Di recente uno dei provvedimenti adottati dal Governo per arginare il problema, diventato ormai una vera e propria emergenza sociale, dei numerosi incidenti stradali del sabato sera, definiti stragi per l'alto numero di vittime che provocano tra i giovani, è stata la sottoscrizione, da parte del ministro degli Interni Giuliano Amato e di quello per le Politiche Giovanili Giovanna Melandri, di un “codice etico” di autoregolamentazione con le associazioni dei locali pubblici e delle aziende produttrici e distributrici di bevande alcoliche, al fine di coinvolgere ed attivare le responsabilità di tutti i soggetti interessati quali, appunto, gestori “del divertimento”, pubbliche amministrazioni, forze di polizia e gli stessi giovani. L'accordo, insieme a norme specifiche varate dal Consiglio dei ministri, prevede una serie di misure preventive come quella del guidatore designato (bobby) che per una sera non beve e si fa carico della sicurezza di tutti o il divieto di applicare sconti sulla vendita di alcolici oppure la collaborazione, a vari livelli, in campagne di comunicazione e sensibilizzazione. E' chiaro che solo adeguati rafforzamenti di controlli sistematici e coordinati su alcool e droghe ed intensi e serrati pattugliamenti delle zone a rischio potranno consentire l'osservanza delle regole così com'è accaduto in Germania ed in Francia dove il fenomeno non esiste quasi più da quando sono stati incrementati gli organici ed i mezzi in dotazione alla polizia stradale. Del resto l'approccio ad un problema di tale natura e di tali dimensioni ( ricordiamo che in Italia ogni anno muoiono 8000 persone mentre 1500 diventano tetraplegiche a causa di incidenti stradali) non può e non deve essere solo di tipo normativo e repressivo visto che le cause principali di tali incidenti e cioè distrazione, disattenzione, stanchezza, eccessiva velocità, sono quasi sempre determinate dall'uso ed abuso di alcool e droghe da parte di conducente e viaggiatori. In particolar modo di notte si verifica il più alto numero di morti ogni cento secondi: 4,9 contro 2,7 della media nazionale, valore che tocca il suo apice il sabato notte (5,5) e intorno alle 5 del mattino (7,8). Questo la dice lunga sui comportamenti e gli stili di vita di coloro, soprattutto giovani, che in particolar modo il venerdì ed sabato notte amano spostarsi tra le varie “stazioni” del divertimento (wine-bar, discoteche, circoli, feste, ecc.) con qualunque mezzo (motorini, utilitarie, auto costose) e stordirsi con musica, alcool, sigarette e droghe per rientrare tardi, non prima delle quattro, magari dopo una colazione a base di cornetto e cappuccino. Le ore trascorse in questi luoghi deputati ad un tipo di divertimento quasi indotto e forzato dove eseguono dei rituali di cui essi stessi sembrano essere i cerimonieri, rappresentano per molti il riscatto di una vita diurna fatta di studio, lavoro, competizione oppure segnata da noia, frustrazione, senso d'incertezza e precarietà, assenza di sogni e progetti e persino di modi e modelli che non siano necessariamente belli, vincenti ed “eccezionali”. In realtà, è proprio la dimensione di “normalità” che sembra essere preclusa, a giovani ed adolescenti, da un certo tipo di società come quella attuale che, priva di senso del passato ( dov'è finita, ad esempio, la figura autorevole e rigorosa, dei vecchi?) e di quello del futuro, troppo lontano ed incerto, esalta e valorizza al massimo il culto del presente nella sua accezione edonistica, trovando più facile proporre modelli eccezionali che definiscano l'evento anziché recuperare ed elaborare, con loro e per loro, una più ampia cultura della vita che ricomponga i valori sociali e li renda dominanti, assimilabili, “affascinanti” a tal punto da stimolare i loro sogni e le loro speranze. Per ora l'eccessiva mitizzazione di bellezza, ricchezza, potere e successo, è ciò che sembra impegnare maggiormente la mente e la fantasia di tanti ragazzi buona parte dei quali fanno ricorso ad alcool e droghe per i più svariati motivi: a volte solo “per provare”, spesso per riempire, in maniera consapevole e non, quei vuoti interiori nati da rapporti tesi e conflittuali in famiglie mute, disattente o anaffettive, o per un generico senso di sfida o, ancora , per quello smarrimento e quella confusione che non di rado accompagnano gli anni a torto definiti “della spensieratezza”. Il voler aderire, già dall'adolescenza, a modelli omologati di comportamento che evitino un ulteriore isolamento ed emarginazione da parte dei gruppi amicali spiega, in parte, la precocità delle prime sbornie o ubriacature che gli esperti fanno risalire già ai 12 anni e considerano una sorta di rito di iniziazione per chi vuole soddisfare il proprio senso di appartenenza e sentirsi accettato. ***** Aumenta a Molfetta la dipendenza psicologica da sostanze psicotrope Per avere uno spaccato della situazione giovanile a Molfetta dove, a detta degli operatori del settore, spaccio e traffico di droga costituiscono una delle principali attività della malavita locale, così come testimoniano anche i numerosi casi di cronaca di cui spesso ci occupiamo, siamo andati al SerT, il servizio pubblico per le tossicodipendenze istituito dalla legge 162/90 i cui locali, ubicati nei pressi dell'ospedale, accanto a quelli del Consultorio Familiare, in una zona ad alta densità di traffico pedonale e non, ci sembra non consentano quel rispetto all'anonimato che dovrebbe essere garantito in questi casi agli utenti. Ricordiamo che i SerT sono organi territoriali del Servizio Sanitario Nazionale, attivi all'interno della AUSL (ogni distretto ne comprende uno) e si occupano di prevenzione, cura e riabilitazione delle dipendenze patologiche, come l'abuso di sostanze legali (alcool e tabacco) e sostanze psicotrope, attraverso precise strategie d'intervento che operano su diversi fronti: farmacologico, educativo, sociale, psicologico. Gli organici comprendono, perciò, diverse figure professionali come medici, sociologi, psicologi, assistenti sociali, educatori, infermieri e sono proprio il sociologo Claudio Poggi e l'assistente sociale Serena De Gennaro a mostrarmi i risultati di una ricerca, datata 2004 e condotta da operatori del Dipartimento delle Dipendenze Patologiche dell'ex AUSL B/2, dal titolo “Propensione al rischio e consumo di sostanze nei giovani”. L'indagine, effettuata su 450 giovani tra i 14 ed i 25 anni intervistati d'estate, all'uscita di pub e locali pubblici, in orari prevelentemente serali, nei Comuni di Barletta, Trani, Bisceglie, Molfetta (108 casi) e Giovinazzo (47 casi) attraverso un questionario reperito da altre ricerche sul tema svolte a livello nazionale, fa parte di un progetto, finalizzato dalla Regione Puglia e tuttora in corso, che ha per finalità la prevenzione primaria della dipendenza patologica dei giovani. Occorre comunque precisare che tale indagine mette in luce ed esplora solo delle tendenze e non fornisce stime esatte poiché il campione degli intervistati non è statisticamente rilevante, inoltre essa deve e può essere considerata il punto di partenza per ulteriori approfondimenti che permettano di analizzare ed osservare, anche con altri sistemi qualitativi, gli intrecci, le dinamiche relazionali ed i sistemi d'azione del contesto esaminato. Le conclusioni a cui essa è giunta, anche grazie a un test di valutazione di alcuni tratti della personalità, quali appunto la propensione al rischio ed il bisogno di attivazione emozionale, ossia la voglia di trarre emozione e piacere da situazioni pericolose, confermano la tendenza di giovani e adolescenti a fare ricorso, in maniera più o meno abituale, ad alcool e sostanze psicotrope anche se poi solo una minima parte di essi sviluppa una malattia come la dipendenza psicologica. Probabilmente ciò avviene grazie a fattori protettivi quali la struttura familiare solida, l'alto livello di autostima, un buon adattamento sociale, ecc., elementi di sostegno che creano una rete contenitiva per una possibile “deriva tossicomanica”. E' stato rilevato anche che esiste una relazione positiva, molto più forte nelle femmine, tra fattori psicologici interni al soggetto, come il bisogno di attivazione emozionale che è invece molto più alto nei maschi, ed i comportamenti rischiosi-trasgressivi direttamente agiti dai soggetti, che possono essere a loro volta influenzati da fattori sociali e culturali. Alla fine, ciò che emerge dallo studio e che è importante rilevare, è la “condizione di fragilità-disadattamento che, se per certi aspetti può essere considerata fisiologica per l'età degli interlocutori, naturalmente propensi alla sperimentazione, alla trasgressione ed al rischio, per altri diventa preoccupante proprio per questo continuo ricorso all'alcool e alle sostanze, naturali o chimiche, in qualità di mediatori o di surrogati della comunicazione e della relazione”. L'importanza di una corretta informazione ma soprattutto di una “comunicazione efficace” è ribadita dagli operatori del Sert che prestano grande attenzione all'aspetto psicosociale della loro attività basata su strategie di interventi multidisciplinari e su progetti di prevenzione più ampia con coinvolgimenti e sinergie tra le varie istituzioni. Dei Sert ci occuperemo ancora e in maniera più dettagliata in seguito per soddisfare le richieste di molti nostri lettori.
Autore: Beatrice De Gennaro