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Un canalone salverà il Nuovo Pip
15 febbraio 2010

Dopo aver negato per mesi l’esistenza di un rischio idrogeologico, sancito dall’Autorità di Bacino con il Piano Assetto Idrogeologico, con tanto di ricorso al Consiglio Superiore delle l’Autorità delle Acque, il sindaco Antonio Azzollini ha pensato bene di evitare l’altra possibile figuraccia di vedersi bocciare un provvedimento e ha tirato fuori dal cilindro la soluzione che, nelle intenzioni, forse, metterà tutti d’accordo. Un canale in cemento armato di 584 metri, largo 2,7 e profondo 3 metri di monte della zona artigianale (all’altezza della “Strada Parieti Nuove”), nel punto di incrocio di Lama Scorbeto con Lama Pulo, consentirà di far defl uire l’eventuale onda di piena verso una vasca di accumulo realizzata all’interno della dolina di Gurgo, una depressione naturale considerata perfetta per garantire la sicurezza dal punto di vista idraulico dell’intera area. L’opera, progettata dall’ing. Rocco Altomare, costerà 1 milione di euro, stanziati dal bilancio comunale con risparmio di spesa corrente. Per dare ai lettori un quadro esaustivo della vicenda è opportuno un riassunto delle puntate precedenti. Nel 2003, l’amministrazione comunale, dopo la realizzazione della 2ª Zona artigianale, decise la progettazione di un nuovo Piano degli Insediamenti Produttivi. Una esigenza scaturita da un diff uso interesse manifestato da molte aziende verso il nostro territorio, felicemente posizionato tra le principali reti stradali, con l’aeroporto a due passi ed un nuovo porto in programma. La fase progettuale si chiuse nell’aprile ’07 con la delibera commissariale n° 34. Successivamente il nuovo Pip fu presentato in pompa magna dal rieletto sindaco/senatore Azzollini con dovizia di particolari. I NUMERI DEL PIP Superfi cie di 634.545 mq. distinta in due aree per la diversa morfologia del territorio: a nord (184.397 mq) per un insediamento di ampie dimensioni, a sud (450.148 mq) della ferrovia, frazionabile in diverse tipologie di lotti, dai 1.500 ai 7mila mq. lotti di diverse, il limite coincidente con l’attuale strada “Fondo Favale”. In totale spazi disponibili per 104 aziende e un costo provvisorio stimato in euro 25,00 al mq., di cui: 7,10/mq per indennità di esproprio e 7,90/ mq per le urbanizzazioni primarie. L’impianto urbanistico prevede un’asse principale di scorrimento, un lungo viale su cui si aff acceranno i lotti edifi cabili, con isole alberate, parcheggi, rotatorie stradali e verde di decoro privato. L’aspetto architettonico sarà caratterizzato da un elemento dal forte impatto visivo: due torri alte 100 metri, nelle quali potranno trovare posto servizi e attività a servizio delle persone e delle imprese. Il piano prevede anche un artico sistema per il recupero e riutilizzo dell’acqua piovana. Sotto diverse rotatorie stradali si realizzeranno delle vasche con due impianti di trattamento delle acque, a valle nei pressi dell’area a servizi per la mobilità, e a monte verso lama Marcinase. LE INCONGRUENZE CON IL PAI Il progetto però presentava una lacuna: non considerava il contesto territoriale, evidenziato dal Piano Assetto Idrogeologico elaborato dall’Autorità di Bacino nell’aprile ’08, secondo cui nella zona interessata al nuovo Pip non si sarebbe potuto impiantare neanche un chiodo. Il sindaco più volte ha contestato il PAI e ironizzato sui presunti rischi incombenti non solo sui siti produttivi (Zone artigianali e Asi) ma anche su ampi settori del centro urbano. Effettivamente non ci sono testimonianze storiche che attestino tragiche ondate di piena. E’ intuitivo però che se la Natura ha creato le “lame”, prima o poi le utilizza. Inoltre, quando si parla di eventi naturali, l’ordine di grandezza è di secoli. Solo allora ci si rende conto che ogni intervento di trasformazione del territorio non può essere fatto a cuor leggero, soprattutto dove sono presenti situazioni delicate come le lame. Una visione che fa a pugni con i limiti della politica, alla ricerca di soluzione per tamponare le varie emergenze o esigenze (abitative o di sviluppo). Accanto a ciò il solito sguardo corto: non oltre la prossima scadenza elettorale. Comunque per l’Amministrazione comunale, con il “Canalone” di protezione, il caso è chiuso. Secondo noi invece il caso si chiuderà solo quando l’AdB, alla luce del “Canalone” rivedrà il PAI e solo successivamente potrà dare l’ok al Nuovo Pip, così come scritto nella delibera commissariale 34, madre di tutti gli atti del provvedimento. RISCHI DI UN ALTRO PASTICCIO Il “Canalone” è stato presentato come una novità. In realtà, quest’opera è prevista nell’elenco delle opere pubbliche e non si capisce perché il sindaco non lo abbia tirato fuori quando sono scoppiate le polemiche sulla sicurezza idrogeologica della zona interessata al nuovo Pip. Il consueto comunicato stampa, oltre ai dati tecnici dell’opera, riporta le dichiarazioni dell’assessore alle Attività Produttive, Michele Palmiotti in merito al recente bando per l’assegnazione dei suoli. «Tutta la procedura fi n qui seguita, dalla pubblicazione del bando all’esame preliminare delle domande arrivate, è assolutamente legittima e conforme alle disposizioni normative e legislative. Procediamo su due binari paralleli: una squadra di tecnici sta preparando gli atti propedeutici all’esproprio o alla cessione bonaria; contestualmente si sta procedendo all’esame delle richieste pervenute da parte delle aziende e i relativi provvedimenti di assegnazione provvisoria dei lotti. Le domande pervenute sono un centinaio a fronte di 104 lotti disponibili. Un successo straordinario a tal punto che la presenza di diversi consorzi e grandi aziende potrebbero non consentire la soddisfazione di tutte le domande. Non possiamo fermare lo sviluppo della città. Al contrario, rispondiamo alla esigenza dei giovani che chiedono lavoro e degli imprenditori che vogliono creare occupazione, tutelando allo stesso tempo la sicurezza del nostro territorio». Il pistolotto dell’assessore sa tanto di propaganda. Stiamo ai fatti, anzi agli atti. Un provvedimento è fatto da una serie consequenziale di atti, in cui uno è la conseguenza dell’altro. Produrre a casaccio gli atti si rischia di creare pasticci. La delibera di approvazione del nuovo Pip dice espressamente che il provvedimento “acquisterà efficacia dopo l’approvazione da parte dell’Autorità di Bacino”. Si deduce che non può produrre effetti se non c’è il via libera dell’AdB. C’è il ragionevole dubbio che le procedure relative all’emanazione del bando per le assegnazioni dei lotti, la relativa graduatoria e le procedure esproprio, siano quanto meno viziate. Allo stato degli atti il Comune può solo comunicare ai proprietari dei suoli che i loro terreni ricadono nel Nuovo Pip. Certo il Comune può preparare tutti gli atti che vuole, ma non può renderli operativi. Ciò signifi ca, che il positivo attivismo dell’amministrazione comunale (sia chiaro che nessuno vuole sabotare l’insediamento di un rilevante numero di imprese) rischia di impantanarsi di fronte ad un cavilloso e legittimo atto impugnativo. Non vorremmo vedere, come al gioco dell’oca, che vicino al traguardo il tutto venga rimandato alla casella iniziale.

Autore: Francesco Del Rosso
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