Assurdo: una strada in mare per rinforzare i frangiflutti
Allarme degli abitanti del centro-storico: il fango farà interrare il mare
Fa un certo effetto andare a fare una passeggiata “dietro al molo”, che nello slang locale indica l'area a lato del Duomo, così, giusto per godersi l'aria pura e i primi raggi di sole primaverile, e vedere camion che arrivano, salgono sul piccolo moletto che delimita il braccio di mare di fronte, sembra farsi strada fra sassi e onde, giungono alla punta estrema e scaricano quintali di roccia e polvere direttamente in mare.
Un attimo di smarrimento, quello necessario a chiedersi: ma son diventati pazzi? Prima di rendersi conto che ruspe ed autocarri stanno costruendo una strada, in mare, su cui transiteranno i mezzi fino per raggiungere la barriera frangiflutti che circonda la città vecchia e la protegge dalle mareggiate. Oddio, ci vuole più di un momento a capire quello che in realtà sta succedendo, perché a lungo non c'è stato un cartello, come pure la legge prevede, ad indicare che sono in atto dei lavori, con quale finalità e sotto la responsabilità di chi.
Lavori di “difesa del centro antico e del litorale di Levante dell'abitato di Molfetta dall'erosione del moto ondoso”, così recita il progetto. In pratica, avete presente i blocchi massi che ad intervalli regolari difendono le abitazioni dall'azione delle onde? Dovranno metterne in acqua degli altri, per chiudere, almeno fino ad un certo punto, la cortina di protezione. La strada che stanno costruendo è di servizio, serva a trasportare i blocchi di pietra e quanto altro necessario.
Tutto questo non lo chiarisce il cartello che non c'è, ma i cittadini che la strada vedono costruirsela proprio di fronte, quelli di Molfetta vecchia ed in particolare di Via Sant'Orsola.
Già nello scorso agosto, avuto sentore di questi lavori, si rivolsero all'amministrazione comunale, chiedendo chiarimenti e garanzie, preoccupati che la chiusura dei varchi fra gli attuali frangiflutti possa portare ad un progressivo accumulo dello strato di fango presente sui fondali e quindi all'interramento dell'area di mare che separa le case di Via Sant'Orsola e i massi di difesa. L'amministrazione rispose, dopo aver sentito i progettisti dell'opera dello Studio “Vitone&Associati”, i quali in una relazione scritta affermano che “nessuna conseguenza, dalla realizzazione della scogliera, dovrà temersi per la situazione ambientale e per la conservazione degli attuali fondali del bacino”. La risposta non ha convinto il gruppo dei cittadini, anche perché in questa relazione si aggiunge che” ad opera ultimata”, la nuova scogliera sarà interamente sommersa. Aggiungendo, comunque, che sarebbe bene provvedere a dragare periodicamente i fanghi accumulatesi.
Ad opera ultimata, appunto, perché questo è solo il primo stralcio del progetto finale di rifacimento delle strutture di protezione dal mare di Molfetta vecchia, una prima tranche di lavori che, intanto, non porterà la barriera frangiflutti fino in fondo, in direzione del Lungomare, l'ultimo blocco di massi rimarrà isolato e i blocchi esistenti rimarranno dove sono, almeno per ora. Una barriera composta da gruppi di massi frangiflutti fuori dell'acqua ed altri immersi rischia di provocare danni all'ecosistema.
Infine c'è la questione della strada fatta apposta per eseguire l'opera. L'ing. De Venuto, direttore dei lavori, a cui i cittadini hanno chiesto un incontro, giura e spergiura che la strada verrà tirata via a lavori finiti. Mentre parla i camion continuano a scaricare blocchi di pietra portati da una cava di Trani, la povere ha fatto diventare fango il braccio di mare e non si può fare a meno di chiedersi se davvero tutti questi detriti saranno ripescati e riportati alla loro cava allo scadere dei 335 giorni, durata prevista dei lavori. Un anno di interruzione dello scambio delle acque in quel braccio di mare davvero non lascerà segni?
Il gruppo di residenti sembra pensare proprio di no e, dopo essersi rivolti anche alla Sovrintendenza, ha inviato un esposto alla Procura della Repubblica di Trani, chiedendo che sia accertata la eventuale sussistenza di reati e sollecitando i provvedimenti di rispettiva competenza.
Lella Salvemini