Centro-sinistra e il candidato sindaco
Caro direttore,
sull'ultimo numero di Quindici ho letto una dichiarazione attribuita a Mino Salvemini, segretario cittadino dei DS, che mi ha lasciato molto perplesso. Non voglio entrare nel merito di un'impostazione del dibattito, a mio parere errata, che risolve ogni cosa riduttivamente nella ricerca del candidato sindaco, senza esprimersi sulle idee e sui programmi. Eppure a Molfetta da discutere ci sarebbe tanto, c'è una fitta agenda di questioni da affrontare, basti pensare al problema dell'impianto di cdr e della centrale termoelettrica, alla salvaguardia del territorio ormai gravemente compromesso, allo spreco del pubblico denaro (la piazzeta dei puffi docet), per non citare che qualche tema tra i tanti all'ordine del giorno, e sempre a mio parere, come è già accaduto per il '94, al dibattito dovrebbe poter partecipare il maggior numero di cittadini, perché si tratta del futuro della città e del destino delle sue risorse. La dichiarazione di Mino Salvemini mi sembra che si muova in questa direzione riduttiva e aggiunge ulteriori elementi di perplessità in chi come me milita nel centro sinistra, giacché suggerisce di aprire le porte ai “singoli delusi da Tommaso Minervini”, proponendo che “la scelta del candidato sindaco dovrà avvenire in un contesto e con modalità permeate da questo spirito”. Se non interpreto male, significa che il cemento della futura coalizione non sarà costituito da idee chiare e programmi definiti, ma da un generico (e sempre mutevole) sentimento anti Tommaso Minervini, attraverso il quale ognuno ci fa passare quello che vuole, senza troppo badare alle compatibilità ideali, politiche e programmatiche. Di conseguenza la scelta del candidato sindaco può ricadere su un “deluso” e il gioco è fatto, giacché la futura coalizione ha il crisma della santa alleanza. Mi auguro di interpretare male, ma se così non fosse, non ci si può che sentire delusi, fin d'ora. Ti saluto cordialmente.
Arcangelo Ficco