MOLFETTA - Da sempre ridere nei momenti di difficoltà è un buon modo per superarli quasi a voler esorcizzare le proprie paure. Il riso comico infatti, gode di una valenza fortemente catartica.
E’ così fin dall’antica Grecia: vediamo allora le modalità ed i motivi comici che caratterizzarono il V sec. a.C. attraverso la interessante conferenza tenutasi presso l’Aneb (Associazione Nazionale Educatori Benemeriti) dal prof. Michele de Chirico incentrata sulle commedie di Aristofane.
La commedia in Grecia nasce intorno al VI sec. a.C. nella primitiva forma di feste rurali chiamate “Falloforie”, durante le quali veniva portata in processione la riproduzione di un enorme fallo seguito da musica e piccoli componimenti satireschi.
Ma il V sec. è un periodo di grandi trasformazioni e la commedia si modifica di conseguenza: ricordiamo che nel 431 scoppia la guerra del Peloponneso e proprio in questi anni Aristofane comincia la sua carriera di commediografo.
Il motivo dell’attualità è il file rouge delle sue opere, vediamo infatti come una delle sue prime commedie, portata in scena nel 425 gli “Acarnesi”, la storia di un cittadino di un demo periferico di Atene che stanco della guerra stipula una pace privata con Sparta, sottolinei l’orientamento ostile alla politica estera bellicista e di conseguenza a Pericle ed i suoi (fautori di questa guerra).
Ne “Le nuvole” del 423, la verve umoristica di Aristofane colpisce invece il padre della filosofia moderna, Socrate, descritto come un perdigiorno iniziatore di un modello educativo in netto contrasto con quello tradizionale (altro grave problema di questo periodo).
Nel 411 e nel 392/1 vanno in scena rispettivamente “Lisistrata” e “Le donne all’assemblea”: la guerra del Peloponneso continua imperterrita e nasce quindi l’esigenza di trovare per il pubblico una sorta di valvola di sfogo; ecco allora che i temi trattati in queste due commedie si distaccano dalla realtà e si fanno più utopistici. Nella prima infatti, le donne greche optano per uno sciopero sessuale per convincere i propri uomini a smettere di combattere; nella seconda, sono proprio le donne a prendere il potere al posto degli uomini dando un assetto politico ala città simile a quello pensato da Platone ne “La repubblica”.
Il pubblico che assisteva a queste rappresentazioni teatrali, soprattutto durante le Grandi Dionisie (aperte oltre che agli Ateniesi anche agli stranieri) era eterogeneo, quindi la scelta dei temi trattati era molto importante; inutile dire che qui il confine tra censura e propaganda politica si faceva davvero labile. Inoltre bisognava accontentare anche quella parte del popolo meno colta che non sempre comprendeva i diversi riferimenti presenti all’interno dell’opera, attraverso una comicità più diretta ed accattivante.
Infine, la conferenza si è chiusa con una lettura dei passi più salienti delle commedie.
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