Ballando una sola estate
Battiti live è stata una straordinaria occasione di promozione del territorio, grazie alla musica, ai cantanti, al pubblico, giunto da ogni parte, per vedere gli spettacoli e scoprire Molfetta. E’ stata un’occasione irripetibile anche sul piano economico: soddisfatti i ristoratori e i commercianti che hanno visto moltiplicare i propri incassi nei tre giorni dell’evento musicale nazionale di Radio Norba. Meno contenti gli abitanti del centro storico che si sono sentiti “sequestrati” per tre giorni, animando le solite polemiche scontate sui social. Per un evento di questa portata, bisogna mettere in conto alcuni disagi dei residenti, quindi applausi per tutti, ma proprio la portata dell’evento sollecita qualche riflessione sulla politica culturale e di marketing dell’amministrazione comunale. Se piace il motto nefasto del ventennio fascista che sia meglio vivere un giorno da leoni che 100 anni (nel nostro caso 5) da pecora, allora la nostra amministrazione, infarcita di cultura di destra (tra fascisti e leghisti), può ritenersi soddisfatta. Ma la città non chiede di ballare una sola estate, parafrasando il celebre film del 1951 di Arne Mattsson, adattamento del romanzo “Sommardansen” dello scrittore e giornalista svedese Per Olof Ekstrom, che suscitò scandalo e polemiche all’epoca. Molfetta chiede attenzione tutto l’anno e visibilità per progetti concreti, per una visione di città che non sia cementocentrica, ma che garantisca una qualità della vita del tutto assenti da qualche anno. Una città non può essere pulita solo per i tre giorni del Battiti live, restando tutto l’anno un solo battito; una città non può garantire l’ordine pubblico in modo episodico ed estemporaneo, gli agenti della polizia locale non si possono vedere solo in occasione degli eventi, l’apparato comunale non può funzionare solo tre giorni l’anno, altrimenti la toppa è peggiore del buco. Una città non può essere illuminata per tre giorni, mentre nel resto dell’anno ci sono ancora zone che restano al buio (e non si parli della crisi energetica). Che dire poi delle strade piene di buche? Quelle non si vedono in tv con Battiti live. E i semafori che non funzionano? Quelli non li ha visti Ilary Blasi che alloggiava in un albergo a due passi dal duomo, luogo dello spettacolo. Una città non può garantire la sicurezza solo per tre giorni, mentre per il resto dell’anno si assiste a fenomeni di microcriminalità, e i fatti di Capodanno ne sono un esempio clamoroso, mentre il sindaco non può lavarsene le mani dicendo che è colpa dei cittadini, della società, delle famiglie, della scuola. A proposito di microcriminalità: nei giorni scorsi, a qualche settimana dal clamore del Battiti live e dell’entusiasmo degli amministratori che hanno fatto a gara per autocelebrarsi, si è verificato un episodio di criminalità politica che, spenti i riflettori sullo spettacolo, li ha accesi sulla cronaca. Ma ciò che appare più preoccupante è che, molto probabilmente, a distruggere la targa (vedi foto) che celebra il sindacalista antifascista della Cgil e a togliere il fazzoletto rosso dal collo di Giuseppe Di Vittorio, siano stati balordi giovani di destra, che sentono l’aria di permissività garantita dal governo ai neofascisti, per esibirsi in manifestazioni di sfregio politico verso il ricordo di chi ha difeso i valori della democrazia, riportata in Italia grazie ai partigiani e alla Resistenza. E che questo avvenga nell’occasione del centenario della morte di Giacomo Matteotti, assassinato dalle squadracce fasciste per ordine del duce, è ancora più grave. E ci porta a riflettere. Dovrebbe farlo anche il sindaco Tommaso Minervini, il quale è alleato nel ciambotto amministrativo con forze politiche e soggetti che si richiamano all’estremismo di destra (fascista e leghista) e non può dichiarare che la città è divenuta punto di riferimento nazionale (finora lo è stata in senso negativo), se le spiagge sono brutte e la costa è lottizzata con poche aree ancora libere (si parla di nuove concessioni balneari con cui fare business a costo zero). Queste non sono state mostrate in tv, né inquadrate dal drone che volava troppo alto per filmare gli escrementi degli animali e le buste di immondizia abbandonate dappertutto. Non possiamo dire col sindaco, nostro malgrado per l’amore che portiamo alla città, che “Molfetta è bella”, perché, a differenza di Minervini, giriamo per le strade e vediamo la vera immagine di questo amato paese che ci spinge ancora a metterci al suo servizio in modo disinteressato (a differenza di tanti politici locali) per cercare di migliorarlo. Soffriamo ogni volta che Bisceglie ottiene, meritatamente, la bandiera blu non solo per le spiagge pulite e libere, ma anche per il decoro della città, che, ahimè manca da noi, con buona pace dell’Asm, che non riesce a garantire nemmeno il “minimo sindacale” in termini di pulizia, senza parlare del bilancio deficitario. E non diamo sempre la colpa ai cittadini zozzoni, che ci sono e vanno sanzionati, perché gli altri, quelli disciplinati, pagano le tasse, che ora aumentano, con una furbata che non fa onore all’amministrazione comunale, ma non trovano la città pulita. E non si possono chiedere aumenti per un servizio che non si riesce a garantire con efficienza. Questo vuol dire amministrare la città, non prendersi gli applausi del Battiti, che restano una rosa nel deserto e non cambiano lo scenario complessivo, molto misero e deludente, come tutta la improbabile programmazione dell’estate molfettese superficiale e priva di spessore culturale. A questo punto è giusto chiedersi: valeva la pena spendere 146mila euro per ballare una sola estate o meglio solo tre giorni d’estate? © Riproduzione riservata
Autore: Felice de Sanctis