MOLFETTA - Nel 1996 un milione di cittadini firmarono la petizione che chiedeva al Parlamento di approvare la legge 109 per l’uso sociale dei beni confiscati alle mafie. Dopo 13 anni questa legge rischia di essere abrogata, con il rischio che i beni sottratti ai clan possano essere venduti e acquistati dai cosiddetti “prestanome”e di conseguenza ritornare nelle mani dei boss mafiosi.
La Carovana Antimafie è un’iniziativa organizzata da Libera, Arci e Avviso Pubblico e con un furgone compie un tour che prevede un centinaio di tappe, toccando tutte le regioni d’Italia per sensibilizzare la cittadinanza a sostenere la lotta contro le mafie e garantire la sicurezza sul lavoro.
Quest’anno il cammino della Carovana è partito da Milano, per poi concludersi a Messina. Ed è proprio in Sicilia che questa organizzazione è nata nel 1995 dopo le stragi di Capaci e via D’Amelio dove persero la vita rispettivamente i giudici Giovanni Falcone e Paolo Borsellino, per promuovere un progetto di democrazia e di giustizia sociale.
Attraverso una serie d’iniziative come la proiezione di film, il gioco, lo spettacolo, la musica, convegni, incontri ravvicinati con i magistrati che quotidianamente mettono a repentaglio la propria vita, con i familiari delle vittime di mafia, la Carovana intende spronare “il popolo italiano” a non restare indifferente dinnanzi alla dura realtà, a non accettarla passivamente, ma metterla continuamente in discussione, e invita ciascuno di noi a responsabilizzarsi e ad impegnarsi nella lotta alla criminalità, anche con piccoli gesti per poter così assaporare il gusto del convivere giusto e democratico.
La Carovana quest’anno s’impegna soprattutto a sostenere e a finanziare gli amministratori dei territori sui quali la mafia ha messo le radici e dai quali sono stati sottratti i beni appartenenti ad essa, garantendo loro una formazione appropriata riguardo la gestione degli appalti, sicurezza e protezione. Inoltre invita i parlamentari a votare contro l’approvazione dell’emendamento a favore della vendita dei patrimoni che appartenevano ai boss.
In Puglia la Carovana è stata presente dal 30 novembre al 2 dicembre. La sede molfettese dell’Auser è stata una delle principali tappe in Puglia, essendo Molfetta la seconda città più grande della provincia di Bari. Alla conferenza sono intervenuti Alessandro Cobianchi, Coordinatore Nazionale Carovana Antimafia e Mimmo Stufano, Vice Presidente Nazionale Avviso Pubblico (nella foto da sinistra con l’assessore regionale Guglielmo Minervini) che hanno illustrato la situazione generale in Italia, dove sono stati confiscati alla mafia 8.933 beni, tra appartamenti, aziende e terreni, collocati soprattutto in Lombardia (655 beni).
La situazione è parecchio critica anche in Puglia, ma la Regione sostenuta dalle Istituzioni, dalle Province e dalle Forze dell’ordine sta cercando di arginare questo fenomeno con azioni concrete, riconsegnando alla comunità sociale i beni sottratti ai clan, perché il loro riutilizzo è fonte di ricchezza per il territorio e di occupazione per i lavoratori, com’è accaduto a Mesagne e Torchiarolo (Brindisi). Qui ex tossicodipendenti ed ex detenuti coltivano i terreni sottratti alla mafia locale, senza essere sfruttati e sottopagati, ma firmando un vero e proprio contratto lavorativo e ricevendo uno stipendio mensile.
A Molfetta sono stati confiscati cinque beni immobili tra cui un appartamento sito in Vico San Alfonso che apparteneva ad Antonio Andriani, un altro in Arco Catacombe, proprietà di Michele Parisi e ancora locali in via S. Stefano e terreni appartenuti sempre “all’Andriani”.
Alla conferenza è intervenuto anche l’Assessore Regionale alla Trasparenza e Cittadinanza attiva, Guglielmo Minervini che ha esortato il “popolo molfettese” ad affermare nella propria vita quotidiana i valori della pace, della solidarietà, della legalità democratica e della convivenza civile, contro ogni forma di violenza, d’illegalità, di negazione della dignità della persona, così come recita il Manifesto degli Stati Generali dell’Antimafia.