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“Ascoltami”: non si ferma la lotta contro la violenza di genere. Iniziativa di Area Pubblica e Linea Diritta a Molfetta
Maura Simone, Valria Scardigno, Domenico Gagliardi, Annachiara Gravinese
20 novembre 2017

MOLFETTA - La reale volontà di affrontare il problema della violenza di genere spinge Area Pubblica e Linea Diritta Movimenti Civici Unificati di Molfetta ad invitare la cittadinanza ad un incontro, tenutosi nella Sala Finocchiaro, mirato ad indagare sulle cause e sugli effetti di un fenomeno purtroppo ancora allarmante.

L’avv. Domenico Gagliardi, Segretario politico dei Movimenti ospitanti, introduce la serata presentando Luca Mele, cantautore molfettese che conclude la conferenza, Natale Buonarota, che legge tre poesie le quali vertono sul tema dell’innamoramento e sul tema della violenza, e gli altri relatori: l’avv. Valeria Scardigno, Presidente dell’Associazione “Pandora”, Sportello Antiviolenza di Molfetta, la dott.ssa Maura Simone del Dipartimento Forpiscom dell’Università di Bari e la psicologa Annachiara Gravinese.

Ciascun relatore contribuisce a formare i presenti sul tema a partire dalle proprie esperienze quotidiane: se l’avv. Scardigno affronta il tema dal punto di vista legale, la dott.ssa Simone ne approfondisce le radici storiche, mentre tocca alla Gravinese focalizzarsi sulle cause psicologiche che cagionano la violenza.

Valeria Scardigno fa leva su come si stia sfociando nella spettacolarizzazione della donna che subisce violenza: osservare continuamente immagini di donne violentate è una forma di esibizionismo che non aiuta le vittime a trovare la forza di rialzarsi e di denunciare. Per non parlare poi delle procure distratte con cui le vittime di violenza si ritrovano ad avere a che fare: è davvero efficace prescrivere l’obbligo di allontanamento dell’uomo dalla donna senza prescrivere il divieto di avvicinamento a quest’ultima, che si ritrova poi vittima di stalking da parte di una terza persona? Curioso come, nella stragrande maggioranza dei casi, le donne che si rivolgono agli sportelli antiviolenza temono più le conseguenze del processo che avviano con la loro denuncia, che la denuncia stessa.

Sarà perché, come spiega la dott.ssa Simone, in una società di tipo patriarcale la donna, le cui condizioni biologiche la delineano come l’essere che subisce, non ha sempre pieno diritto di autodeterminazione in quanto gli aspetti biologici vengono estesi al campo politico, etico e morale: si pensi allo stupro di guerra, mirato ad ostracizzare nemici politici, come quello impartito dai partigiani ad una quattordicenne autrice di un tema in cui si elogiava Benito Mussolini. E si pensi anche agli episodi storici del passato, in cui l’unica attesa della donna era quella che venisse fecondata con il duplice obiettivo di assecondare il bisogno di sesso dell’uomo e di assicurargli, attraverso la procreazione, il mantenimento dello status e dei beni.

Ma cosa porta a questa pazzia? Lo spiega la dott.ssa Gravinese, che si sofferma su come l’aggressore sia egli stesso vittima, vittima del bisogno profondo di possesso attraverso la deumanizzazione della donna. Dopo aver distinto i sintomi e le conseguenze dello stupro per rabbia, che porta alla denigrazione di tutti gli aspetti della vittima, dai sintomi e dalle conseguenze dello stupro per potere, dovuto a mancanze di affetto e a precedenti rapporti fallimentari, la Gravinese precisa come la violenza non abbia nulla, ma proprio nulla a vedere con l’amore.

Lo stesso amore citato da Buonarota nei componimenti che, insieme a un pezzo di Luca Mele chiudono l’incontro, dal titolo “Ascoltami” attraversato da messaggi forti e decisi: gli stessi di chi, per combattere, vuole farsi ascoltare.

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