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Autonomia differenziata prove di divisione dell’Italia e di premierato Interessante dibattito promosso dalla Cgil sul disegno di legge della Lega
15 marzo 2024

Ricordate il Manzoni quando parlava dell’ “Italia una d’arme, di lingua, di memorie, di sangue e di cor”?. Un manifesto dell’Italia unita che rischia di essere compromesso dall’autonomia differenziata, che finirà col dividere il nostro Paese. L’autonomia differenziata vuole costituzionalizzare le diseguaglianze tra cittadini appartenenti a territori diversi dentro un unico Stato, sarebbe la Brexit italiana, una scelta che inciderà anche sul nostro ruolo nella competizione internazionale. Se ne è parlato venerdì 1 marzo nella sala Finocchiaro, su iniziativa della CGIL di Bari unitamente alla Camera del lavoro di Molfetta. All’interessante dibattito, moderato dal giornalista Felice de Sanctis, direttore di “Quindici”, hanno partecipato Felice Spaccavento (responsabile unità complessa cure palliative ASL Bari); Vincenzo Russo (docente I.I.S.S. Ferraris – Molfetta); Tommaso Minervini (sindaco di Molfetta); Domenico Ficco (segretario generale CGIL Bari). La Cgil ha ribadito la posizione espressa dal consiglio comunale di Molfetta il 31 gennaio 2023 quando ha votato, all’unanimità, contro l’autonomia differenziata e ha sottolineato, con il segretario Michele Iacono la volontà della comunità locale, dei partiti e dei movimenti civici locali ad un impegno coerente nel cercare un consenso più ampio nel promuovere un’impostazione unitaria per contrastare politiche che possano portare a divisioni e disuguaglianze tra le regioni italiane e per promuovere valori di solidarietà, equità e coesione sociale. Felice Spaccavento ha ricordato come con il PNRR si dovevano ridurre le disuguaglianze tra Nord e Sud e i livelli essenziali di assistenza, ma con l’autonomia differenziata questo non avverrà. Mancheranno i medici che andranno alla ricerca dei contratti più appetibili e gli ospedali del Sud saranno meno competitivi. Perfino gli specializzandi sceglieranno di emigrare al Nord. Ricordiamo che l’art. 32 della Costituzione prevede che “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti. Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge”, mentre noi stiamo andando indietro. Quando si parla di autonomia differenziata molte cose non vengono dette, come, ad esempio, che il prezzo dei farmaci salvavita e quelli relativi alla genetica sono costosissimi e non saranno più garantiti perché il Sud non avrà risorse sufficienti in quanto il Nord non invierà più le sue entrate fiscali allo Stato per redistribuirle, ma le terrà per sé. Questo vuol dire che sarà difficile garantire i servizi essenziali nella sanità, facendo crescere le disuguaglianze e il disagio sociale. Si sta creando un sistema implosivo, nessuno ha capito cosa succederà. Secondo Domenico Ficco, le attuali diseguaglianze e la frattura tra Nord e Sud diventeranno un cratere, con le relative divisioni, soprattutto con l’abolizione dell’agenzia di coesione territoriale, che promuove lo sviluppo economico e della coesione, facilitando la cooperazione delle istituzioni e l’instaurazione di partnership strategiche tra i soggetti coinvolti al fine di eliminare il divario territoriale all’interno del Paese e rafforzare la capacità amministrativa delle amministrazioni. Per quanto riguarda la Zes, anche qui si è scelta una strada contro il Sud, con la creazione di una Zes unica, ma con le stesse risorse. Già oggi la spesa storica è inferiore a quella prevista, come riusciranno a garantire il rispetto dei Lep (livelli essenziali di prestazioni) senza disporre i fondi necessari. Questo significa che per garantire i servizi, le Regioni del Sud dovranno aumentare le tasse. Su sanità e lavoro già oggi non c’è una priorità. Il governo punta sulla sanità privata, anche se con la pandemia è stato dimostrato che questa è un fallimento in situazioni di grande emergenza. Per i lavoratori ci sarà la fine dei contratti nazionali, mentre il Cnel ha bocciato il salario minimo. Insomma, i lavoratori non avranno la possibilità di recuperare il potere di acquisto con la contrattazione nazionale e dovranno subire la contrattazione locale in base al costo della vita, una specie di gabbie salariali antistoriche. Insomma, contratti di serie A e serie B a discapito anche della sicurezza sul lavoro: come si fa a gestire 21 sistema di sicurezza diversi. Si è arrivati addirittura alla patente a punti, per la quale la vita di un lavoratore vale 5 punti. E crescono i subappalti a cascata, con i precari deboli e ricattabili. Cosa accadrà nella scuola? Prevarrà sempre più la mentalità di mercato, di competizione più che di servizio, ma di impresa – ha sostenuto Vincenzo Russo. E’ la destatalizzazione dell’istruzione con 21 sistemi di istruzione diversi. E anche una ridefinizione del rapporto di lavoro dei docenti. Quando le Regioni possono definire i programmi scolastici, l’unità della nazione finisce e si accentueranno i divari fondati sulla logica localistica, egoistica. La somma degli interessi individuali non si traduce in bene comune, perché il mercato non pensa al bene comune. Il disegno è abbandonare chi non ha le risorse e questo vuol dire che la democrazia è a rischio. Infine per il sindaco di Molfetta Tommaso Minervini, l’autonomia differenziata ci pone in una situazio-ne di drammaticità veramente pericolosa, una volta varata, avrà effetti devastanti. Viene abbandonata la logica dei poteri e contropoteri che fanno uno da contrappeso all’altro, come insegnava Massimo Severo Giannini. L’autonomia può essere utile, ma non differenziata, bensì all’interno dell’unicità del Paese. Le grandi visioni della politica del Novecento non ci sono più. Ci saranno macro regioni per competere in Europa, ma in realtà è la devastazione dell’ordine politico attraverso il trionfo dei nazionalismi che, se dovessero vincere in Europa, saremmo al punto di non ritorno. Addio ai fondi perequativi in attesa dei Lep che non arriveranno mai, come pure i fondi di riserva. Ci saranno più scostamenti di bilancio che aggraveranno il debito pubblico. Che dire poi degli accordi tra il presidente del consiglio e quelli delle Regioni? Prove di premierato. Ad essere maggiormente depauperati saranno i Comuni. Tutte le funzioni amministrative saranno delegate ai Comuni solo con criteri di amicizia. Addio al recupero del gap, mentre si sposteranno non solo le persone, ma anche i redditi impoverendo il Mezzogiorno. Perché perdere popolazione vuol dire perdere reddito. E quando i vecchi saranno il doppio dei nati, raddoppierà la spesa sanitaria e assistenziale. Contro i nazionalismi crescenti, serve una forte politica di coesione, non l’autonomia differenziata. L’unica salvezza è proprio l’Europa unita. Ma ci chiediamo come sia stato possibile arrivare a questo punto. © Riproduzione riservata

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