Case, il superenalotto dei permessi a costruire
Zone completamento B4, l'opposizione alza il tiro
A pochi privati è stato consentito, attraverso la sottrazione al patrimonio pubblico delle aree standard, con il conseguente drastico peggioramento della qualità urbanistica della nostra città, un indebito arricchimento patrimoniale di oltre 1.500 Euro al metro quadro, che su una superficie di 11.230 mq, vale complessivamente oltre 17 milioni di euro. E' l'accusa dei consiglieri Angione, Cataldo, Centrone, de Palma, de Robertis, Di Molfetta, Fiorentini, Lucanie, Minervini, Sallustio e Sasso, verso alcuni aspetti della gestione urbanistica comunale e spedita alla Regione.
Il fatto
La questione riguarda i permessi a costruire rilasciati nelle aree classificate dal Prg di completamento B4, ricadenti nella 167 e Lotto 2, all'epoca non espropriate per l'esistenza di ville. Negli ultimi anni ville e giardini sono scomparsi, sostituiti da nuovi palazzi, con dei semplici permessi a costruire, nonostante l.'art. 34.4 delle N.T.A. (norme tecniche d'attuazione del Prg) stabilisca che per tali zone occorre un piano particolareggiato, di competenza del Consiglio comunale. Nel primo caso il suolo edificabile è data dalla differenza tra la superficie complessiva e le urbanizzazioni primarie e secondarie, nel secondo invece tutta l'area è edificabile. Questa incongruenza spinse nel settembre del '04 il Consigliere Zaza a presentare un'interrogazione. La risposta arrivò nel febbraio successivo e fu che gli interventi riguardavano la costruzione di fabbricati in zone già urbanizzate, quindi in un contesto che non rendeva necessario un piano particolareggiato. A sostegno di questa tesi si citavano delle sentenze dei tribunali amministrativi. In quell'occasione venne fuori il concetto di “monetizzazione”. In pratica le aree che dovevano essere ceduto gratuitamente al Comune, per le urbanizzazioni secondarie, con la “monetizzazione” di 51 euro al mq divenivano edificabili. Le argomentazioni furono contestate dal consigliere Cataldo. Anch'egli riferiva di sentenze che sancivano l'insostituibilità dei piani particolareggiati con i permessi a costruire, quando le aree non sono in grado di soddisfare il fabbisogno delle urbanizzazioni, sia per gli insediamenti del passato che per quelli futuri. La cosa non finì li.
La melina dell'Amministrazione
L'opposizione chiese che della questione si occupasse il Consiglio comunale, anche per la novità della “monetizzazione”, cui non si trova traccia né nelle norme del Prg né in qualche delibera consiliare, e nel frattempo chiese la sospensione di nuove concessioni. La maggioranza fece orecchie da mercante e l'argomento, pur inserito nell'ordine dei lavori, ora per un motivo, ora per un altro, non è mai approdato in aula. Questa melina spinse l'opposizione a chiedere alla Regione una verifica di legittimità degli atti. La Regione, pur lamentando l'assenza di dati circostanziati, ha chiesto ad ottobre scorso al Comune i relativi chiarimenti, con l'annotazione finale di ricordare che spetta al sindaco il potere di vigilanza e al dirigente responsabile l'esercizio della vigilanza sul rispetto delle norme in materia edilizia.
Nonostante la crisi politica, i consiglieri d'opposizione, rimpinguati dai transfughi De Palma e Di Molfetta, hanno rincarato la dose e chiesto alla Regione d'annullare i provvedimenti con una lettera ricca di dati, cifre e circostanze.
Le cifre in gioco
Si è appurato che dal settembre del '01 sono stati rilasciati otto permessi, cui sette all'interno della 167 e Lotto 2, per un totale di un volumetria di 62.597 metri cubi, senza considerare gli interrati. Le arre standard non cedute, l'art. 15 delle N.T.A. impone la cessione gratuita di almeno il 50% dei suoli pianificati per le urbanizzazioni secondarie, ammonterebbero a 11.230 mq, per le quali il Comune ha incassato 51,56 euro al mq, per un totale di 580mila euro. Tra il valore economico dei suoli non ceduti e monetizzati, il livello dei prezzi nella zona e la volumetria sviluppata (indice 5 mc/mq), nella lettera si azzarda l'ipotesi che un mq non ceduto e monetizzato per 51,65 Euro, abbia prodotto un valore di almeno 1.500 euro, che moltiplicato 11.230, fanno la bellezza di 17 milioni di euro.
Non c'è che dire una cifra da Superenalotto. Inoltre, da un lato l'amministrazione comunale non ha mai dato seguito alle richieste dell'opposizione di discutere la materia in Consiglio comunale, dall'altro ha continuato a rilasciare permessi.
Per l'opposizione tutto ciò viola le norme del Prg e quelle generali dell'urbanistica, e chiedono alla Regione di esercitare il potere di annullamento e d'essere informati sul carteggio incorso tra il Comune e la Regione, per esercitare il diritto-dovere di controllo degli atti pubblici.
Bufala o verità?
Quando ci siamo occupati di questa vicenda, non avevamo escluso una bolla di sapone alimentata dall'opposizione, anche perché l'argomento non è stato mai rilanciato da nessun partito, né movimento politico. Sull'altro versante la maggioranza si è guardata bene dal prendere posizione sull'operato dell'amministrazione comunale e ha ignorato la vicenda. Insomma si è oscillato tra una cosa grande e una grande bufala. Quest'ultima iniziativa però è un affondo che non può rimanere senza conseguenze. Quando si parla di indebito arricchimento si va oltre l'ambito politico. Vedremo come proseguirà la storia. Lo abbiamo già scritto: non vorremmo che anche a Molfetta si materializzasse un caso “Punta Perotti”.
Francesco del Rosso
francesco.delrosso@quindici-molfetta.it