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Oggi il nucleo sommozzatori dello Sdai di Taranto provvederà a rimuovere l’ordigno bellico nel porto di Molfetta
Il motopesca "Lucrezia madre" ormeggiato nel porto commerciale
19 giugno 2019

 MOLFETTA – Nella giornata di oggi il nucleo sommozzatori Sdai di Taranto provvederà a rimuovere l’ordigno bellico pescato dall’imbarcazione “Lucrezia madre” ormeggiato sulla banchina “Seminario” di Molfetta.

Si comincerà con una ricognizione della bomba e quindi seguirà la messa in sicurezza. Si presume, infatti, che si tratti di un ordigno al fosforo pescato dai marinai con le reti e lasciato in un primo momento a bordo del “Lucrezia Madre”. Dopo qualche ora, a contatto con l’aria, dall’ordigno ha cominciato a fuoruscire del fumo e, il timore di un possibile incendio, ha indotto l’equipaggio a rigettarlo in mare.

Sul posto sono intervenuti sia i vigili del fuoco sia gli uomini della Capitaneria di porto, che ha provveduto a circoscrivere la zona in cui si trova l’ordigno. Il comandante del porto, cap. di fregata (Cp) Michele Burlando ha poi emesso un’ordinanza per vietare circolazione e sosta di imbarcazioni. Il divieto è stato confermato anche per oggi, proprio per permettere agli uomini dello Sdai di provvedere alle operazioni di messa in sicurezza.

L’episodio, raccontato da “Quindici” sabato scorso, ripropone la domanda sulla quantità di ordigni ancora presenti nel porto e che impediscono il completamento dell’opera, iniziata con molta superficialità dal sindaco dell’epoca Antonio Azzollini, senza prima provvedere allo sminamento totale dell’area.

Quante imbarcazioni, ancora oggi pescano ordigni e poi li buttano di nuovo in mare? Sembra una storia infinita, causata da una maldestra operazione di avvio di un’opera che ha avuto come conseguenza il sequestro del porto prima e una serie di azioni giudiziarie successive, che durano ancora oggi.

Certamente nessuno vuole oggi assumersi la responsabilità di far riprendere i lavori senza la certezza matematica dell’assenza di ordigni che potrebbero esplodere, provocando possibili incidenti. La vicenda del peschereccio “Lucrezia madre” è sintomatica dei rischi che ancora oggi si corrono e che molti preferiscono sottovalutare. Chi si assumerà la responsabilità di riavviare i lavori in presenza di queste situazioni? E’ il dilemma che esiste ancora oggi e resta l’ostacolo principale al completamento di un’opera che non può essere lasciata a metà, ma che va finita adottando, però, tutte le misure del caso. Non basta la semplice volontà di portarla a termine, occorre farlo bene.

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