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Al Mediterrante film festival con Mario Monicelli Iniziata ieri la manifestazione di cinema per ragazzi. Intervista al Maestro
12 novembre 2008

BARI - Si è aperto ieri sera al Cineteatro Royal di Bari, in grande stile, “Mediterrante” l primo festival itinerante del cinema e dei linguaggi per i ragazzi, diretto dal regista Antonio Capuano, che durerà fino a sabato e toccherà anche le località di Gioia del Colle, Castellana Grotte e Noicattaro. Presente in sala come ospite d'onore, dopo aver dato l'ideale taglio del nastro alla prima edizione del film festival, il maestro Mario Monicelli. Un festival partito con la marcia giusta, perché oltre alle previste proiezioni del cortometraggio “Il canto del cigno-Iraq Freedom” del regista iracheno Makki Awad in anteprima mondiale e di una serie di cortometraggi francesi sul tema del razzismo e dell'intolleranza, a fare da fuori programma vi è stata a presenza di Miloud Oukili, con tanto di supporto orchestrale. Orchestra “da strada”, naturalmente, perché Miloud-“rispetto”-Oukili, che rappresenta l'altra importante personalità del festival, per strada tra i bambini di Bucarest ci ha trascorso 15 anni della sua vita: 15 anni che sono sfociati in un film, “Parada”, di Marco Pontecorvo, figlio d'arte del compianto Gillo, che sarà proiettato in anteprima nazionale venerdì prossimo. Un film che lo stesso Oukili ha definito multietnico, e per questo ha dichiarato di essersi battuto fortemente perché uscisse in Romania, Francia e Italia, al termine della sua esperienza “dalla quale ho appreso tanto. Quei bambini mi hanno insegnato cose che la scuola, la famiglia e la vita non mi avevano insegnato”. Ma inevitabilmente a calamitare l'attenzione è stato il re della commedia, Mario Monicelli, apparso ancora una volta in gran forma a dispetto del tempo, tanto da accettare di farci il regalo di dedicarsi al nostro taccuino: “speriamo che questo festival che comincia adesso dia una ventata di novità al cinema italiano, che credo ne abbia bisogno, perché non racconta l'Italia com'è, quella autentica”, ha affermato il regista di Amici Miei, L'armata Brancaleone, I soliti ignoti e innumerevoli altri capolavori. “Racconta delle storielle che lasciano il tempo che trovano. Alcuni autori sono un po' più attenti, ma in generale non è così. Speriamo che questo festival dia un buon inizio”. Quali possono essere i nuovi Monicelli ? “Gli eredi non ci sono mai da nessuna parte, ognuno fa quello che vuole, per conto suo. E' presunzione pensare di avere degli eredi, nessuno ha eredi, nasce per conto suo”. Siamo in Puglia, ultimamente grande terra di cinema, ma anche Monicelli vi ha lavorato: ne è un esempio La ragazza con la pistola, girato a Polignano a Mare. Una regione che spesso e volentieri si trasforma in un set naturale: “ho girato tutta la Puglia, è un set ancora molto vario, pieno di luci, di colori, di vari paesaggi, cose di ogni genere. In fondo la Puglia è abbastanza presente nel cinema”. Puglia, Bari: riapre il Petruzzelli, e il Monicelli uomo di teatro esulta: “è un grande avvenimento, e anche se non vi ho mai lavorato, l'ho visto quando era in piedi…ho una certa età”. Il regista toscano è a Bari per un motivo, non a caso: per lui, l'autore che più di tutti è riuscito, gelosamente, a conservare il bambino interiore, la voglia di non crescere e non prendersi mai sul serio, e Amici Miei ne è il lampante esempio, essere testimonial di un festival di cinema e linguaggi per ragazzi viene quasi automatico. Gli chiediamo qual è il suo rapporto con l'infanzia. “Ho fatto un film, L' armata Brancaleone, che è un film per ragazzi. Poi non so quanto ho fatto sopravvivere il ragazzo che sono: certo, i ragazzi sono quelli che bisogna spingere perché facciano cose che parlino soltanto di divertimento, che raccontino le cose. Il cinema per ragazzi è difficile, se ne fa pochissimo, infatti”. E il suo, di cinema? Una volta disse che non aveva paura di morire, quanto di non lavorare più… “No, adesso non ho paura neppure di non lavorare più, perché non lavoro più da due anni (dall'uscita del suo ultimo lavoro, Le rose del deserto, ndr), e sto bene. Non faccio più film, non lavoro più ma è una scelta, perché non me la sento, non ho più forza. E poi, insomma, ho detto tutto quello che avevo da dire, non c'è ragione di ripetersi”. Di sicuro, riguardando indietro, a tutta la sua produzione, chi lo ama non ha di che annoiarsi ancora per tantissimo tempo.
Autore: Vincenzo Azzollini
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