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Caso Azzollini: per il M5S si tratta di una vicenda umiliante che vede la casta proteggere se stessa Il voto contrario di PD, Forza Italia, NCD e Lega Nord archivia la richiesta dei giudici di Trani sull'utilizzo delle intercettazioni per il senatore pugliese
09 ottobre 2014

Un nuovo caso al Senato riporta alla ribalta l’argomento dell’utilizzo delle intercettazioni. E questa volta coinvolge anche la Puglia, visto che al centro del dibattito c’è il caso del senatore molfettese Antonio Azzollini (NCD), presidente della Commissione Bilancio di Palazzo Madama. “Il senatore Azzollini è indagato per truffa allo Stato, associazione a delinquere, abuso d’ufficio, frode in pubbliche forniture, attentato alla sicurezza dei trasporti marittimi e reati ambientalidichiara il deputato pugliese Giuseppe D’Ambrosio (M5S)Tutti i partiti, dal PD a Forza Italia, passando per Lega e NCD, hanno detto no all’uso da parte della magistratura delle intercettazioni a suo carico per proseguire e sviluppare indagini. Solo il Movimento 5 Stelle, SEL e il relatore del provvedimento, il senatore Felice Casson (PD) hanno espresso parere favorevole”.

Azzolini è accusato di aver avallato, quando era sindaco di Molfetta, il progetto del porto commerciale della città, nonostante le acque fossero impraticabili per la presenza sui fondali di migliaia di bombe residuate della seconda guerra mondiale. Il Comune di Molfetta, pur sapendo dal 2005 (circa due anni prima dell’affidamento dell’appalto) che i fondali interessati dai lavori erano impraticabili per la presenza degli ordigni bellici, avrebbe attestato falsamente che l’area sottomarina era accessibile. In questo modo si sarebbe consentita illegittimamente la sopravvivenza dell’appalto e l’arrivo di nuovi fondi pubblici. Secondo la Procura di Trani, avrebbe veicolato a favore del Comune somme ingenti di soldi pubblici: oltre 147 milioni di euro, 82 milioni dei quali ottenuti dall’ente comunale a fronte della realizzazione del nuovo porto, il cui costo iniziale era previsto in 72 milioni di euro. I fondi del porto (mai realizzato) sarebbero serviti per coprire buchi di bilancio del Comune e perfino le spese correnti, facendo così sembrare i conti in ordine.

L’opera (appaltata nell’aprile del 2007, con consegna lavori nel marzo 2008) non è stata finora realizzata e non vi è neppure la possibilità che i lavori possano concludersi nei termini previsti dal contratto di appalto. L’esponente del partito di Alfano, insieme ad altri sessanta tra amministratori e imprenditori, è indagato per una maxi-truffa allo Stato da 150 milioni di euro e l’area destinata al nuovo porto commerciale di Molfetta è stata sottoposta a sequestro. “Già un anno fa abbiamo chiesto le sue dimissioni da presidente della Commissione Bilancio e da senatore. Ma lui è rimasto lì, difeso da tutti, compreso il Partito Democraticoconclude il deputato D’Ambrosio (M5S) –Perché? Cosa c’è di così scomodo in quelle intercettazioni che tutti i partiti, dal Pd a Forza Italia passando per la Lega, non vogliono siano utilizzate?”.

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