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Casacca biancorossa nell'oblio venduto il titolo al Putignano Scompare, tra indifferenza e lacrime di coccodrillo, un blasone datato 1917. Addio al campionato di Eccellenza
15 luglio 2008

Tra l'indifferenza di molti, il dispiacere di pochissimi e tante lacrime di coccodrillo, lo stendardo del “Molfetta calcio” ha lasciato la città per accasarsi a Putignano. Un destino segnato, per la conclamata incapacità della città nel suo complesso, di sostenere una squadra di calcio, testimone e custode di un blasone datato 1917. Da tempo il calcio locale non riscuote più i favori di una volta. Un trend in discesa che a Molfetta è stato più marcato, per le tante discipline sportive, soprattutto indoor, cresciute grazie ai tre palazzetti, sicuramente più confortevoli di uno stadio di calcio, esposto alle intemperie, agli orari scomodi, alle solita pattuglia del tifo estremo, sia casalingo che ospite, sempre pronto a creare situazioni incresciose, alle contestazioni e a fare i conti in tasca alla società. Nelle altre realtà queste problematiche sono attenuate dai successi, dalla crescita competitiva della società e della comunità in genere. A Molfetta invece, nonostante una serie di annate positive, il doppio salto dalla 1ª Categoria al massimo campionato regionale, l'Eccellenza, le cose non sono cambiate di molto. Gli unici fattori di crescita sono stati il gruppo degli ultras e i costi. Già due anni fa, all'indomani della promozione in Eccellenza, il patron del “Molfetta calcio” Giuseppe De Nicolò riscontrò che intorno alla squadra non cresceva l'interesse che si attendeva e lanciò l'allarme. Alla fine si lasciò convincere dalle promesse (mancate) del sindaco Antonio Azzollini. Nonostante le incertezze, la squadra regalò ai tifosi una esaltante stagione che terminò ai play-off. L'anno scorso si visse la stessa situazione e De Nicolò arrivò ad un passo dalla vendita del titolo sportivo al Mola, che sfumò in extremis per la mancanza di requisiti federali della società acquirente. Per non perdere il titolo sportivo, di malavoglia De Nicolò iscrisse la squadra al campionato per un programma di basso profilo (salvezza), in linea con le risorse disponibili. A sostegno della causa, ritornò in società il noto imprenditore Nino Spezzacatena, titolare dell'azienda di confezioni ConfSud, che successivamente assunse la presidenza. La speranza era di dare un segnale all'imprenditoria e al tessuto economico della città. Ancora una volta la risposta fu il nulla. Chiusa la stagione calcistica 2007/08 con la salvezza ai play-out, Spezzacatena e De Nicolò annunciarono la vendita della società. A metà giugno De Nicolò disse a Quindici: “Il calcio ai molfettesi non interessa e non posso mica indebitarmi per mantenere in piedi un giocattolo costoso. Sono arrivate diverse richieste e stiamo concludendo con un gruppo di un'altra città”. Su una presunta cordata locale il presidente Spezzacatena spazzò via ogni dubbio e le diverse voci date in pasto ai tifosi: “Alla nostra ragionevole proposta mi hanno risposto che c'era la disponibilità a rilevare la società a costo zero. Piuttosto che regalare la società continuo a fare il presidente e mi diverto a mandare in campo l'under 18”. Il presidente fu ancor più esplicito: “Sotto i 100mila euro vendo la società ai molfettesi, altrimenti il titolo sportivo sarà venduto ad altri”. Anche quest'ultimo appello è caduto nel deserto e il 26 giugno è calato il sipario sul calcio molfettese.
Autore: Francesco Del Rosso
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