Abbattista (PD): fallito il progetto porto. Azzollini inganna la città. Strano silenzio
La delega amministrativa della Regione al Comune di Molfetta è scaduta e intanto è in arrivo una nuova perizia di variante per il nuovo porto di Molfetta. Sarebbe già la seconda in pochi anni e, unitamente ai costi in continuo aumento ed ai tempi di realizzazione fuori controllo, dimostrerebbe che: “Azzollini non è più in grado di governare il processo di realizzazione di un’opera su cui già oggi sono state riscontrate gravi criticità e che non sappiamo quanto costerà alla comunità”. Il coordinatore cittadino del Partito democratico, Giovanni Abbattista è duro con la gestione di questa amministrazione nella realizzazione del nuovo porto. Ma come? Abbiamo lasciato a febbraio il sindaco Antonio Azzollini sul molo del porto con il caschetto che sosteneva che i lavori si concluderanno il più presto possibile? «Azzollini ha sempre fatto dichiarazioni rassicuranti sull’andamento dei lavori del porto. Ma abbiamo dovuto registrare in più occasioni uno scollamento tra le sue dichiarazioni e la realtà dei fatti». A cosa si riferisce? «Da ultimo a fine febbraio c’è stato il sopraluogo con la stampa al cantiere del porto in cui il sindaco ha raccontato che tutto procedeva regolarmente. Ebbene quelle dichiarazioni rassicuranti venivano fatte quando già il primo febbraio il Comune aveva sottoscritto il verbale del comitato di coordinamento delle operazioni di bonifica in cui si stabiliva quale data di presumibile per la fine dei lavori di sminamento il 2014. Ricordo, ove fosse necessario, che nel cronoprogramma iniziale tutte le operazioni di dragaggio successive allo sminamento dovevano essere eseguite tra ottobre 2008 e aprile 2009. Ora siamo ad una previsione del 2014 per la sola fine delle attività di bonifica. A tanto aggiungasi che nell’atto di transazione sottoscritto con l’impresa aggiudicataria dei lavori si concedeva alla stessa un risarcimento milionario al fine di ottenere una sorta di moratoria sino al 31.12.2011, termine entro il quale il Comune avrebbe dovuto chiudere le operazioni di bonifica. Ma anche questo termine è saltato. Tutto questo per dire che non è onesto dire ai cittadini che tutto va bene, che i lavori procedono con regolarità, quando nella migliore delle ipotesi la bonifica sarà completata nel 2014, ovvero cinque anni dopo i tempi stabiliti con colpevole superficialità nel cronoprogramma». Ma il Comune non opera su delega della Regione? «Anche su questo aspetto ci sono problemi e gravi ritardi da parte del Comune. Ad agosto del 2010 la Regione ha posto al Comune di Molfetta il problema del rinnovo della delega, chiedendo una serie di documenti tecnicoamministrativi, il cronoprogramma aggiornato dei lavori e la relazione di attuazione degli stessi nel rispetto dell’autorizzazione all’escavazione rilasciata dal servizio ecologia. A novembre il Comune ha risposto trasmettendo solo una parte degli atti». Quindi il rinnovo non è ancora arrivato? «La Regione nel procedimento teso al rinnovamento della delega e a seguito della verifica amministrativa ha riscontrato gravi criticità ed effettuato specifici rilievi in ordine all’andamento dei lavori chiedendo chiarimenti in relazione ai quali il Responsabile unico del procedimento (Enzo Balducci, ndr), ad oggi, dopo cinque mesi, non ha ancora fornito alcuna risposta. C’è da chiedersi come mai il dirigente ad oggi non abbia esaurientemente fugato ogni dubbio sulle problematiche sollevate dalla Regione Puglia, c’è da chiedersi se le ragioni siano da ascrivere alla impossibilità di fornire risposte convincenti. Io credo questo». Quali sono queste criticità? «Le risposte inquietanti che non sono state date sono relative alle condizioni che hanno portato alla prima perizia di variante ed alla successiva transazione con la società appaltatrice costata alla comunità 7,8 milioni di euro. Ma andiamo con ordine. Il 13 febbraio 2008 viene approvato il progetto esecutivo dei lavori del porto. Siamo alla vigilia delle elezioni amministrative. Viene approvato in tutta fretta il progetto esecutivo e immediatamente dopo avviene la consegna dei lavori, in tempo per le elezioni e per farsi ritrarre nella posa della prima pietra». Ma questa è una vecchia storia... «Ma tutto parte di lì. Tutto nasce dalla fretta e dalla faciloneria con la quale si effettuano adempimenti delicatissimi per lo sviluppo successivo dei lavori. L’amministrazione ha proceduto alla consegna integrale delle opere anche se insistevano su aree non disponibili perché interessate da operazioni di bonifica e solo un anno e mezzo dopo, esattamente ad agosto del 2009, ha disposto di fare una perizia di variante costata già di progettazione 676 mila euro. Intanto in pochi mesi di lavori la società appaltatrice ha iscritto riserve per 22 milioni di euro ed ha minacciato di risolvere il contratto perchè impossibilitata a procedere secondo il cronoprogramma a causa del mancato completamento delle operazioni di bonifica». E siamo al risarcimento di 7,8 milioni di euro. Come l’amministrazione ha giustificato tale scelta? «In proposito voglio ricordare che l’opposizione, diversi mesi prima dell’atto di transazione, con un proprio ordine del giorno posto in votazione, aveva portato in consiglio comunale tutte le problematiche in ordine ai ritardi dei lavori ed alle possibili implicazioni risarcitorie che ne sarebbero potute derivare. Avevamo richiesto di valutare l’opportunità di sospendere i lavori per anticipare le iniziative dell’impresa appaltatrice, ma siamo rimasti inascoltati. Successivamente abbiamo chiesto di conoscere quali fossero state le valutazioni che avevano indotto l’amministrazione a ritenere congruo tale risarcimento. Agli atti non c’è nessun parere, che per legge doveva essere richiesto all’avvocatura in ordine alla congruità della misura dei danni. Con una superficialità inquietante il Comune ha decisorisoluzione del contratto, circostanza questa che sarebbe stata piuttosto impopolare per un’amministrazione che intende sempre fare grande professione di efficienza». Il risarcimento dei danni elargito però terrà al riparo il Comune solo fino a fine anno. Poi cosa succederà? «È evidente che l’amministrazione si è ormai messa nelle condizioni di rincorrere i problemi adottando soluzioni posticce tese solo a procrastinare i problemi e non a risolverli. In questo quadro l’amministrazione sta mettendo in atto altre misure tampone per evitare l’onta della risoluzione del contratto, ma con notevoli costi aggiuntivi. L’amministrazione, con una seconda perizia di variante in corso, ha deciso di effettuare le opere di colmata della banchina, anziché con il materiale di escavazione dei fondali da recuperare con il dragaggio, come era previsto dal progetto, con materiale di cava. Questo genererà un doppio aumento dei costi perchè per un verso bisognerà acquistare il materiale dalle cave e trasportarlo in loco e per altro verso, quando verranno fatti i lavori di dragaggio, il materiale di risulta dovrà essere smaltito e trasportato in cava. Sarebbe utile capire tutto questo quanti costi aggiuntivi comporterà». Ma intanto i nuovi moli iniziano a prendere consistenza. «Paradossalmente potremo avere nel 2014 un porto visibilmente ultimato, ma impraticabile, perchè proprio al suo ingresso c’è la maggiore concentrazione di ordigni bellici e il mancato completamento della bonifica e del dragaggio comporterà che il porto avrà un pescaggio insufficiente all’approdo dei mercantili. In realtà oggi nessuno sa dire se arriveremo alla definitiva ultimazione dell’opera, con il completamento anche del dragaggio della parte centrale del porto, che, per essere effettuata dovrà essere oggetto di altra gara d’appalto da espletare dopo aver recuperato ulteriori risorse. Il completamento dell’opera, ad onta delle rassicuranti dichiarazioni del nostro sindaco, è quindi avvolta nell’incertezza più assoluta circa i tempi di ultimazione dei lavori e circa i costi. Il nostro porto si candida ad essere un’altra delle grandi opere incompiute costate una montagna di soldi». A quanto ammontano i nuovi costi? «Al momento non siamo in grado di prevederlo, bisognerà esaminare la nuova perizia autorizzata dal Rup. Sarà utile su questo tema riportare in consiglio comunale la discussione per fare una definitiva operazione di verità». Chi coprirà questi costi aggiuntivi? «E questo è un altro grande problema. Azzollini sta facendo affidamento sul suo ruolo di senatore-presidente della commissione bilancio per reperire risorse ma, se i lavori continuano ad essere diluiti, fino a quando potrà garantire il reperimento di tutti i fondi necessari? Senza considerare poi che con l’entrata in vigore del federalismo non sarà più possibile chiedere indiscriminatamente allo Stato di trasferire risorse». Ma Azzollini è stato anche relatore di questa riforma federale. «E ne resta uno dei migliori testimonial, ma in senso negativo. Il federalismo fiscale si fonda sul condivisibile principio di responsabilità secondo cui gli amministratori dovranno rispondere dei propri atti e degli eventuali dissesti creati, rendendo conto alla propria comunità dei danni che non sarà più lo Stato a pagare, ma la stessa comunità di riferimento anche attraverso tasse di scopo. Il principio è che i cittadini dovranno giudicare i loro amministratori per quello che fanno sapendo che in caso di dissesto saranno essi stessi a pagare di tasca propria». C’è allora anche un problema politico? «Più amministrativo direi. Sia chiaro. Il sen. Azzollini ha dimostrato di saper recuperare risorse finanziarie per la città, ma di non essere capace di amministrarle. Il sindaco Azzollini intende dimostrare di essere espressione della tante volte declamata politica del fare a dispetto dei fatti e dei numeri che dimostrano il contrario. A tre anni dall’inizio dei lavori oggi possiamo dire che il porto è il paradigma della sua inefficienza».
Autore: Michele de Sanctis jr.