Centrodestra ancora sconfitto in Consiglio Comunale
MOLFETTA – 16.3.2006
Quasi otto ore di Consiglio Comunale non sono bastate alla maggioranza di centrodestra che amministra la città per approvare, nella serata di ieri, almeno uno dei 27 punti posti all'ordine del giorno dal Presidente del Consiglio, Leo Petruzzella. E così la seduta della massima assise cittadina, iniziata con oltre due ore di ritardo e terminata ben oltre le tre di notte, è stata praticamente inutile ed ha confermato ancora una volta, laddove ve ne fosse bisogno, che ormai questa amministrazione non è più nelle condizioni di governare. E' un vero e proprio “accanimento terapeutico” ingiustificato quello perpetrato da chi continua a tenere in piedi la giunta targata Tommaso Minervini non rendendosi conto del fatto che essa è di fatto impossibilitata ad esercitare il suo ruolo dal momento che non gode più della fiducia della sua coalizione. Sarebbe davvero ora, dopo quasi otto mesi di fibrillazioni continue che hanno determinato questa situazione di paralisi, che qualcuno dimostrasse di avere un po' di coraggio e si assumesse la responsabilità di “staccare la spina” ponendo fine alla lenta agonia di questa esperienza amministrativa che sta terminando nel più inglorioso dei modi, continuando ad offrire, in Consiglio Comunale e cioè nel luogo istituzionale più alto della nostra città, spettacoli ai limiti della decenza.
Ma andiamo con ordine.
La massima assise cittadina era stata convocata con urgenza per continuare i lavori consiliari interrotti, per mancanza del numero legale, nella precedente seduta e per licenziare delicati provvedimenti in materia edilizia. Tra questi sicuramente il più atteso era l'adozione del progetto del comparto n. 21, relativa all'autoporto, una infrastruttura logistica (fortemente voluta da Forza Italia e dal sen. Antonio Azzollini, in particolare) a servizio del nuovo porto commerciale che dovrebbe sorgere nelle vicinanza di quest'ultimo.
Sull'ordine dei lavori, però, si è aperta subito una lunga battaglia con il centrodestra fermamente intenzionato a rispettare l'elenco prefissato ed a votare subito il comparto 21 posto come primo punto, e le opposizioni che, invece, chiedevano una inversione al fine di affrontare prima altri provvedimenti in materia urbanistica. Posta in votazione questa richiesta avanzata dal capogruppo della Margherita, Nino Sallustio, la maggioranza subiva subito il primo smacco dal momento che sedici consiglieri comunali la sostenevano (tutto il centrosinistra, assieme al consigliere di Molfetta che Volgiamo, Leonardo Siragusa, a quello socialista, Nicola Piergiovanni, al consigliere di Città per Tutti, Benito Cimillo ed ai due consiglieri repubblicani, De Gennaro e Balestra) mentre in quattordici, nel centrodestra (compresa Carmela Minuto dell'Udc, che sembra si stia nuovamente riavvicinando alle posizioni di Forza Italia nonostante le polemiche delle ultime settimane con il sen. Antonio Azzollini), votavano contro l'inversione. Quando sembrava tutto deciso, il Presidente del Consiglio faceva rilevare, su segnalazione degli uffici, che ai sensi di una norma del regolamento (mai applicata fino ad allora, stando alle dichiarazioni dei consiglieri di minoranza) l'inversione dell'ordine del giorno non poteva essere disposta in quanto non era stata approvata, come previsto, dai due terzi dell'assemblea. Quindi nulla da fare, le opposizioni avevano dimostrato comunque di essere nelle condizioni di mettere in minoranza il centrodestra ma l'ordine del giorno non poteva essere mutato. A questo punto i consiglieri di centrosinistra, chiaramente spiazzati da questa inattesa situazione che faceva saltare una strategia evidentemente concordata, chiedevano una sospensione di un'ora per decidere il da farsi. Al rientro la prima novità di rilievo era rappresentata dall'assenza dei due consiglieri repubblicani che dimostravano così di non essere interessati a sostenere ed a votare il provvedimento fortemente voluto da Forza Italia (occorre anche dire che, nei corridoi del Consiglio Comunale, si raccontava di un acceso diverbio, avvenuto poco prima, tra l'ex assessore dell'Edera, Pietro Uva, e il segretario “azzurro”, Antonio Camporeale). A quel punto iniziava un approfondito e serrato confronto sul procedimento amministrativo che aveva portato quel provvedimento in Aula: l'opposizione rilevava che, sostanzialmente, si trattava di una variante al Piano Regolatore del Porto che, come noto, non è stato ancora definitivamente approvato dalla Regione e che quindi è ancora soggetto alle osservazioni ed alle prescrizioni di quest'ultima. Per tale ragione il centrosinistra chiedeva un rinvio (anche solo di qualche giorno) per approfondire la questione, mentre Forza Italia, per bocca del consigliere comunale Giusi de Bari e dell'assessore al ramo Antonio Camporeale, ribatteva rivendicando la correttezza di tutto l'iter. Alla fine, ancora una volta, a risolvere il tutto, dopo ore di discussione improduttiva, interveniva il sindaco, Tommaso Minervini, fino a quel momento rimasto assolutamente silente (ma visibilmente teso). Ed ancora una volta il primo cittadino dimostrava la sua ormai incolmabile distanza con il partito principale della Casa delle Libertà. Il sindaco, infatti, ribadiva l'opportunità dell'adozione di quel comparto ma sottolineava che effettivamente il procedimento amministrativo non poteva considerarsi assolutamente perfezionato dal momento che mancava un dettaglio e cioè una dichiarazione di asseveramento da parte dell'ingegnere capo del Comune. Per questa ragione proponeva un rinvio, come richiesto dalle opposizioni, di pochi giorni, per concludere l'iter amministrativo e mettere al riparo tutto il provvedimento da eventuali vizi di legittimità.
Vista la situazione di assoluto pareggio venutasi a creare in Aula (quattordici i consiglieri di maggioranza, quattordici quelli di opposizione), il voto del sindaco sarebbe stato determinante nel caso in cui la proposta di rinvio fosse stata messa ai voti e così, obtorto collo e senza celare tutta la loro contrarietà e delusione, i consiglieri di Forza Italia erano costretti ad accettare questa decisione. E così la discussione sull'autoporto veniva rinviata al 24 marzo data in cui la proposta di deliberazione arriverà in Consiglio Comunale (anche se non tutti si dicono così convinti che questa seduta si terrà…) con la richiesta integrazione di poche righe da parte dell'ing. Balducci.
Alla fine, ben oltre le tre di notte, il Consiglio Comunale veniva aggiornato tra la soddisfazione evidente dei consiglieri di opposizione di centrosinistra che ancora una volta avevano costretto la maggioranza ad un brusco ed inatteso stop, approfittando delle contraddizioni interne alla coalizione di governo, e la malcelata delusione da parte dei massimi rappresentanti di Forza Italia che di certo non potevano digerire di buon grado la decisione del sindaco di sostenere il rinvio.
Al di là della cronaca (necessariamente sintetica) della lunga seduta di Consiglio, il dato politico è ormai evidente: tra Tommaso Minervini e la Casa delle Libertà esiste ormai una frattura insanabile che si manifesta ogni qual volta si presenti un'occasione. Per quanto tempo ancora andrà avanti questa coabitazione forzata tra un sindaco ed una maggioranza che chiaramente non si sopportano più? Molti sostengono che il tempo ormai è scaduto e che la prossima settimana sarà davvero quella decisiva. Tommaso Minervini interverrà lunedì sera, 20 marzo, ad una iniziativa del movimento politico da lui ispirato, Città per tutti, e non è escluso che in quella sede decida di smarcarsi una volta per tutte dalla Casa delle Libertà per rilanciare la sua idea di progetto civico. A quel punto il sen. Antonio Azzollini ufficializzerà la sua discesa in campo. E, dicono, ne avrà per tutti.
Giulio Calvani