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Antonello Pisani (candidato alla Provincia): propongo la persona, non i simboli
11 maggio 2009

MOLFETTA - Il Calì Cafè di Molfetta ha fatto da scenario per la presentazione alla stampa e ai simpatizzanti della candidatura alle prossime elezioni provinciali di Antonello Pisani. Il ventottenne analista finanziario che si è formato tra Bari, Roma e la Francia, sarà candidato nei due collegi in cui è divisa Molfetta: ponente e levante-Giovinazzo. Una sfida avvincente e cominciata con la consapevolezza di intraprendere un percorso importante. “La mia non è una candidatura di facciata – ha dichiarato immediatamente Antonello Pisani - ho accettato la sfida e con impegno mi sto mettendo in gioco. A chi mi ricorda di non aver dato troppo spazio ai simboli di partito dico che non ho difficoltà a ricordare di essere sostenuto da una lista formata da Udeur, Psdi e Socialisti ma che sono convinto che prima dei partiti gli elettori debbano scegliere le persone, il loro impegno, le loro capacità, il loro entusiasmo. Nel mio caso anche l'essere giovane e pronto a dare una mano alla propria comunità”. E Pisani ha puntato molto della sua presentazione proprio sul valore dei giovani: “Sono stato anche io un precario e prima ancora uno studente costretto a vivere lontano da casa – ha ricordato Pisani - e so quali sono le esigenze, le aspettative, i sogni dei giovani. Ecco perché chiedo a loro di darmi fiducia, di credere in una persona che vuole lavorare con determinazione e professionalità”. Pisani ha annunciato che nel corso delle prossime settimane saranno organizzati altri momenti di confronto, con il coinvolgimento delle donne, del mondo della politica e del sociale. “Sono certo che lavorando con attenzione e impegno è possibile migliorare il nostro mondo e la nostra terra. Abbiamo enormi risorse che aspettano soltanto di essere valorizzate. Non perseveriamo nell'errore. Diamo fiducia al professor Francesco Schittulli, una persona che ha conosciuto quotidianamente le gioie e le sofferenze delle persone e che saprà interpretare nel migliore dei modi le esigenze del territorio”.
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Ogni qual volta si è chiamati a consultazioni elettorali, ascoltiamo ad alto volume canzoni scelte da questo o quel partito politico, come cavallo di battaglia ai programmi così tanto preposti che, poi, risultano sempre gli stessi, girati o rivoltati a seconda delle situazioni socio-politiche vigenti. Al momento niente di tutto questo, forse in seguito chissà..... . Ricordo "W!l'Italia" di de Gregori e "Canzone popolare" di Fossati. Quest'anno, sia per le Europee che per le Provinciali, facce e personaggi nuovi si affacciano sul palcoscenico della politica. Io come elettrice scelgo il mio cavallo di battaglia al dissenso, democratico e civile, alla politica sempre più distante e scollegata dalla realtà e dai problemi della gente: una bella e delicata ballata di Gino Paoli. Eravamo quattro amici al bar che volevano cambiare il mondo destinati a qualche cosa in più che a una donna ed un impiego in banca si parlava con profondità di anarchia e di libertà tra un bicchier di coca ed un caffè tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi farò. Eravamo tre amici al bar uno si è impiegato in una banca si può fare molto pure in tre mentre gli altri se ne stanno a casa si parlava in tutta onestà di individui e solidarietà tra un bicchier di vino ed un caffè tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi però. Eravamo due amici al bar uno è andato con la donna al mare i più forti però siamo noi qui non serve mica essere in tanti si parlava con tenacità di speranze e possibilità tra un bicchier di whisky ed un caffè tiravi fuori i tuoi perché e proponevi i tuoi sarò. Son rimasto io da solo al bar gli altri sono tutti quanti a casa e quest'oggi verso le tre son venuti quattro ragazzini son seduti lì vicino a me con davanti due coche e due caffè li sentivo chiacchierare han deciso di cambiare tutto questo mondo che non va. Sono qui con quattro amici al bar che hanno voglia di cambiare il mondo. E poi ci troveremo come le star a bere del whisky al Roxy Bar o forse non c'incontreremo mai ognuno a rincorrere i suoi guai.



A Molfetta, come in tutto il Paese, la nuova censura controlla l'informazione senza informazione. Il principio di base della censura moderna è di miscelare le informazioni essenziali con una miriade d'informazioni insignificanti. Questo permette alla nuova censura di conservare le apparenze della diversità e della pluralità d'informazione. Questa strategia di diversità si applica innanzi tutto ai telegiornali, prima fonte pubblica dell'informazione. Ma la nostra informazione locale non è da meno, anzi qui le notizie non si pubblicano proprio! Ci sono molte “testate giornalistiche” che, oltre a censurare tutto ciò che a parer loro non è notizia..., o non è un commento "adeguato" alla notizia, fanno informazione senza informare come si è detto, pur ritenendo di avere il primato dell'informazione locale. La crisi politica che vive tristemente la nostra città come tutta l'Italia è da addebitare anche all'informazione che non c'è e che qualcuno sapientemente gestisce traendo grandi profitti.... ad iniziare da quelli elettorali. Le “corrispondenze” locali, sembrano sovente provenire da Eurodisney e non da Molfetta, città permeata d'usura gestita ad “alti livelli”, abusivismo dilagante, casette costruite nel fondo lama, stabilimenti balneari abusivi, supermarket della droga, riciclaggio del denaro sporco, atti estorsivi, centrali elettriche costruite in zone agricole, scarsa trasparenza amministrativa, partecipazione negata, speculazione edilizia (con i soldi messi a frutto dai detentori del denaro delle “attività degli anni '90...), sporcizia, malaffare, compravendita del voto, venditori d'ortofrutta abusivi che occupano le strade cittadine, etc. etc. etc. Gli organi di stampa, invece propugnano veline, che sono lo specchio delle allodole di una Città delle Favole. Molfetta tra l'altro, manca di un'autorevole guida politica fondata esclusivamente sulla difesa del bene comune e costruita su basi di indiscutibile moralità, l'indiscutibilità invece, riguarda solo il potere assoluto di chi lo incarna, il “Grande Timoniere” che, tra l'altro, oltre a controllare i media, “controlla il territorio”, con tutti i mezzi... Il messaggio è chiaro: descrivono questi giornalisti, una città che non esiste, con una dirigenza che non esiste, perché la realtà è un'altra: il potere assoluto incarnato uti singoli da un satrapo che controlla il territorio, e il consenso, con tutti i mezzi (mediatici e non...). Oggi, qs. giornalisti, parlano anche di "candidati autorevoli" (che non esistono) e, le "ragioni di kassa", stanno prevalendo. Ci risentiamo fra un mese FALKOROSSO
Il tema della "manipolazione dell'informazione" rimane caldo. Lo ribadiscono per l'Italia vicende specifiche come i sondaggi gonfiati e che spetta a noi utenti e ai giornalisti accorti tenere gli occhi aperti, impiegando massima trasparenza e minime capacità tecniche per risolvere simili impicci a comunque contenerne al minimo i danni. In senso più generale è preoccupante più di quanto "fare giornalismo" e "capire come fare a difendere l'informazione", a come noi lettori potremo ancora foraggiare le super-corporations mediatiche, di qualunque colore esse siano. Perchè non sottolineare quel fare giornalismo partendo dal bisogno individuale e collettivo, senza filtri e con modalità di produrre informazione anzichè subirla dalle solite testate? E com'è possibile difendere l'informazione se non impegnandoci di prima persona? Questa è in realtà la manipolazione preoccupante: prelati e premier, esperti e giornalisti doc, tutti uniti nell'imporci una visione top-down per cui il futuro di beni di consumo o scelte individuali debba passare dal loro modo di imporre il dibattito, dal contesto da loro prefigurato sulle libertà dei singoli o sul percorso dell'informazione. Sono i paletti imposti da questi "vertici" a svuotare di senso il confronto e ogni successiva diramazione. Ogni volta mi chiedo come facciano le masse televisive a ingoiare così massicce dosi di volgarità e di menzogna. Ciò che appare in televisione non solo ha maggiore esistenza di ciò che non appare ma è anche il bene per definizione. Il monopolio dell'apparire è diventato il monopolio dell'essere e del valore fino al punto che non apparire equivale a non esserci. Un mondo sempre più bugiardo sembra mostrare evidenti le tracce del profondo nichilismo che lo attraversa: "Lo spettacolo è il cattivo sogno della società moderna incatenata, che non esprime in definitiva che il proprio desiderio di dormire. Lo spettacolo è il guardiano di questo sonno." Lo stato dell'informazione-comunicazione, in Italia e nel mondo, è decisamente preoccupante. Il pluralismo dell'informazione è ormai più apparente che sostanziale. La tendenza è al peggioramento. Ciò che milioni e milioni di persone ascoltano, leggono, e soprattutto vedono ogni giorno, è definito da gruppi ristretti, che decidono ciò che il grande pubblico deve sapere e ciò che non deve sapere. Basti pensare che l'industria della comunicazione ha superato a livello mondiale quella dell'intera industria automobilistica. E' sempre più evidente che anche l'informazione, i processi culturali di massa, l'intrattenimento, sono ormai essenzialmente merci, essi diventano luoghi di creazione del profitto e, al tempo stesso, luoghi di condizionamento del consumatore. Il sistema mediatico diventa in questo modo strumento centrale dell'organizzazione del dominio. L'informazione che vi transita è filtrata, incanalata, controllata in funzione di quegl'interessi. Dunque è tutto fuorchè onesta. In tal modo la società globale, la cosidetta "società della conoscenza", è passata in realtà nelle mani dei produttori di una gigantesca "fabbrica di sogni", figlia e sorella della globalizzazione. L'assoluto monopolio televisivo, inquinato da un gigantesco conflitto d'interessi, è un caso limite di particolare gravità. Televisioni e giornali diventano sempre più autoreferenziali, parlano di sè, tra loro e con il potere, si riempiono di pettegolezzi, amplificano le inezie e le pongono in primo piano; dimenticano problemi della gente, contraddizioni della società, la cultura, i valori civili. Favoriscono la svalutazione della sfera pubblica, e la spettacolarizzazione ed esaltazione del privato. Diritti e doveri vengono scambiati a piacimento, false emozioni dilagano, annegate in lacrime e finti incontri, insieme a finte sorprese e personaggi finti scambiati per veri.......... Pochi capiscono che la scuola e la famiglia, ma anche l'oratorio e la parrocchia, sono già stati travolti dalla potenza dei messaggi comunicativi cui sono sottoposte le giovani generazioni. Si violano i principi basilari di ogni democrazia......... E' indispensabile contestare i meccanismi che rendono succubi e indifesi milioni di telespettatori, i quali non hanno strumenti per difendersi perchè nessuno glieli ha dati, e perchè molti di loro, addirittura, sono stati convinti che non vi sia necessità alcuna di difendersi da bombardamenti così piacevoli.




Caro Antonello, il fatto di essere un volto nuovo non deve diventare il cavallo di battaglia della tua campagna elettorale. Dagli arogomenti che stai proponendo sembri un adepto della vecchia scuola/classe politica. Sembri un allievo di Ezio Cartotto, il maestro politico dei manager fininvest che sarebbero poi diventati i futuri esponenti di forza Italia, che, come tu ben sai, hanno un solo scopo: quello di sgranare gli occhi davanti alle telecamere per bucare lo schermo e recitare sempre il solito noiosissimo accumulo di concetti ridondanti e recitare il loro prolisso copione. Non voglio ""scadere"" nel luogo comune di chi giudica senza aver "tastato" le tue reali potenzialità però ricorda: non basta il volto ma anche gli argomenti devono essere nuovi. Come fabbisogno energetico dei comuni da soddisfare con le energie rinnovabili, un no deciso al nucleare, finanziare il risparmio energetico nell'edilizia, promuovere la raccolta differenziata, anche quella porta a porta, proporre regolamentazioni del precariato assicurando a chi ne fa parte salari maggiori rispetto a quelli percepiti dai lavoratori a tempo indeterminato (non basta dire che eri anche tu uno dei precari); vietare la candidatura a chi è stato condannato in via definitiva; proporre l'utilizzo del web e della webcam nei consigli provinciali per rendere partecipi tutti i cittadini alla vita politica; proporre la riduzione degli stipendi dei consiglieri provinciali; migliorare la burocrazia della pubblica amministrazione; fermare l'edilizia selvaggia e incontrollata; promuovere la tutela e lo sviluppo del patrimonio ambientale-culturale della provincia; insomma un bel programmino ricco di contenuti e povero di slogan vecchi come questi padroni che da anni sguazzano come bambini nel fango. Ne sarai capace oppure ti limiterai a ripetere il classico copoione che ti verrà fornito sottobanco dai tuoi padroni dirigenti??? Ai posteri l'ardua (spero positiva per te) sentenza.

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