Tra i cinque candidati a contendersi la carica di primo cittadino c’è Bepi Maralfa, avvocato, che ha avuto un ruolo di rilievo nella giunta Natalicchio ricoprendo la carica di vicesindaco e di assessore alla socialità e alla sicurezza. Si presenta alle amministrative di giugno sostenuto dalla lista Area Pubblica. Avv. Maralfa, molti si chiedono il perché di questa scelta di candidatura autonoma, ritenendo che andare da soli, almeno al primo turno, possa frammentare il centro-sinistra, riducendo la possibilità di arrivare al ballottaggio. Non sarebbe stato tutto più semplice se il centro sinistra si fosse presentato unito? «Innanzitutto dopo le dimissioni di Paola Natalicchio avevo perso l’entusiasmo di partecipare alla vita amministrativa della città perché, da un lato è stato un triennio complesso, dall’altra parte ero giustamente sfiduciato nei confronti del rapporto che i partiti avevano instaurato con il sindaco Natalicchio. Comprendevo che, se anche ci fosse stata un’altra opportunità di competere unitamente ai partiti, si sarebbe potuto ricreare lo stesso problema di dialogo, di interlocuzione tra i partiti e il candidato sindaco o il sindaco eletto. Fino a pochissimo tempo fa il PD era regolarmente al tavolo con tutti noi. I miei interlocutori, quindi, erano tutti, compreso il Partito Democratico. Ero convinto che formando lo stesso gruppo avremmo avuto gli stessi problemi. Non era cambiato niente. L’unica variazione sarebbe stata la persona di riferimento (il candidato sindaco, ndr). A questa prima fase è seguita quella in cui il PD si è scisso e al tavolo è intervenuto Antonio Di Gioia con una folta rappresentanza. Tra i candidati di riferimento era certa solo la presenza di un candidato espressione di Rifondazione Comunista. Io ho sempre detto che non intendevo fare il candidato sindaco e che non aspiravo ad alcun assessorato. Ero disponibile a mettere a frutto l’esperienza maturata e a collaborare gratuitamente. Una sera ci è stato chiesto di partecipare a una riunione e di presentarci con la proposta di un candidato sindaco. I nomi che vennero fuori furono Gano Cataldo per Sinistra Italiana, Bepi Maralfa per Linea Diritta e Gianni Porta per Rifondazione Comunista. DeP confluì sulla candidatura di Cataldo ma non si raggiunse la maggioranza. Da quel momento sono cominciate le interlocuzioni individuali, per verificare se le forze politiche volevano appoggiare Gianni Porta. Per quanto riguarda il mio movimento, ho convocato una riunione a cui è seguita una votazione formale – alla quale mi sono astenuto – che, all’unanimità (30 voti su 30), ha votato per la non adesione a questo patto politico. L’assemblea, che in seguito ho incontrato altre due volte per valutare se fosse possibile cambiare il deliberato ma mi ha chiesto di candidarmi. Ho preso tempo per decidere poi ho deciso di accettare. Un’ulteriore spinta è venuta dalla nascita di uno spazio aperto Area Pubblica. Si sono avvicinati cittadini, associazioni, gruppi che mi hanno chiesto di tenere l’identità, tanto è vero che con i miei compagni di Linea Diritta abbiamo aperto una riflessione sul fatto che le candidature non fossero assolutamente certe rispetto a eventuali ‘‘ospiti’’ provenienti dall’esterno. Tanto è vero che la lista comprende dieci candidati provenienti da Linea Diritta e quattordici integrati da “Area Pubblica’’, nome che ha sostituito il movimento Linea Diritta, per dare un senso di trasparenza e di non organicità a quei contrasti che si erano concentrati all’interno della coalizione di centro-sinistra nel 2013». Cosa la spinge a mettersi in gioco? «Ho visto che c’è una certa adesione alle linee politiche di cultura, di legalità, di controllo della corruzione e, quindi, la spinta proviene oltre che dall’entusiasmo, dalla passione verso lo studio degli atti, quindi dalla volontà di trasformare l’idea politica in fatto concreto, la volontà di cambiare qualcosa con le proprie mani, con il proprio impegno. Dall’altra parte è la spinta che proviene da quanti chiedono che ci sia una persona a loro riferibile, che riesca a fare questo. Alleanze per i ballottaggi? «Per il momento non sono intenzionato a fare alleanze con chicchessia ma questa volontà la sottoporrò al Movimento. Se dovesse verificarsi un ballottaggio attivo (tra Maralfa e un altro candidato, ndr) chiederò a chiunque voglia appoggiarmi ma senza apparentamenti, patti e scambi di poltrone. Se dovesse verificarsi un ballottaggio passivo (movimento chiamato a sostenere uno dei candidati al ballottaggio) la volontà sarà quella dell’assemblea». Cosa pensa delle dimissioni di Paola Natalicchio? «Dal punto di vista umano sono stato solidale. Ha subito continui attacchi, era esasperata dall’atteggiamento di alcuni». Cosa ritiene non abbia funzionato nella precedente coalizione e cosa propone per evitare di ricadere negli stessi errori? «Ritengo che abbiamo commesso un errore di metodo e uno di merito. L’errore di metodo è stato quello di farci avvitare attorno ai contrasti politici che, a Gli obiettivi del candidato sindaco di Linea Diritta e di Area Pubblica Bepi Maralfa: rifare il progetto del porto, risolvere il problema casa, potenziare la polizia locale e giro di vite alle società partecipate mio sommesso avviso, erano un’azione mirata, erano anche costruiti un po’ ad arte. Dal punto di vista del merito abbiamo fatto un errore ‘‘tattico’’, cioè non abbiamo fatto molte piccole cose che avrebbero dato alla città l’idea che noi eravamo operativi. Di attività ne abbiamo fatta tanta. Basta guardare l’albo pretorio. Molte delibere sono di programmazione e pianificazione, come il piano delle coste, il piano della mobilità sostenibile, lo sblocco dei comparti. Sono attività che non sono immediatamente visibili sul territorio. Abbiamo privilegiato la pianificazione piuttosto che le piccole cose (ad esempio riqualificare una piazzetta) quelle cose che poi la città vuole vedere e che ottengono consensi anche da chi non ci aveva votato. È stato un errore tattico e non bisogna ricadere nello stesso errore: bisogna avere le idee chiare su quello che si deve fare nel piccolo, in attesa che i tavoli politici e amministrativi sviluppino le questioni sui grandi temi». Nella precedente amministrazione ha avuto un ruolo di rilievo. Quali sono stati gli obiettivi raggiunti? «Si è fatto un ottimo lavoro sugli appalti e sui controlli degli appalti. Si è fatto un ottimo lavoro di messa a sistema del rapporto tra Comune e alcune cooperative, che gestivano all’interno del Comune di Molfetta in regime di proroga o pressoché in regime di monopolio, con una migliore distribuzione, sotto forma di gara, degli appalti pubblici. Questo è un lavoro anticorruzione che ritengo sia stato fatto in maniera eccezionale. Abbiamo creato una risposta sociale forte, facendo comprendere a molti cittadini che potevano mettersi in gioco, aspirare ad avere un ruolo pur senza rivestire una carica, magari attraverso i forum. Vedevo interazione tra l’amministrazione e la gente che era una riposta veramente seria all’apertura delle stanze. Abbiamo raggiunto ottimi obiettivi nella messa a sistema della socialità, del bilanciamento delle energie economiche sulla politica della Polizia Municipale: abbiamo acquistato macchine, divise, abbiamo potenziato il sistema delle indennità, il piano delle performance, il fondo sul personale del Comune e si è fatto un ottimo lavoro interno, perché abbiamo ereditato una situazione disastrosa sul fondo delle risorse decentrate. Non tutti sanno che il Comune di Molfetta esige tutt’ora dagli impiegati delle somme spalmate per indennità indebitamente percepite, a fronte di un errore o di ‘‘eccesso di generosità’’. La messa a sistema di questo fondo è importantissima perché disciplina tutti gli straordinari o i progetti extra dei dipendenti comunali, ma non era tenuto in modo equo. Il fondo delle risorse decennale, che incide notevolmente sul bilancio, è stato, dunque, oggetto di ricognizione e costituzione dei fondi del personale dirigente. Abbiamo fatto una buona programmazione in tema di urbanistica, perché abbiamo alleggerito quelli erano degli apparenti contrasti tra Amministrazione e compartisti. I comparti sbloccati recentemente ma le basi sono state poste dall’Amministrazione Natalicchio, che ha sbloccato in toto vari reparti. Quindi ritengo che sia stato fatto un buon lavoro nell’anticorruzione, nel sistema di distribuzione e nel controllo degli appalti, nel settore dell’urbanistica e nel rapporto tra cittadini e amministrazione. Dove non abbiamo brillato è sulle piccole riqualificazioni o rivitalizzazioni di alcuni punti delle città. Ad esempio, si era fatto un lavoro di messa a sistema dei locali del centro storico, molti dei quali erano inutilizzati, però non si è riusciti a concepire un piano di utilizza mediante affidamento a bando, ad alcuni giovani, commercianti ecc Altro punto dolente è il piano del commercio. Una discussione politica importante è quella sull’attuale piano regolatore generale: va adeguato o va rifatto? I comparti sono sbloccati ma vogliamo sistemare la questione infrastrutturale? ». Cosa pensa, invece, della candidatura di Paola Natalicchio? «La ritengo apprezzabile perché è un segnale, perché ha un’energia dirompente e pulita e mette a frutto l’esperienza con la sua candidatura e, inoltre, è sempre rappresentativa di 18mila voti, raccolti durante la campagna elettorale del 2013». Quali sarebbero le priorità di una eventuale giunta Maralfa? «Il primo punto è sicuramente la decisione definitiva sul porto, sia contrattuale che progettuale. A questo non possiamo più sottrarci. In termini di destinazione dell’opera, dunque, di snodo contrattuale e progettuale, perché lì c’è anche un provvedimento di dissequestro da parte della magistratura che impone al Comune di Molfetta di rifare il progetto. Se l’opera va fatta, va fatta con le prescrizioni imposte dalla magistratura e con una nuova gara d’appalto, perché l’Autorità dell’Anticorruzione (ANAC) ha detto che bisogna rifare la gara d’appalto. Altro punto fondamentale è il sostegno a chi si trova in condizioni di difficoltà: tutte le misure di aiuto vanno implementate, attraverso un sistema di controllo sull’assenteismo ma implementazione dei “compensi” economici a favore dei meritevoli, un regime di sfratti ben calibrato per evitare l’emergenza abitativa oltre all’edilizia residenziale pubblica. Il Comune di Molfetta, infatti, non ha più alloggi popolari. Per quanto riguarda tutto il resto, non si può non mantenere la continuità con quello che si è fatto. Fermo restando, ovviamente, il contraddittorio fra le parti politiche, rispetto alla quale mi porrò come terzo. Potenziamento della Polizia Locale, sia come organico sia come dirigenza, messa a sistema del personale, piccoli emendamenti del Porta a Porta: sicuramente il ritiro dell’umido ogni giorno e della plastica almeno due volte a settimana, realizzazione di altre 2 isole ecologiche,un sistema integrato di aiuto ai disabili e agli anziani soli per quanto riguarda il discorso dei mastelli. A proposito del discorso sulla sanità, battaglia sull’Ospedale ma se perdura la decisione della Regione di non riaprire l’ospedale, potenziamento dell’Assistenza domiciliare, cioè delle forme alternative all’ospedalizzazione per chi è anziano o ammalato. Potenziamento dei trasporti e messa a sistema. Giro di vite sulle società partecipate che non devono essere né bacini di scambio politico- clientelare e né beneficiari di erogazioni copiose di somme da parte del Comune, soprattutto col taglio dei trasferimenti da parte del Governo. Una messa a sistema sia come struttura che come piano industriale e trasferimenti. E questo porta, indiscutibilmente alla riduzione delle tasse. Piano del commercio: implementazione di attività attrattive per il commercio locale e la messa in sicurezza del sistema di tassazione sia per gli imprenditori locali che per gli imprenditori della zona ASI. Mi piacerebbe pensare a una cabina di regia per la zona ASI: utilizzo di un capannone dove allocare determinati uffici comunali. Andrebbe migliorata anche la cartellonistica. E poi una città a misura d’uomo: riqualificazione e riutilizzazione degli spazi urbani, la spiaggetta del lungomare, il miglioramento delle marine di ponente e di levante. Messa a sistema delle attività portuali e dei cantieri navali. Questi ultimi sono stati posti sotto sequestro dalla magistratura, che poi ne ha sbloccati 2 (erano stati effettuati i lavori). Se le strutture si dovessero rivelare in condizioni cadenti si potrebbero trasferire le attività verso il nuovo porto e trasformare la zona in museo del mare o altre attività, pedonalizzando la spiaggia Maddalena. Messa a sistema anche del vecchio porto. Abbattimento delle barriere architettoniche: non è possibile che un disabile possa andare a ritirare un pass al secondo piano del comando di Polizia Locale. Per quanto riguarda le associazioni: regolamento per erogazioni di fondi previa rendicontazione. Realizzazione della cittadella della Protezione Civile presso gli uffici giudiziari. Cittadella nella quale ‘‘accorpare’’ le quattro associazioni di volontariato che si occupano di protezione civile e trasferendo il comando di Polizia Municipale, la protezione civile e viabilità. In centro rimarrebbe solo il settore delle contravvenzioni».
Autore: Isabella de Pinto