MOLFETTA - Una strana “presenza” a Cala san Giacomo, così silenziosa da non destare alcun sospetto. Due cumuli di alghe, mescolati a rifiuti di ogni genere, riposti e abbandonati sulla battigia della spiaggia. E, a pochi metri di distanza, un’area bruciata, come se altre cataste di alghe e materiale sconosciuto fossero state depositate per essere essiccate e incendiate.
Chi ha depositato quel materiale in area demaniale? L’operazione è stata eseguita con regolare autorizzazione? Infatti, trattandosi di rifiuto urbano speciale (pericoloso o meno), il deposito non temporaneo di alghe avrebbe richiesto l’autorizzazione delle Regione Puglia, come fissato dalla Corte di Cassazione. A quanto pare, quei cumuli dovevano essere depositati in un’apposita discarica autorizzata. Eppure, sono stati vuotati su una spiaggia ormai poco fruita dai bagnanti proprio per il suo degrado ambientale. Se questo fosse vero, chi e perché avrebbe autorizzato ex abrupto il cambio di destinazione? Il Nucleo Ambientale del Comando di Polizia Municipale e le altre autorità competenti ne sono al corrente?
Proprio il 13 marzo scorso il Settore Economico-Finanziario aveva liquidato all’Asm ben 105mila euro per la pulizia nel 2011 delle aree portuali, scogliere interne e specchi acquei prospicienti il Porto di Molfetta (a marzo 2012 il Settore Territorio aveva rilasciato attestazione di regolare esecuzione di quei lavori). E quest’anno lo stesso settore comunale ha liquidato altri 21mila euro all’Asm per la bonifica e la pulizia delle spiagge nei tratti più frequentati dai bagnanti (prima, seconda e terza cala). Sono forse questi i residui di quelle operazioni di pulizia?
Insomma, Cala san Giacomo pare abbia subito una vera e propria mutazione ambientale: un cambio di destinazione d’uso da spiaggia sotto la tutela del Comune (il demanio è di competenza comunale) a discarica-deposito di rifiuti speciali a cielo aperto e senza controllo.
Accanto alle alghe è stato depositato un cumulo di eternit frantumato, altamente pericoloso per l’ambiente circostante e cancerogeno per l’uomo. Non solo, ma la presenza di alghe scure e puzzolenti lungo tutta l’insenatura è il sintomo più lampante dell’inquinamento chimico delle acque del litorale di Ponente e molfettese, aggravato dalla presenza di ordigni bellici a caricamento speciale (e dalle operazioni di bonifica) e, soprattutto, dallo scarico a mare di reflui non trattati presso Torre Calderina.
Infatti, se la magistratura accertasse i reati contestati nell’operazione «Dirty Water», negli ultimi anni sarebbero stati sversati nel mare di Molfetta (soprattutto lungo la costa di Ponente) quintali di sostante inquinanti (liquami non trattati, deiezioni, detersivi, fosforo, azoto, ecc.). Proliferate mucillagine e alga tossica, sarebbero stati distrutti (anzi, sono stati distrutti) in modo costante e definitivo flora e fauna marine locali. Senza dimenticare che molti ancora pescano proprio sul litorale di Ponente e frequentano i lidi inchiodati lungo quella costa, senza sapere di immergersi in acque non proprio sicure per la salute fisica.
Ed è ancora spiaggiato sul lato destro della cala il
tubo di polietilene, la cui presenza era stata già denunciata da
Quindici lo scorso 12 maggio. Ma nessuno ente fino ad oggi ne ha ordinato la rimozione.
Insomma, un’emergenza ambientale senza precedenti, acuita anche da operazioni di rilascio di sostanze e rifiuti pericolosi, come quelli fotografati da Quindici a Cala san Giacomo.
© Riproduzione riservata