“Forza Italia vince perché interpreta i bisogni della gente”
Intervista al vice segretario Nicola Camporeale, sul ruolo del partito di Berlusconi a Molfetta
Il centro-destra ha vinto le elezioni, ma si tratta di una realtà ancora sconosciuta non solo al popolo della sinistra, ma anche a gran parte dei cittadini. Un successo elettorale travolgente non può spiegarsi solo con l’effetto Berlusconi, anche se questo ha avuto il suo peso. Sicuramente c’è stato anche un lavoro sul territorio da parte di una struttura più o meno organizzata in forma di partito.
Forza Italia e An sono le forze politiche maggiormente rappresentative, ma mentre la seconda discende dalla tradizione missina e ha almeno una struttura se non proprio locale, almeno provinciale e regionale, il partito di Berlusconi è stato considerato sempre come la proiezione dell’azienda in politica.
E’ ancora così, Forza Italia ha ancora una configurazione di tipo movimentista?, prevale ancora la logica del leader (a Roma Berlusconi, a Molfetta Azzollini)? oppure esistono organi dirigenti?, come vengono scelti?
Per capire chi sono coloro che ci governeranno nei prossimi cinque anni, abbiamo deciso di intervistare i responsabili di Forza Italia, mentre sul prossimo numero ospiteremo l’intervista ai rappresentanti politici di An, attualmente commissariata.
L’avv. Nicola Camporeale (nella foto)“figlio d’arte” (il padre Peppino ha militato a lungo nella Dc ed ha ricoperto anche incarichi assessorili) è il vice segretario di Forza Italia e fa parte di un organo direttivo composto anche da Mimmo Corrieri, anch’egli ex assessore Dc, e dal segretario politico Antonio Camporeale. E’ entrato in F. I. nel ’98 e da allora si è dedicato alla costruzione del partito a Molfetta, forte dell’esperienza paterna, ma anche di una militanza nel Cdu. E’ stato lui che ha condotto le trattative pre e post elettorali con le altre forze politiche.
Allora, avv. Camporeale, Forza Italia può considerarsi un partito a tutti gli effetti? Come vengono scelti i dirigenti?
“Certamente è un partito e lo stesso direttivo viene nominato secondo precise norme statutarie e si riunisce ogni 10-15 giorni per ratificare l’operato del segretario. Del direttivo fanno parte di diritto anche i consiglieri neo-eletti e il delegato provinciale, Giusy De Bari”.
Chi sono gli iscritti al partito, quali fasce sociali rappresentano?
“Ci sono vari professionisti, imprenditori, piccoli commercianti e recentemente il partito si è arricchito di agricoltori e marittimi (abbiamo avuto l’ammiraglio Nicola Mezzina candidato al Comune)”.
Quanti sono gli iscritti? E come avviene l’affiliazione?
“Il tesseramento del 2000 ne contava circa 400. E’ possibile iscriversi sia in loco che direttamente a Roma: questo per evitare di creare i signori delle tessere e realizzare un’adesione quanto più trasparente possibile”.
Come è stata formata la lista dei candidati?
“La lista è stata formata da me in collaborazione con l’ufficio di segreteria”.
I consiglieri eletti sono tutti iscritti?
“Tutti, tranne Amato”.
Forza Italia può essere considerata la nuova Dc?
“No, i democristiani erano diversi, rappresentavano l’unità dei cattolici, che oggi non c’è più. F. I. nato come movimento popolare, si è poi trasformato in partito. Noi ci caratterizziamo per la nostra attenzione allo sviluppo, alle mutate condizioni sociali ed economiche dell’Italia e interpretiamo la voglia di sviluppo della gente e rispondiamo ai suoi bisogni”.
Anche a Molfetta esiste un leader indiscusso, nella persona del sen. Antonio Azzollini?
“E’ il leader del partito e una conferma viene dal suo grande successo elettorale. Ma non abbiamo correnti e la linea politica condivisa da tutti, si è tradotta in una visibilità a tutti i livelli con due assessori comunali e un senatore della Repubblica. Bisogna capire che è mutato il modo di condividere l’esperienza politica. Anche nella conduzione delle trattative si è passati a una logica diversa che tiene conto di tutte le diversità e ogni scelta viene fatta dopo essere stata concordata con tutti i partiti della coalizione. Non esistono più trattative tra personaggi e quindi non c’è il rischio di defezione degli stessi personaggi, come è avvenuto in passato in questa città”.
Non crede che oggi ci sia a Molfetta il governo più di sinistra del centro-destra?
“Dopo la caduta del muro di Berlino, la distinzione tra destra e sinistra non ha più senso. I partiti si giudicano non più in base alle ideologie, ma sulla qualità delle persone e sulla capacità di soddisfare i bisogni collettivi. La differenza fra destra e sinistra resta solo sulle grandi questioni, mentre sui programmi amministrativi non c’è differenza”.
Come considera il passaggio da sinistra a destra di alcuni consiglieri della vecchia maggioranza di centro sinistra?
“Con la mancanza di possibilità di esercitare l’attività amministrativa, per un esasperato centralismo da parte del sindaco Guglielmo Minervini”.
Il centro-destra e Forza Italia in particolare hanno scelto Tommaso Minervini perché non avevano un candidato sindaco. Come nasce questa candidatura. Vi siete aggrappati a una persona o a un progetto?
“No, avevamo più di un candidato, però, Tommaso è riuscito a catalizzare quei frammenti che non erano inquadrati in nessun partito e a coagulare una coalizione con una convergenza di forze politiche e liste civiche in sintonia con la casa delle libertà. E questo non è avvenuto per incorporazione o aggregazione, ma per libera scelta, con un’alleanza civica alla quale tutti, per la propria parte, hanno partecipato”.
Non vi crea imbarazzo l’essere in coalizione con personaggi di sinistra, Tommaso in primis e con persone che hanno tradito la maggioranza di cui facevano parte?
“Tommaso non ha fatto altro che liberarsi di una oligarchia che gli impediva di fare attività politica. La stessa cosa dicasi degli altri”.
Felice de Sanctis