“Carne e Sangue”, la silloge di Vito Davoli
Alla Scena delle idee di Sara Allegretta
L’Amor Sacro e l’Amor Profano, il celeberrimo dipinto di Tiziano, è l’immagine scelta da Vito Davoli per la copertina del suo libro “Carne e Sangue”, Una scelta, ovviamente, non casuale e densa di significato, resa ancora più emblematica dall’idea di presentare l’allegoria ribaltando le figure: un rimando all’ambivalenza che, come un filo rosso, unisce i versi del brillante autore. Per Davoli la realtà può essere intercambiabile, come ha sottolineato il prof. Mauro De Pasquale nel corso della presentazione della silloge, che si compone di settantotto componimenti, divisi in tre sezioni: “Carne e Sangue”, “Sonetti Claudicanti” e “Capitano, quel Capitano”. La presentazione si è tenuta nelle scorse settimane presso “la Scena delle idee”, lo spazio, fortemente voluto da Sara Allegretta, con l’intento di creare un luogo di inclusione di tutte le forme di Arte e che si sta confermando un autentico cenacolo culturale. Nella sala, gremita da un attento uditorio, sono risuonati i versi di Vito Davoli, magistralmente interpretati da Nicola Accettura, dando voce a una inedita Eva che, consapevolmente, rinuncia all’immortalità per inseguire la sua umanità e il desiderio di conoscenza. E poi alcune intense poesie, tra le quali “La Tentazione”, “La mia solitudine”, “Fingo a me stesso”, “Le quinte, non la scena”, sino a giungere a “Hybris”: il peccato più grave per gli antichi, quello di tracotanza, di superbia, del volersi fare dio. La declamazione dei versi è stata resa ancora più coinvolgente e suggestiva dalle sonate per pianoforte, scelte tra le più significative della musica colta, da Debussy a Satie, eseguite dal Maestro Vitantonio Caroli, il quale, come ha commentato lo stesso Davoli, «ha ricreato i contorni di versi che attraverso le sue note sembravano assumere vita nuova». La poesia di Vito Davoli, come ha rimarcato De Pasquale, è connotata da metafore originali e spiazzanti, da una metrica libera e convenzionale insieme. Non è raro trovare citazioni e riferimenti che spaziano dalla Bibbia (ad esempio in “Adamo mio”) alla tragedia greca (evocando le Baccanti o Alcmena), lasciandosi ispirare dai versi di Saffo o dalla musica pop (come non riconoscere in quel “sarà la pioggia a dirci quanto fragili siamo”, l’ispirazione scaturita da un famoso brano degli anni Ottanta?). Centrale, anche nella posizione nel volume, è la poesia che dà il titolo al libro, ha proseguito il prof. De Pasquale, che ha evidenziato: «non si può vivere senza sporcarsi le mani perché la vita e un fatto di passione, viscere, di carne e sangue, appunto». L’autore, da poliedrico scrittore, poeta, giornalista e critico letterario quale è, parla al cuore e parla alla testa, con un linguaggio prezioso e comune, ricercato e popolare, calato nella realtà ma capace di condurre verso l’Assoluto. La banalità e l’ovvietà sono bandite dalle sue poesie, quali unici peccati imperdonabili La lettura dei suoi versi non rassicura e non lascia tranquilli o, peggio, indifferenti ma interpella, scuote, costringe a interrogarsi, porta a riflettere, coinvolge nella sua ricerca. Una ricerca che, come egli stesso rivela, presenta un «difetto di centro. Alla fine, puoi arrivare solo a due elementi: Uomo e Dio. Nessuno dei due, però, da solo può rispondere a tutte le domande». @Riproduzione riservata