Amministrative Molfetta, il travaglio del Pd e dell'intero centrosinistra. Avanza la destra populista dei ciambotti e dei cerchi magici della Nutella
MOLFETTA - La sinistra a Molfetta vive un travaglio interno, fatto di minoranze che restano emarginate, di maggioranze isolazioniste col rischio di diventare una riserva indiana dove prevalgono i personalismi che restano, però, fini a se stessi.
I partiti politici che, con tutti i loro difetti avevano garantito una linea e soprattutto rappresentato un riferimento per iscritti ed elettori, non esistono più. E anche quelli che sopravvivono a se stessi come il Pd, divenuto terra di conquista per qualcuno, sono divisi e logorati da non avere più credibilità.
L’elettore è sempre più confuso e diventa difficile anche per chi come noi, per mestiere, ha il compito di mediare l’informazione e la comunicazione in una selva di falsi informatori che producono bufale a livello industriale, mentre si dovrebbe interpretare il messaggio politico, se mai ci fosse, che viene fuori da questa situazione. Insomma, certi politici e certi partiti non si guardano mai allo specchio (forse per l'improbabile timore di vergognarsi del passato).
C’è grande confusione in giro, parlano tutti, grazie ai social, facebook in primis, che, come diceva Umberto Eco (non ci stancheremo di ripeterlo, repetita iuvant) hanno dato diritto di parola anche a legioni di imbecilli che prima sproloquiavano con qualche amico al bar, mentre oggi hanno lo stesso diritto di parola di un premio Nobel. Il dramma di Internet è che ha promosso lo scemo del villaggio a portatore di verità. Il guaio è che certa gente non sa nemmeno leggere, è ignorante e crede di nobilitarsi solo su Facebook insultando il prossimo. Non c’è più dialogo e confronto, non c’è più tolleranza e rispetto delle idee altrui: occorre essere omologati, altrimenti si viene additati come detrattori, solo perché si ha il coraggio di esprimere opinioni liberamente, fuori dal gregge.
E fra questi ignoranti, ci sono anche quelli che si permettono di dare lezioni di professionalità a tutti, loro che non hanno mestiere e che si atteggiano ad avvocati, politici, professori, ingegneri (quanti tecnici parlano del porto e delle soluzioni, senza competenza alcuna), manager, amministratori. Per non parlare di chi dà lezioni di giornalismo: in pratica, si credono tutti giornalisti. Buon per loro, le illusioni durano solo un attimo e un momento di gloria non si nega a nessuno.
Come si fa in questo clima di scontro a costruire il futuro di una città che ha bisogno di invertire un percorso segnato da 10 anni di malgoverno, con arresti e scandali, un paese dove trionfa il “liberi tutti” senza regole e senza leggi?
In questo clima chi sta messo peggio è proprio il centrosinistra, perché per il centrodestra, il destracentro e il ciambotto, tutto è più facile: basta garantire uno strapuntino a tutti e il consenso e la coalizione (l’armata Brancaleone) sono fatti.
E mentre la sinistra si interroga sulle alleanze e il possibile candidato sindaco, la destra divisa tra il ciambotto e il cerchio magico della Nutella, avanza e si organizza alla faccia di ogni coerenza e di ogni tormentato passato di alcuni personaggi e leader. L’importante è cavalcare il malcontento della gente con un malcelato populismo che finisce col vedere alleati Forza Italia e Salvini a promettere quello che sanno di non poter mantenere, come l’eliminazione della raccolta rifiuti porta a porta e il salvataggio dell’ospedale di Molfetta. Ma tant’è c’è chi ci crede e a prendere in giro i creduloni e gli smemorati, non c’è problema: i danni si piangeranno dopo, quando i guasti saranno già stati fatti e ci vorranno altri 10 anni per ripararli. E lo stiamo vedendo oggi, quando tutti parlano di una città allo sbando, compresi quelli che l’hanno distrutta e portata a questa situazione.
Così, mentre il Pd attende il responso della commissione regionale del partito sulla validità delle “tessere fantasma” (che saranno sicuramente ratificate: Emiliano sponsor del De Nicolo senza accento, è troppo forte a Bari perché qualcuno abbia il coraggio di opporsi), per mescolarsi nel ciambotto intollerante e non dialogante dei tammacchiani e minerviniani, e per vedere l’ennesima scissione che completerà l’opera di rottamazione del partito fatta dall’ex segretario locale, il resto della coalizione cerca di trovare una difficilissima sintesi.
L’errore del partito di Rifondazione di correre da solo con un proprio candidato sindaco per rimediare un posto in consiglio comunale e i maldipancia di Linea Diritta che teme l’omologazione a sinistra, prolunga l’attesa. Tra i rumors occorre registrare anche l’ipotesi di una candidatura di Gano Cataldo, già coordinatore di Sel in Puglia e candidato alle ultime elezioni europee con la lista L'Altra Europa con Tsipras, con la quale ha ottenuto a Molfetta ben 1.493 voti. Su di lui potrebbero convergere Sinistra italiana, Dèp (che ormai ha perduto la è e si prepara a convergere su Dp, Democratici e Progressisti di Bersani e D’Alema), Centro Democratico e l’ala di sinistra del Pd in caso di scissione per l’eventuale adesione al ciambotto.
In realtà, se Rifondazione rivedesse le sue posizioni e convergesse su un’alleanza modello 2013, ci sarebbe qualche possibilità di arrivare al ballottaggio, altrimenti la partita si giocherà tutta a destra, con la sola variante di Tommaso Minervini, ex sinistra, oggi candidato di destra.
Nessuna notizia dal Movimento 5 Stelle, che pure potrebbe raccogliere il voto di protesta, ma che resta ancora diviso in più gruppi, nessuno dei quali ha avuto l’imprimatur di Beppe Grillo. I nomi che si fanno sono quelli di Arnaldo Gambardella, di Giovanni Pani e del sempre politicamente inquieto Matteo d’Ingeo (destinato, come in passato a restare deluso anche da questa eventuale scelta).
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