MOLFETTA - L’ufficio
socio-politico dell’Azione Cattolica diocesana di Molfetta replica alle
critiche di Forza Italia e dell’ex candidato sindaco Isa de Bari sul documento
diffuso al termine delle elezioni amministrative.
«Questa nota
non vuol essere necessariamente una risposta a quanti, nelle tre città della
diocesi interessate alle amministrative, si sono sentiti interrogati e
provocati dall’analisi del voto e dalle conseguenti riflessioni da noi
elaborate. Piuttosto è per noi occasione per far chiarezza e ribadire alcuni
punti a nostro avviso fondamentali – è detto nel documento -.
1. L’Azione
Cattolica in questa tornata elettorale è stata accusata di stare troppo
“dentro” le questioni politiche invece che occuparsi di “cose di chiesa” o al
contrario, di disinteressarsi della politica, non sollecitando i suoi aderenti
a scendere in campo. Evidentemente sono entrambe falsità, che scaturiscono
innanzitutto dalla non conoscenza della storia e dell’identità della nostra
associazione. L’AZIONE CATTOLICA è un’associazione che ha come obiettivo la
formazione laicale delle coscienze. Tale formazione, proprio perché è crescita
nella fede in tutti gli ambiti dell’esistenza, è necessariamente anche politica
e civile, ed è vissuta soprattutto nell’ordinarietà dei nostri cammini
formativi. Non proviamo neanche a elencare iniziative, percorsi, campagne,
progetti messi in campo da diversi anni per favorire l’impegno ad una
cittadinanza attiva, la sensibilità a temi sociali, la maturazione di un sempre
più alto senso della legalità. Sarebbe un elenco molto lungo ed articolato,
pertanto vi invitiamo a visitare il nostro sito (www.acmolfetta.it). Ad essere
onesti, e senza timor di smentita, riteniamo che abbia fatto più formazione al
Bene Comune l’Azione Cattolica di questa diocesi, che partiti, movimenti civici
e gruppi politici di destra-centro-sinistra messi insieme.
Relativamente
allo specifico dell’appuntamento elettorale, solo i disinformati non sanno che
molti aderenti dell’Azione Cattolica si sono messi in lista a Molfetta,
Giovinazzo e Terlizzi quest’anno (e a Ruvo l’anno scorso), in liste
diversissime tra loro, dunque non “intruppati”, ma liberi di collocarsi ed
esprimere il proprio impegno. A tutti gli aderenti giovani ed adulti,
nell’auspicio che molti di loro scegliessero di mettersi in gioco a servizio
della propria città, a febbraio è stata recapitata una lettera in cui si
incoraggiava ad un impegno serio, “frutto di un’operazione di discernimento
consapevole e cosciente, così da mettersi responsabilmente al servizio della
collettività, senza incorrere nel rischio di possibili strumentalizzazioni, né
in quello di fare da comparsa per “riempire” una lista elettorale”,
sottolineando che “anche qualora i risultati personali non fossero quelli
sperati, vogliamo credere che la disponibilità, l’interesse e l’impegno in
ambito politico di quanti di voi si candideranno, proseguano, perché il lavoro
per la crescita della città possa continuare, indipendentemente dalla chiusura
della stagione elettorale”. Resta il fatto che a Ruvo l’anno scorso, a
Giovinazzo e a Terlizzi quest’anno, vi sono consiglieri comunali provenienti
dal mondo dell’AC (addirittura tra i più suffragati). Significa che il lavoro
di formazione integrale della persona svolto dall’Associazione funziona e dà
frutto.
2. Una
considerazione diversa e più articolata merita l’articolo apparso sul giornale
on line IN CITTA’ di Giovinazzo
(http://www.incittagiovinazzo.it/20-news/attualita/653-e-cosi-i-cattolici-in-politica-si-denigrano#news)
in cui si riflette in modo serio ed attento sui toni pesanti e lo stile
litigioso e spesso cattivo che ha caratterizzato il confronto tra candidati
cattolici, soprattutto a Giovinazzo. Nella lettera di cui sopra avevamo
sottolineato lo stile che dovrebbe caratterizzare un aderente dell’AC che
desidera impegnarsi in politica, con queste parole: Auguriamo intanto di vivere
questo servizio alla città come la più alta forma di carità. In questa
direzione richiamiamo alla rilettura dei nostri Codici Etici per candidati, in
cui ribadiamo alcuni imprescindibili comportamenti e modalità per vivere
degnamente lo spirito della competizione politica e il tempo della campagna
elettorale. Invitiamo ad avere come punto di riferimento un cattolico aderente
all’Ac di spessore come Vittorio Bachelet, che concepiva la politica “
corresponsabile costruzione della città, in cui ognuno deve portare il
contributo delle sue capacità in vista della costruzione di quel bene comune
che rappresenta il fine relativamente
ultimo della
politica.” … Seppure in tanti nelle comunità parrocchiali sceglieranno di
mettersi in gioco in questa tornata elettorale, invitiamo tutti ad un clima di
sereno confronto e ci auguriamo che la competizione non sia motivo di
incomprensioni e di lacerazioni all’interno della comunità. E’ palese che così
non è stato: non solo il confronto è degenerato sul piano di insulti, accuse,
denigrazioni alle persone, quanto la nostra stessa Associazione è stata oggetto
di commenti, richiami, rimbrotti, proclami, distinguo tra buoni e cattivi.
Insomma una delusione, cui si aggiunge l’amarezza di constatare come è
difficile anche per chi vuol fare politica, argomentare nel merito del proprio
operato o dei propri programmi, senza deragliare o collezionare le pagliuzze
nell’occhio dell’avversario e non accorgersi della trave nel proprio. Ma al
contrario di quanto, con tanta faciloneria, è stato fatto nei confronti
dell’AC, noi non vogliamo giudicare né accusare. Ci rendiamo conto di quanta
umanità, fragilità, entrano in gioco in questi frangenti e di come spesso il
carrozzone messo in moto in una campagna elettorale travolga le individualità,
ma anche i pensieri, le identità, alterando persino la percezione della realtà,
del senso del limite e del rispetto per l’altro in quanto persona. Negli anni novanta
a noi giovani cattolici veniva spiegato il concetto di amicizia civica, come
forma di reciproca stima e “simpatia”, che, nella pluralità degli orientamenti
e delle scelte politiche, avrebbe dovuto caratterizzare i rapporti tra
cattolici e consentire loro un riconoscimento reciproco di valore e di
possibilità interlocutorie, dato da una comune radice più che proclamata,
testimoniata negli atteggiamenti, nello stile, nell’equilibrio dei toni. Forse
dobbiamo ricominciare a riparlarne, nella nostra Chiesa locale, di AMICIZIA
CIVICA, rieducare ad un concetto che non è più così scontato. Ci sia concesso
soltanto mettere in evidenza come sia strategicamente semplice, in vari
contesti, sottolineare le incongruenze tra “il dire” e “il fare” dei cattolici!
E’ una spina nel fianco, spesso sanguinante, che portiamo con noi nella nostra
vita, nella consapevolezza che il percorso da compiere per eliminare questa
discrasia è ancora lungo e faticoso. Probabilmente i toni sono degenerati anche
grazie ad un uso assolutamente scomposto e terribilmente dannoso dei social,
dove tutti sentono il dovere di esprimere liberamente il primo pensiero o
sensazione o giudizio o sentito dire che la pancia suggerisce, senza pesare,
ponderare, verificare e, ciò che è più terribile, senza conoscere. Alla giostra
del tiro al rialzo hanno partecipato candidati lasciati volutamente a briglie
sciolte a giocare col fango e a sparare castronerie e cittadini, molti
cattolici e alcuni nostri aderenti, che invece di contare fino a dieci, sono intervenuti
nel dibattito spesso parlando del nulla o di ciò che non conoscevano affatto,
con un pressappochismo impressionante, anche nei confronti dell’Associazione,
quando la delicatezza del momento imponeva a tutti un passo indietro e un tempo
speso meglio, magari a capire, informarsi, approfondire in vista
dell’appuntamento alle urne. Anche su questo, sulla guida intelligente di
macchine tritatutto, così veloci e potenti come i social, occorrerà tornare a
formare.
Presidenza diocesana di Azione
Cattolica
Ufficio Socio-politico».