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Capricci infantili e l'asino di Buridano
15 gennaio 2006

Capricciosi e infantili: non potremmo definire diversamente i rappresentanti del centrosinistra che stanno offrendo alla città un spettacolo indecoroso e ai loro elettori l'immagine di una indecisione e di un'incoerenza certamente non utili. Nell'editoriale di dicembre ci richiamavano al principio latino del "pacta sunt servanda" per ribadire che i patti vanno comunque rispettati anche se non piace il risultato elettorale delle primarie che hanno decretato la designazione di Lillino Di Gioia a candidato sindaco. In un mese non è cambiato nulla. Per la verità, le forze che più di tutte si stanno distinguendo in questa altalenante incertezza sono proprio il centro e l'estrema sinistra. Il primo rappresentato dalla "Margherita" che, non dimentichiamo, ha pur accettato Di Gioia nelle sue fila e lo stesso Guglielmo Minervini ha pubblicamente accolto un ex Dc, esponente di quel centro che nell'Unione è rappresentato dal partito di Rutelli e che ha sostenuto la candidatura di Nichi Vendola alla presidenza della Regione. Poi si è fatta la campagna elettorale per le primarie e i 4 moschettieri si sono presentati sorridenti e pronti ad un "leale" confronto con l'impegno di riconoscere e sostenere il vincitore. Aperte le urne, di quella "lealtà" non è rimasta traccia, anzi si è fatto di tutto per mettere lo sgambetto al vincitore (come ha efficacemente tratteggiato con la sua matita il nostro bravo vignettista Michelangelo Manente). Ci chiediamo: allora c'erano delle riserve mentali? E' quello che dovranno spiegare alla città Guglielmo Minervini e la “Margherita”, ma anche “Rifondazione comunista” dovrà dare delle spiegazioni sul proprio comportamento che ha portato addirittura alle dimissioni del segretario Gianni Porta e al commissariamento della sezione. Del resto per la prima volta il partito di Bertinotti aveva rinunciato a presentare un proprio candidato (costringendo il "suo" Vito Copertino a scendere in campo con un altro gruppo), pur di sostenere il candidato unico della sinistra Mino Salvemini. E proprio i Ds, occorre dirlo con molta onestà e verità, sono stati gli unici a voler mantener fede a quei patti iniziali, anche se si sono riservati di fare un passo indietro nel caso in cui il resto della coalizione decida di prendere altre strade. E il vincitore Lillino Di Gioia? Resta, prudentemente e saggiamente, alla finestra e aspetta le decisioni dell'Unione. In realtà, chi contesta la sua elezione parlando di "voto inquinato" non è riuscito a fornire la benché minima prova di questa ipotesi e, ripetiamo, finché non verranno portate prove concrete (che, evidentemente non ci sono), la città ha ragione di pensare che si tratti solo di affermazioni personali senza alcun riscontro oggettivo, fatte solo per non voler ammettere la sconfitta e fare i capricci. Infantile, molto infantile. Chi si candida a governare la città non può indugiare in questi atteggiamenti incoerenti, soprattutto in presenza di una battaglia che a Molfetta non si presenta per nulla facile. Ma se la sinistra ha una vocazione masochistica a farsi del male (ci viene in mente la mitica macchietta Tafazzi che si percuoteva i genitali con una bottiglia), non ha il diritto di fare male anche alla città. Occorre una concreta assunzione di responsabilità senza riserve mentali. Sul fronte opposto la situazione non è migliore, al punto che qualcuno comincia a chiedersi se non sia il caso di importare un sindaco da un Comune vicino (chessò un Napoletano da Bisceglie o un Salerno da Barletta a sinistra oppure, a destra, una Poli Bortone da Lecce o una Di Bello da Taranto, tanto per fare qualche nome). Tommaso Minervini, da un lato appare sempre più solo, diviso fra una scelta difficile, tra accettare l'offerta del sen. Azzollini di “Forza Italia” per una ricandidatura del centrodestra e quella opposta del "Nuovo Psi" di Visaggio per un terzo polo di sinistra. Il rischio è quello di fare la fine dell'asino di Buridano che muore di fame perché non sa scegliere tra due campi in cui pascolare. Ma è probabile che alla fine Tommaso scelga una terza via, che poi è la prima via, quella che gli ha consentito la vittoria nel 2001, il cosiddetto "progetto civico", ibrida formula che mette insieme destra, centro e presunta (autoproclamatasi) sinistra in un ambiguo amalgama, pur di mantenere le poltrone e occupare il Palazzo, con i funesti risultati che abbiamo visto in questi anni e che hanno interessato anche la magistratura. Ah, la questione morale! Il consigliere regionale Franco Visaggio potrebbe spendere così una credibilità a livello regionale che, a suo parere (ma non a nostro parere) non cozzi molto con la sua scelta di tornare alla "casa del padre" socialista. Comunque permetterebbe al sindaco una futura via d'uscita dal pasticcio politico in cui si è cacciato, pur di realizzare il suo sogno di fare il sindaco. La verità è che, al di là delle dichiarazioni ufficiali del sen. Azzollini, “Forza Italia” e An non hanno un proprio candidato alternativo e questo permette a Minervini di alzare il tiro, tenuto conto che anche An è in difficoltà con un partito spaccato e un commissario, Amoruso, che non riesce a controllare nulla e perde pezzi per strada: i suoi non riconoscono alcuna leadership al “biscegliese”, tanto da spingerlo ad affermazioni avventate e urlate, tipiche di chi non ha argomenti convincenti e sceglie la strada dell'aggressione verbale, anche perché nella sua città sente già il fiato sul collo del sindaco uscente Napoletano che si candida alla Camera. Insomma, uno scenario non gratificante, anzi uno spettacolo mortificante al quale la città assiste esterrefatta. Come appare lontano il ciceroniano concetto di politica "idem sentire de re publica".
Autore: Felice de Sanctis
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