Virtus sempre più in crisi
Basterà l’arrivo di Teofilo? È già tempo di bilanci in casa Virtus dopo la sconfitta, l’ennesima di questo avvio di stagione, contro il Basket Trapani. A due partite dal giro di boa del campionato i ragazzi di Carolillo occupano inesorabilmente l’ultimo posto in graduatoria in compagnia del Potenza, battuto nello scontro diretto, e vedono ormai cancellate le velleità di play off sbandierate ad inizio anno. Il parquet sinora ha parlato fin troppo chiaro, peggior difesa del girone e una sola vittoria casalinga: Molfetta non ha fatto molto per meritare un posizione in classifica diversa da quella attuale sia per evidente divario tecnico, sia per mancanza di fiducia e concentrazione nelle fasi decisive delle gare. Abbiamo avuto modo di parlare e analizzare in altre occasioni il grave vuoto sotto le plance causato dall’assenza del gigante Di Marcantonio, ma a distanza di mesi è palese come la situazione non sia stata ancora metabolizzata e superata. Le preoccupazioni e le avvisaglie di una stagione “complicata” dopo la prima apparizione di Matera sono ancora attuali, il tempo non è stato galantuomo e la Virtus dopo due mesi di campionato rimane avvolta nei propri difetti. Squadra leggerina e poco presente a rimbalzo, a dispetto della buona volontà di Tagliabue e dei miglioramenti di Fessia, con poca voglia di lottare e con gravissimi problemi di gestione della gara, sintomo di scarsa tranquillità non solo di chi va in campo. Una parziale giustificazione dell’annus horribilis dei biancoblù arriva da un’infermeria quasi sempre colma: ultimo in ordine cronologico è l’infortunio di Zambrini, ma la situazione è davvero complicata. Malamov alle prese con una distorsione al ginocchio non riesce ad allenarsi in maniera adeguata ormai da diverse settimane, Leo, invece, è appena recuperato dopo alcune settimane di stop per una sospetta lesione al tendine rotuleo che aveva fatto pensare ad alcuni mesi di convalescenza. Appare evidente, però, che anche senza infortuni la situazione non sarebbe stata poi così diversa: la costruzione di gioco non è fluida come dovrebbe, la difesa è molto poco aggressiva, basti pensare alle percentuali da All Star Game nei tiri dai 6.25m degli avversari, e anche quando la gara sembra incanalarsi nella giusta direzione puntuale arriva il black out. Quando ci si scioglie nell’ultimo periodo dopo aver condotto per tre quarti di gara il problema è di natura nervosa. E se gli atleti non sono tranquilli toccherebbe al coach infondere serenità, quella serenità propria degli uomini di esperienza e di allenatori navigati. Anche lo scorso anno la stagione non era iniziata nel migliore dei modi, ma gli spiragli di luce erano visibili. Risolto il problema di spogliatoio con l’incondizionato appoggio a Carolillo e l’allontanamento di Longobardi, la società aveva rispedito ad ogni atleta la responsabilità del risultato. Scelta riproposta anche quest’anno con il ritorno di Francesco Teofilo. Avanti con Carolillo fino alla fine. Quale? Certamente il vecchio capitano, reduce da esperienze in chiaroscuro a Ruvo e Catanzaro, potrà dare moltissimo in termini di armonia del gruppo, di carattere e di volontà ma non è l’atleta che può far compiere il salto di qualità alla Virtus, almeno non da solo. L’ingaggio di Teofilo, fedelissimo del condottiero monopolitano, rimarca la volontà di Bellifemine e della dirigenza di far quadrato attorno alla Virtus attuale, la stessa del miracolo dello scorso anno. L’impressione è che Carolillo abbia esaurito i bonus a disposizione o forse le gare contro Sant’Antimo e Siena rappresentano l’unico jolly ancora in mano. Doppia sconfitta significherà inevitabilmente fine di un ciclo, un ciclo probabilmente finito prima dell’inizio di questo campionato.