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Ancora alberi al taglio: Molfetta come l'Isola di Pasqua? Taglio di ulivi per la maglia CA della Madonna della Rosa. Alberi al cimitero: tagliati per la bretella viaria. Regione Puglia, le prescrizioni ambientali. Prgc: tutelare le alberature di alto fusto
15 gennaio 2013

MOLFETTA - La società Italferr sta offrendo gratuitamente 2mila alberi di ulivo da reimpiantare dopo l’espianto per i lavori di raddoppio ferroviario della tratta Bari S. Andrea - Bitetto. A Molfetta, invece, si continuano a recidere e maciullare alberi di ulivo (e non solo) in nome del progresso, dell’urbanizzazione e della cementificazione.

Proprio lo scorso lunedì, Quindici aveva segnalato il taglio indiscriminato di centinaia di alberi nell’area terriera compresa tra via del Cimitero e la strada vicinale Coppe, suscitando scalpore e ribrezzo soprattutto tra i cittadini. A quanto pare, l’operazione sarebbe stata eseguita all’inizio di dicembre per “agevolare” le operazione di completamento della bretella viaria da parte dell’ANAS (si allaccerà alla SS 16bis, innestandosi dentro Lama Pulo).

Senza dubbio, i terreni sono stati già espropriati in passato, ma restano oscure le motivazione per l’amputazione e mutilazione di tanti alberi di ulivo: non sarebbe stato più ecologico espiantare gli alberi per pubblica utilità e rivenderli, come è accaduto a Bisceglie, o i costi di deposito erano maggiori rispetto ai profitti da ottenere? O, magari, i profitti della possibile rivendita del legno sono stati più rilevanti della tutela e valorizzazione del paesaggio e dei suoi elementi naturali?

Tra l’altro, secondo indiscrezioni, il completamento della bretella viaria, attivato dalla Regione Puglia dopo un letargo amministrativo ed esecutivo protrattosi per decenni, sarebbe funzionale al completamento dei lavori del porto dove, a breve, sarà ultimato il ponte di collegamento con la terraferma (i cantieri si stanno allargando sul territorio circostante, ovvero sull’area dell’autoporto-comparto 21 a ridosso dello svincolo per la zona industriale e sulla confluenza di una serie di lame che sfocianoa Cala san Giacomo, tra cui la Marcinase)

 

Stessa depredazione ambientale per le nuove zone di espansione tra via Terlizzi e la strada vicinale del Mino, dove sono non solo stati abbattuti numerosi alberi di ulivo della zona (con le altre tipiche alberature), ma costruite anche numerose palazzine e ville a ridosso di Lama Martina, violentando un habitat che avrebbe meritato una migliore sorte.

È recente anche l’abbattimento di alcuni alberi di ulivo insediati in alcuni aree delle maglie della zona CA, ovvero l’area che si snoda lungo la strada della Madonna della Rosa fino alla strada vicinale del Mino. Un abbattimento necessario all’edificazione delle varie ville a schiera o palazzine.

È opportuno notare che una delibera regionale del 2011 (verifica della compatibilità paesaggistica) fissava alcune prescrizioni ambientali da seguire per il PUE della zona CA: preservare le alberature di pregio della flora locale, limitare al minimo indispensabile i movimenti di terra e salvaguardare gli elementi diffusi del paesaggio agrario (come indicato dal PUUT/p). Abusus non tollit usum.

 

Purtroppo, anche alcune lacune del Piano regolatore di Molfetta, approvato nel 2001 dopo quasi 20 anni di redazione, hanno favorito la speculazione edilizia a Molfetta e la lenta ma inesorabile distruzione del paesaggio (es. la costruzione nelle e a ridosso delle lame), nonostante il piano avesse fissato limiti e prescrizioni: in alcune circostanze puntualmente evasi o strumentalizzati.

Ad esempio, tutta la fascia di Lama Martina è stata qualificata dal Prgc come verde urbano o territoriale (art. 29), dunque suscettibile di essere strutturata e valorizzata naturalisticamente, destinandola alla fruizione pubblica nel rispetto dei valori ecologici e della difesa ambientale (obiettivo da perseguire «attraverso la creazione di aree verdi, parzialmente attrezzate, nelle quali siano il più possibile rispettate le caratteristiche dell'ambiente naturale e/o agricolo preesistente, con l'inserimento di percorsi naturalistici»). Ad oggi, per Lama Martina manca un piano particolareggiato redatto ad hoc: campo libero per i mattonificatori.

 

Per di più, lo stesso Prgc impone criteri e norme per la salvaguardia di alcuni ambiti ambientali, in particolare le alberature di alto fusto. Secondo l’art. 47 «in sede di esecuzione degli interventi edilizi di qualsiasi natura e di studio dei piani particolareggiati o delle lottizzazioni, deve essere eseguito un rilievo delle alberature di alto fusto esistenti».

Inoltre, queste alberature «devono essere conservate ovvero trapiantate» e «in caso di comprovata necessità di abbattimento, su motivata autorizzazione del Sindaco, sentite le associazioni ambientaliste, dovranno essere piantati a cura e spese del proprietario altrettanti alberi di identica essenza nello stesso terreno oggetto dei lavori o in altro suolo pubblico indicato dal Comune».

È stata rispettata questa minima prescrizione? Quanti alberi sono stati conservati o trapiantati? Erano compravate le necessità di abbattimento degli alberi? Domande retoriche.

 

L’espansione a macchia d’olio della città sta cancellando giardini, agrumeti, orti e uliveti (e non solo). Poca superficie agricola periurbana si è salvata dal cemento e dall’asfalto, ma stenta a sopravvivere mantenendo intatte le sue connotazioni. Eppure, questi luoghi hanno ancora delle potenzialità importanti che, opportunamente sfruttate e messe a regime, possono rendere possibile la loro tutela e il loro mantenimento.

Non sarà di certo la rivoluzione nell’architettura di porti, aeroporti, strade e ferrovie a integrare le identità territoriali e connettere il territorio con le grandi direttrici del traffico nazionale e internazionale. Molfetta rischia di subire una sorte molto simile a quella dell’Isola di Pasqua: in pochi secoli, la gente isolana cancellò le proprie foreste, portò le proprie piante e i propri animali all’estinzione e vide la propria complessa società cadere a spirale nel caos e nel cannibalismo (quello che sta già accadendo non solo in ambito locale, ma anche nazionale e internazionale).

 

© Riproduzione riservata

 

Autore: Marcello la Forgia
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