Abbattista (Pd) replica alle dichiarazioni rilasciate dal sindaco di Molfetta a Quindici
Il coordinatore del Partito Democratico: “L'amministrazione comunale naviga a vista”
MOLFETTA - Il coordinatore locale del Partito Democratico, consigliere comunale avv. Giovanni Abbattista (nella foto) replica all'intervista rilasciata dal sindaco Antonio Azzollini al mensile Quindici e anticipata sul nostro quotidiano Quindici on line che tanto rumore e reazioni ha suscitato in città, registrando anche numerosi commenti dei lettori sul nostro sito.
Azzollini, dopo oltre un anno di silenzio con la stampa, nell'intervista a “Quindici” affronta diversi problemi dai banchi di frutta e verdura al compostaggio, dalla vicenda della capitaneria a quella delle “quote rosa” (le donne in giunta), dal piano dei servizi a quello dei trasporti, dall'impianto di compostaggio abbandonato alla pulizia della città, dal nuovo porto commerciale alle opere di urbanizzazione delle zone di espansione.
Ecco la replica di Abbattista, ripresa anche da altri organi di informazione locale (che con scarsa professionalità non citano la fonte dell'intervista, cioè la nostra testata):
«L'interruzione del “black out”, del corto circuito informativo che ha fatto seguito alle ben note intemperanze del sindaco nei primi consigli comunali, getta uno squarcio di luce inquietante su questo primo anno di governo cittadino, rivelando le ragioni delle scelte fatte e tutti i limiti delle stesse.
Francamente desta sconcerto quanto detto dal sindaco sul problema dei banchi di frutta e verdura ambulanti presenti in tutta la città e che sembra crescano di numero ogni giorno.
Per il Sindaco il lassismo sul problema è la maniera per rispondere alle richieste di lavoro, per sopperire alla mancanza di piazze mercatali e per assecondare le richieste dei cittadini.
Ma a questo proposito pare evidente che Antonio Azzollini abbia perso il contatto con la realtà dal momento che sono proprio i cittadini, da tempo, a lamentarsi di una situazione divenuta insopportabile per la sua diffusione sull'intero territorio della città e che è contraria ad ogni forma di decoro oltre che alle più elementari norme di igiene.
Se questa amministrazione intende dare risposte alla drammatica richiesta di lavoro lasciando tutti liberi di occupare il suolo pubblico per svolgere attività commerciali, certo c'è da essere preoccupati.
Se mancano delle piazze è perchè l'amministrazione non si fa carico di realizzarle e organizzare la rete dei venditori che oggi vive in un regime di sostanziale anarchia. Tutti quanti assistiamo, nell'assoluta inerzia di coloro i quali dovrebbero esercitare il controllo, al proliferare ad ogni angolo di strada di bancarelle varie ed all'occupazione indisturbata non solo dei marciapiedi ma anche di carreggiate di strade centrali della città.
Mi chiedo se questo è il concetto del bello che il nostro sindaco ha più volte decantato parlando di una città che evidentemente conosce solo lui.
Se solo il sindaco fosse disponibile ad ascoltare effettivamente i cittadini (cosa notoriamente impossibile per la sua assenza sul territorio) capirebbe che esiste un malcontento diffusissimo nella città che solo lui non percepisce.
Ma il dato inquietante è la sua sostanziale abdicazione al ruolo di amministratore, che è quello di governare i processi, di pianificare i settori affinchè la qualità della vita dei cittadini migliori.
Sappiano i cittadini, al di là delle lapidarie affermazioni del sindaco, che le autorizzazioni provvisorie degli ambulanti, scadute a novembre dello scorso anno, sono state prorogate sino al 31 gennaio del 2009 nella previsione dell'approvazione, da parte del Consiglio Comunale, di un piano di commercio. Siamo alla fine di giugno e nessun piano è stato redatto, sicchè le autorizzazioni provvisorie diventano sostanzialmente definitive e sarà sempre più problematico riorganizzare in maniera civile il settore del commercio ambulante per il consolidamento delle posizioni degli operatori.
La verità è che questa amministrazione è incapace di svolgere qualsivoglia attività pianificatoria e programmatoria, questa amministrazione non ha un'idea chiara di città: sostanzialmente naviga a vista.
Non esiste ad oggi un piano dei servizi, né un piano dei trasporti che, a dire del sindaco, non è nemmeno nelle priorità di questa amministrazione intenta a soddisfare qualsivoglia esigenza dei cittadini.
La accondiscendenza a qualsiasi desiderio dei cittadini, anche quelli che vengono disincentivati in qualsiasi paese civile, nasconde tutti i limiti di un governo che non governa.
Dopo le parole del Sindaco è d'obbligo chiedersi se questa amministrazione abbia una propria idea di “bene comune” attorno alla quale chiedere alla comunità di ritrovarsi. Compito di una amministrazione è quella di farsi carico di proporre ai cittadini di perseguire un'idea di città dove gli interessi particolari e le esigenze dei singoli possano anche subire dei sacrifici, se questi sono necessari al raggiungimento di un interesse comune. Ci chiediamo, allora, se nell'idea di questa amministrazione i rapporti di convivenza debbano essere regolati ed ordinati, ovvero debbano essere rimessi all'arbitrio dei singoli.
E che dire della nota questione della capitaneria di porto.
Questa è già scritta come la pagina peggiore di questo anno di amministrazione, in cui arroganza, superficialità ed incapacità hanno prodotto un solo risultato e cioè i danni che tutti i cittadini pagheranno di tasca loro quando le azioni di risarcimento dei danni già avviate dal Ministero e dall'impresa aggiudicataria arriveranno a maturazione.
La responsabilità delle forze oggi al governo della città è scritta negli atti: il problema è stato sollevato intempestivamente nel maggio del 2008 quando ormai era irrisolvibile, quanto meno con gli strumenti utilizzati e bocciati ripetutamente dal Tribunale Amministrativo così come da noi previsto.
Il Porto, poi, è un tema tutto da approfondire, un tema del quale è chiara la volontà di non parlare ma che credo riserverà sorprese.
Sono oltre tre mesi che attendo risposta ad una interrogazione consiliare nella quale ho posto una serie di quesiti sullo svolgimento della gara e sull'esecuzione dei lavori.
Come al solito per il sindaco tutto è in ordine e il contemporaneo sminamento ed esecuzione dei lavori avrebbe consentito di guadagnare tempo.
La verità è che l'amministrazione ha fatto la scelta, erronea e francamente incomprensibile, di consegnare tutte le aree per l'esecuzione dei lavori appaltati, comprese quelle oggetto dei lavori di sminamento, con la definizione di un cronoprogramma che prevedeva l'inizio dei lavori di dragaggio nel mese di ottobre 2008 e la fine nell'aprile del 2009. Ad oggi (e siamo alla fine di giugno) tali lavori non sono ancora incominciati, per i prevedibili ritardi nella bonifica delle aree. E' chiaro che per questo ritardo il Comune sarà chiamato a rispondere dei danni da parte dell'impresa appaltatrice, con la conseguenza che – anche in questo caso – i cittadini ne faranno le spese.
E che dire della pulizia della città o dell'esecuzione delle opere di urbanizzazione pagate dai cittadini da lungo tempo ed a tutt'oggi non eseguite?
Per il sindaco è tutto a posto.
La costante nelle parole del sindaco è il divaricamento tra la sua visione della città e la realtà dei fatti, quelli duri che la gente vive nella quotidianità e che solo lui sembra non rilevare.
Un ultimo accenno curioso sul tema della sicurezza, tanto agitato nella campagna elettorale dal sindaco ed anche richiamato nel messaggio di auguri di fine anno nel quale il primo cittadino prometteva una città più sicura.
Nell'incapacità di attrezzare risposte su questo problema montante nella città, il sindaco ha oggi scoperto che la tutela della sicurezza non rientra nei compiti dell'amministrazione ma delle forze dell'ordine.
Su questo sbaglia il nostro Sindaco, perchè molto può fare l'amministrazione comunale per disincentivare la illegalità, innanzitutto ripristinando all'interno della città l'idea che esistono delle regole di convivenza che vanno rispettate, prestando maggiore attenzione alla parte di ponente della città dove al maggiore disagio della gente corrisponde una minore presenza delle istituzioni.
E' necessario ripristinare un tessuto di fiducia tra i cittadini e le istituzioni che negli ultimi anni si è andato perdendo, esercitando le prerogative della pianificazione e del governo nei settori cruciali per la qualità di vita dei cittadini.
In altri termini, è urgente sostituire al mero esercizio del potere, un'autentica amministrazione della città».