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Arte e artigianato per la Fidapa
15 aprile 2010

Ancora una volta registriamo il successo nella nostra città dei pregevoli Itinerari al femminile: arte e artigianato nei luoghi della nostra storia, organizzati dalla Fidapa, presieduta da Marianna Nappi Mancini, con il sostegno del Comune di Molfetta. Il visitatore ha potuto scegliere se addentrarsi nel centro storico sotto la guida delle esperte e coinvolgenti Sabrina Spadavecchia e Francesca Caldarola, magari soff ermandosi ad ammirare le raffi natissime scelte dell’angolo letterario curato da Nicoletta de Palma presso la Libreria Corto Maltese, o inoltrarsi negli angoli allestiti (dal 6 al 14 marzo) a off rire un gustoso saggio della vitalità femminile pugliese nelle arti. All’iniziativa hanno partecipato numerose botteghe artigianali: quelle delle artiste Carmen Perilla ed Elisabetta Gadaleta e ancora l’Atelier Antonia Bufi , “Free art” di Giacoma Catanzaro, “La bottega dei ricordi”, “Lullaby Design” di Grazia Tortora, “Positano &...” di Giulia Nappi, “La mia favola” di Rita Gadaleta. Quest’anno l’esposizione ha conosciuto un incremento degli spazi; ai tradizionali, suggestivi cantucci d’arte presso la Chiesa della Morte, il Torrione Passari e lo Spazio Aperto all’Arte si è aggiunta la sede Fidapa in via Termiti. Nel quadro dell’iniziativa, dobbiamo ricordare anche il concerto lirico “Casta diva”, tenutosi presso l’Auditorium San Domenico in data 10 marzo, con la partecipazione del soprano Luigia Mancini e della pianista Cecilia Gigante. Numerosi i settori presenti nella manifestazione: interessanti e raffi nate le creazioni sartoriali, sempre corredate di dettagliate descrizioni. Hanno esposto Valentina Catanzaro, che spazia dagli abiti da cocktail a quelli da ballo, con gonne vaporose, anche a forma di pagoda, e le allieve dell’IPSIAM molfettese “Amerigo Vespucci” (settore moda), con le loro creazioni supportate da un accurato lavoro di studio ispirate, in un trionfo di colore e luce, agli anni Cinquanta e al movimento futurista. Ricordiamo infi ne gli abiti da sposa artigianali di “Joelle” di Francesca Marzocca. Un fascino senza tempo connota le fotografi e d’epoca esposte su gentile concessione delle proprietarie, Nanda Amato e Maria Renata Casucci: la prima documenta l’evoluzione dell’abbigliamento femminile attraverso fi gure composte e pensose; la seconda ci reintroduce in scenari di decorosa festosità, privilegiando il momento delle nozze, tra gioie delicate di spose e vitalismi di gaie damigelle. Luisa Gissi disegna un itinerario fotografi co tra poesia, tradizione ed emancipazione, ricordando Teresa Sarti Strada, Alda Merini e Fernanda Pivano. Antonella Bufi colpisce nel segno con un percorso, pregno di amara ironia, sulla prostituzione nella storia, dal De meretrice et iuvene alle tariff e di Sora Gemma, dalla ‘chiusura delle case chiuse’ alle signore dell’asfalto, niente camelie e tanta rabbia. Non mancano l’artigianato artistico dell’Associazione “Con Don Tonino Bello per la solidarietà”, alla riscoperta delle arti dimenticate, e le idee appese a un fi lo: i pezzi unici di Agadir di Antonella del Rosso, fi gli della passione “per le pietre dure, i coralli, le perle”; i gioielli in pietre dure, confezionati a mano con molta fantasia da Lidia Amato; le gioie, connotate da notevole freschezza cromatica, e i lavori all’uncinetto di Anna Maria Stoia. Anche il settore ricamo è ben attestato con Anna Maria Samarelli e “I pizzi di Sara” di Serafi na Tattoli. Quest’ultima, dal sei all’otto marzo, ha potuto esporre le sue creazioni di biancheria in Pizzo Rinascimento durante una mostra a lei dedicata presso il veneziano Ca’ Sagredo Hotel. Vittoria Giardinieri Capurso, invece, realizza quadri che rifl ettono sui ruoli della donna nella società, dalla ricamatrice all’intellettuale, ridisegnando scenari rétro con grazia suadente. Un’atmosfera fi abesca permea le creazioni in ceramica di Francesca Caggianelli, in cui spiccano deliziosi e naif soli umanizzati; maestria tecnica ed elegante lirismo connotano il lavoro di Mariangela Ruccia, con il suo “rapporto non tradizionale con l’argilla” e l’utilizzo anche di “sostanze organiche” come le alghe. Le sue ceramiche si radicano nell’ancestralità ed evocano un femminino medianico, anello di congiungimento con le forze della natura. Concludiamo con le creazioni pittoriche: ironica nonchalance per l’originale installazione di Lucrezia Abadessa; Sabina Gaudio gioca fumettisticamente con gli stereotipi della femme fatale, con dovizia di rosso; Ines Tarascio ci dona un delizioso, melanconico puttino, ammiccando al classicismo di maniera. Katia Gentile propone una ‘natura morta’, che pare alludere alla fertilità della natura come del pensiero. Pina Pisani punta, con la consueta fi nezza, sul fascino di cromatismi stratifi cati e forme suggestive; Maria Bonaduce su un paesaggio colto dall’alto, dove la vegetazione domina, punteggiata da rade presenze umane, e gli angoli in lontananza destano fantasticherie. È opera, invece, di Loredana Cacucciolo l’ipnotico, bel notturno metropolitano sospeso in solitario grigiore; a nostro parere molto pregevole anche la proposta di Marta de Gennaro (collaboratrice di Quindici), un tramonto marino (ci sembrerebbe) che si dispiega in una danza di colori dall’alto potere evocativo, di indefi nibile malia. Sapore di fantasie cosmiche e allo stesso tempo di antico per Sara Di Costanzo; nuove declinazioni dal melanconico, fragile mondo fl oreale nell’opera di Chiara Ferrareis; Maria Pansini esplora il miracolo del ritmo e della sensualità... Carmela de Dato rievoca con estro ieratico il tema della Sacra Famiglia, soff ermandosi anche su suggestive immagini della Passione, mentre Nicoletta de Candia indugia sulla dolcezza materna di Maria e sul suo simbiotico rapporto con Gesù, in un delicato sfi orarsi di visi. Isabel Spagnoletta mira all’astrazione geometrica della fi gura femminile, decasezionandola in una preziosa ricerca. L’aerea fantasia di Maria Addamiano con surreale levità sospende un bouquet tra le nubi e, in un gioco di raffi nate rispondenze cromatiche, incarna compiutamente l’attitudine all’incanto e l’innata grazia sottese a questi nuovi, seducenti Itinerari…

Autore: Gianni Antonio Palumbo
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