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Al Festival “Storie italiane 2016” (libreria “Il Ghigno” di Molfetta) Yvan Sagnet parla del caporalato
28 giugno 2016

MOLFETTA – Al via la 4a edizione del Festival  "Storie Italiane 2016". Il primo Festival Indipendente di letteratura" a Molfetta, promosso. Ideato e organizzato dalla libreria "Il Ghigno – un mare di storie ", Ai librai un plauso per la disponibilità e la voglia di migliorare questa città, dando spazio alla cultura, all'arte, alla lettura e alla letteratura.

Alle 19 grande tensione e emozione presso la libreria. L'ansia di fare tutto per bene invadeva lo sguardo dei librai. Una corsa contro il tempo per assicurarsi i posti migliori, tra l'ansia di conoscere l'ospite della serata e la voglia incondizionata di conoscere il direttore artistico del Festival, una figura che quest'anno per la prima volta arricchisce "Storie Italiane". Quest'anno "Storie Italiane" si concentrerà più sull'attualità e abbraccerà i popoli del Mediterraneo.

“Parlare di legalità è oggi molto importante”, afferma Donatella emozionatissima. Purtroppo l'ospite, che in questo primo incontro era lo stesso direttore artistico, non è potuto esserci personalmente per problemi di sicurezza legati alla sua intensa attività di denuncia.

L' ansia del pubblico è andata man mano diminuendo, ma l'incontro avvenuto via Skype, ha reso il momento molto più magico rispetto a come si profilava nella mente di tutti. 

Yvan Sagnet, direttore artistico del Festival e ospite del primo incontro, autore di due libri "Ama il tuo sogno" e "Ghetto Italia", nato a Douala, una città del Camerun sud occidentale, è arrivato in Italia con il visto di studente. È laureato in Ingegneria delle Telecomunicazioni e da Torino, città in cui studiava, si è trasferito a Nardò, dove ha provato l'esperienza di bracciante, lavorando come contadino per la raccolta dei pomodori. Adesso si occupa dei problemi del caporalato.

"Ama il tuo sogno" è il libro che ha coinvolto due scuole superiori, il liceo delle scienze applicate “Montalcini” di Molfetta e il liceo Sylos di Terlizzi.

“In classe ci siamo confrontati sul tema dell'immigrazione e sono rimasta un po' spaesata; non avevo mai visto fra i ragazzi così tanti pregiudizi, stereotipi, idee preconcette nei confronti degli immigrati” racconta la professoressa Susanna Mezzina del liceo di Molfetta. “Mi sono sentita così impotente che ho pensato che l'unica cosa da fare fosse avere un contatto diretto. Così mi sono rivolta alla Caritas e dopo un percorso di ricerca ho conosciuto Yvan Sagnet tramite i librai, continua la professoressa che ha una luce particolare negli occhi. Inoltre la prof sostiene che la lettura del libro è stata spunto per riflessioni di vario genere, come l'infanzia di Yvan, felice anche nell'infelicità e il modello di famiglia allargata, composta non solo da persone dello stesso sangue, che caratterizza il continente africano.

I ragazzi della professoressa hanno letto alcune pagine scelte del libro, pagine che hanno portato alla riflessione e alla condivisione di varie idee, concetti, pareri.

Subito dopo è avvenuto il collegamento con Yvan, emozionatissimo. “È un onore essere direttore artistico del Festival. Io vorrei sempre imparare perché per me la cultura è fondamentale, mi ha permesso di aprirmi al mondo, è il centro della mia vita. Il fatto di andare sempre alla ricerca delle cose mi ha permesso di portare a termine un lungo percorso” afferma Yvan che parla l'italiano perfettamente.
Dal pubblico gli chiedono di parlare della sua esperienza a Nardò. “Sicuramente è stato un percorso che ha segnato la mia vita. Io venivo da Torino dove studiavo. Ho rischiato molto. È stata la determinazione per un ideale che mi ha permesso di rivendicare i miei diritti, i nostri diritti, di uscire dalla schiavitù. Tutto questo è stato più forte della paura” racconta Yvan con un tono di soddisfazione.

“Il caporalato è un fenomeno che riguarda anche i lavoratori italiani. È una battaglia comune” prosegue. “Se non affrontiamo questo problema dal punto di vista generale non andremo da nessuna parte”. Cita anche Giuseppe Di Vittorio: “Senza l'unità dei lavoratori non si va da nessuna parte”. Dice che il suo idolo è stato in quel periodo Enrico Mattei che gli ricordava tanto Nelson Mandela. “Questi personaggi hanno una visione comune del mondo”. “Bisogna lavorare sul modello di sviluppo, spostare le singole battaglie a un livello più ampio”.
 È ottimista Yvan, perché la sua esperienza gli ha insegnato che si può raggiungere un mondo migliore: “I popoli sono chiamati a vivere insieme; io sono cittadino del mondo. La conversazione continua e Yvan racconta di quanto abbia sempre amato l'Italia e abbia fatto tutto questo non solo per sé ma per l'intera nazione, per il mondo intero. Sottolinea sempre il suo amore puro per la cultura e infatti l'incontro si conclude con una sua frase che ha fatto partire un lungo applauso spontaneo: “Ci salveremo con la cultura”. Consiglia quindi ai ragazzi di continuare a studiare, di avere sempre sete di conoscere e imparare.

Dopo la chiusura del collegamento, il prof. Alberto Altamura del liceo di Terlizzi ha mostrato il video che ha creato insieme ai suoi alunni. Partendo da una riflessione di Gaetano Salvemini gli alunni hanno intervistato 10 immigrati, tutti con un titolo di studio universitario; tra questi c'era anche Yvan.

Nessuno avrebbe mai immaginato che un incontro via Skype avrebbe incantato un sacco di persone, incollato sulla sedia diverse vite che vogliono consumare cultura.  L' aria era intrisa di magia e elettricità, con la speranza e l'ansia iniziale di incontrare di persona un vero eroe, Yvan.

© Riproduzione riservata

Autore: Sabrina Spadavecchia
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