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Celebrazioni 25 aprile a Molfetta. Il sindaco Minervini non si sbilancia: discorso senza schieramenti. E' mancato l'antifascismo. Un’occasione persa in un momento storico importante
Il sindaco Minervini
26 aprile 2024

MOLFETTA - «Dobbiamo recuperare quel moto che fu alla base del 25 aprile 1945. Quel senso unitario di liberazione che veniva fuori da quei giovani, da quei morti e da quelle violenze, dal popolo che a gran voce gridava mai più guerre e dal Manifesto di Ventotene che auspicava la nascita di un’Europa della cooperazione perché ogni volta che si creano nazionalismi si creano conflitti e le risorse vengono impiegate per una industria basata sulla competizione tra nazioni invece che alla crescita delle persone libere, della cultura e della pace».

Così il sindaco di Molfetta, Tommaso Minervini, nel discorso in occasione delle celebrazioni del 25 aprile. Alle sue spalle il Monumento ai Caduti di tutte le guerre, tutto intorno i rappresentanti degli Eredi della Storia e delle associazioni combattentistiche e d’armi, delle Forze dell’ordine, dei sindacati, delle associazioni, gente comune, numerosa, della Giunta, del Consiglio comunale.

«Oggi – ha continuato il Primo cittadino - abbiamo l’Europa ma non abbiamo ancora un’Europa che lavora per la pace. Oggi abbiamo guerre dappertutto e stiamo subendo l’inganno della storia internazionale che vuole farci schierare da una parte o dall’altra come se i morti degli uni siano diversi da quelli degli altri, come se la violenza fosse diversa, invece di interporsi come sollecitatori di pace. Ecco la grande trappola in cui tutti stiamo cadendo quello di pensare alle ragioni dell’uno o a quelle dell’altro invece di dire che questo è il momento di far cessare le guerre. E’ necessario recupere quello spirito unitario di quegli anni e lo spirito del manifesto di Ventotene cioè creare una comunità delle nazioni che lavori per la Pace».

Un discorso, quello del sindaco Minervini, che ha ricevuto molte critiche per non essersi schierato né da una parte né dall’altra (anche per la presenza nella sua giunta di personaggi che non nascondono la vicinanza alla peggiore destra), un’ignavia politica di necessità che ha caratterizzato molta parte della sua amministrazione e ha creato molti dissapori, che avrebbe potuto evitare. E' mancato l'antifascismo. Ma la chiarezza, per chi si richiama all’antifascista molfettese Gaetano Salvemini, in questa circostanza, gli avrebbe fatto onore. Come hanno detto alcuni: è stata un’occasione persa. Forse, come gli aveva suggerito qualcuno, sarebbe bastato leggere il testo dello storico Scurati, censurato dalla destra alla Rai.

Ci saremmo aspettati in questa circostanza, con i neofascisti al governo e con tutte le polemiche sulla libertà di opinione, che Tommaso avesse uno scatto di orgoglio, come gli avrebbe consigliato il suo maestro Beniamino Finocchiaro, soprattutto in un momento in cui sta perdendo ogni giorno pezzi della sua coalizione.

Che si deve fare per restare a galla!

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