovanni Abbattista (Pd) nel secondo incontro della XII Festa di Liberazione, «L’alternativa per Molfetta. A che punto è il cantiere del centrosinistra». Una linea di massima, cui manca il salto di qualità per affrontare a viso aperto un governo di centrodestra che non sa, o non vuole, rispondere alla città. Faticoso comporre il puzzle di questo cantiere tutto ancora in corso. Ostico rinunciare a una fetta della propria ideologia partitica che, per quanto forte e impostata possa essere, dovrebbe orientarsi al bene della città: perciò, la rinuncia come primo passo per uscire dalle stanze di partito, coinvolgere i cittadini e creare una coalizione compatta e vincente. Fino a quando si resterà arroccati nella propria torre d’avorio, arrovellati tra calcoli algebrici e ideologici, l’alternativa resterà un cantiere lasciando campo libero al centrodestra. Infatti, il vero limite del centrosinistra è se stesso: l’autoreferenzialità e le divisioni hanno permesso alla coalizione azzolliniana di vincere le elezioni comunali del 2008. Quale centrosinistra? Quello classico: Partito Democratico, Sinistra Ecologia e Libertà, Partito della Rifondazione Comunista (e varie future liste civiche). Con una “prudente” apertura a movimenti e associazioni della società civile, che non devono trasformarsi in arma di “ricatto politico”: tipo, «io o loro». Quali altri «loro»? L’opposizione a Molfetta ha anche i colori dell’Udc, costretto ad agire all’esterno dell’aula consiliare da quasi un anno e mezzo. Nonostante i 2 seggi conquistati alle amministrative del 2008, l’Udc non ha più rappresentati in Consiglio comunale per l’espulsione dal partito dei consiglieri Carmela Minuto e Francesco Mangiarano (sostituto di Pino Amato, sospeso dalle attività politiche per le note vicende di cronaca dello scorso anno), passati ex abrupto nelle file azzolliniane. Possibile pensare a una grande coalizione? Non è un mistero, l’Udc può esserne il quarto componente, ma a quanto pare il candidato sindaco non dovrà essere Zaza, il cui discorso nell’incontro «L’alternativa per Molfetta. A che punto è il cantiere del centrosinistra» ha lasciato però intuire una sua (auto)candidatura a sindaco per le prossime elezioni. Insomma, una pseudo-ufficializzazione. Quadro politico non facile. L’Udc, probabile ago della bilancia alle prossime amministrative, potrebbe anche concorrere con Futuro e Libertà e Mpa come Terzo Polo, nominando un proprio candidato sindaco, e in un ballottaggio orientare il voto dei suoi elettori. Oppure entrare nella coalizione di centrodestra, solo se il candidato sindaco non fosse una figurina-ombra di Azzollini. Da valutare la posizione di Fli e del nascente Idv a Molfetta. Vari pesi, troppe misure: le alleanze si formano anche sui valori, non solo sui numeri e sull’antiazzollinismo. Necessario scegliere. Rinunciare all’Udc con l’ombra di una possibile sconfitta. O puntare su Zaza, escludendo l’Udc. Secondo indiscrezioni, una parte del centrosinistra vorrebbe ripetere a Molfetta la primavera politica di Guglielmo Minervini della seconda metà degli anni ’90. Le condizioni sono, però, diverse. Minervini, oggi assessore regionale Pd alle Infrastrutture Strategiche e Mobilità, eletto sindaco nel 1994 a 33 anni, era l’homo novus, sconosciuto alla politica, ma conosciuto dai cittadini perché impegnato nella pedagogia, nel pacifismo e nel cattolicesimo democratico. Zaza, invece, a soli 33 anni è un volto della politica molfettese, già candidato sindaco alle amministrative del 2008 con la Sinistra Arcobaleno, in cui raggiunse il 7,71% (poi dimessosi dal consiglio per l’incompatibilità con l’assessorato alla Solidarietà Sociale della Provincia). Escluso dalla lotta per lo scranno comunale (concorsero al ballottaggio Mino Salvemini e Azzollini), lasciò ampia libertà di voto ai suoi elettori: per alcuni un errore politico, che avrebbe favorito la vittoria di Azzollini e del centrodestra. Inoltre, è difficile che Molfetta possa passare da un sindaco di centrodestra a uno di estrema sinistra. Queste solo ipotesi e prospettive futuribili: i giochi delle alleanze politiche sono tutti da definire. Alternativa credibile per i cittadini? Da un anno si gira intorno ai problemi cittadini e politici, senza affrontarli in modo concreto: così si tiene in piedi il centrodestra. Perché non si svolgono le primarie? Si scioglierebbero tutti i nodi. O si temono risultati non programmati? Eppure, proprio le primarie hanno permesso a de Magistris a Napoli e Pisapia a Milano di vincere le elezioni amministrative. Per vincere e fermare vassalli e valvassori del Pdl bisogna dimenticare la politica mediocre e parolaia degli anni passati, priva di strategie e dialogo con i cittadini, ormai chiusi nel silenzio asfittico e nell’apatia politica. Ad esempio, per l’inchiesta «Mani sulla città» qual è stata la risposta del centrosinistra, oltre alle condanne verbali? Perché non si è costituita parte civile, aprendo così la questione morale? Perché i cittadini non hanno reagito, come accaduto a Parma, ma hanno preferito barricarsi in casa? Non è con riunioni, incontri e conferenze, nemmeno con ammucchiate di sigle o movimenti - che potrebbero strozzare la gola alla compagine rendendo ingovernabile la città - che si può ottenere credibilità. Partire dalla strada, fare il “porta a porta”, puntare sul rinnovamento, sulla coerenza politica e su una gestione diversa del potere pubblico, avere programmi seri e realizzabili sulle reali necessità della cittadinanza: un primo passo per partire, evitando “buche pericolose” che potrebbero sfasciare la minestra ancor prima di cucinarla.

Autore: Marcello la Forgia
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