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Salvemini (Pd) accusa: disastro Azzollini illegalità diffusa con saccheggio del territorio
15 maggio 2012

Ancora un forum dei giornalisti di Quindici con i rappresentanti della politica molfettese, o meglio dell’opposizione di centrosinistra, perché il sindaco di centrodestra sen. Antonio Azzollini del Pdl, da buon berlusconiano rifiuta il confronto con i giornalisti liberi, preferendo giornali e giornalisti amici. Un atteggiamento poco democratico e rivelatore di intolleranza verso le critiche, ma anche di difficoltà e forse anche di imbarazzo nel rispondere a domande scomode, che Quindici più volte gli ha rivolto e che sono state anche pubblicate sulla rivista mensile. Un silenzio assordante che rivela tutti i limiti della sua azione politica ed amministrativa e forse anche qualche limite personale. Questa volta protagonista del forum è Mino Salvemini, capogruppo del Partito Democratico in consiglio comunale e già candidato sindaco del centrosinistra. Per la redazione di Quindici hanno partecipato all’incontro rivolgendo domande al politico ospite della nostra sede, il direttore Felice de Sanctis, Francesco del Rosso, Marcello la Forgia, Davide Fabiano e Vito Angione. Salvemini, che era accompagnato dal vicesegretario del Pd Davide de Candia, ha accettato di sottoporsi a un fuoco di fila di domande, anche scomode, senza tirarsi indietro, anzi rispondendo con franchezza ed onestà intellettuale. Ne è venuto fuori un quadro sconvolgente dello stato di degrado della città sia dal punto di vista della democrazia, sia da quello della legalità e del rispetto delle regole. IL “LICENZIAMENTO” DI GADALETA Il mancato rinnovo del comando della Polizia Municipale al cap. Giuseppe Gadaleta è l’ennesimo caso di arroganza politica e delirio di onnipotenza del sindaco? Gadaleta non era gradito perché si è opposto al dilagante ambulantato, ma ha anche contrastato, con il Nucleo di Polizia Edilizia, tutti i presunti abusi edilizi commessi negli ultimi 6 anni, la maggior parte contestati dalla Procura di Trani nell’inchiesta “Mani sulla città” al suo uomo l’ing. Rocco Altomare, arrestato e detenuto per 6 mesi? Azzollini ha così estromesso un personaggio scomodo alla sua politica amministrativa? «Senza dubbio, in un contesto locale caratterizzato dal proliferare dell’ambulantato abusivo, dall’interpretazione soggettiva delle norme urbanistico-edilizie e dalla massima cementificazione del territorio, il comandante Gadaleta si è distinto per una serie di azioni finalizzate alla tutela della legalità. Nella gestione del territorio, l’amministrazione Azzollini ha imposto la sua linea politico-amministrativa basata sull’idea del saccheggio del territorio, senza preoccuparsi del rispetto delle regole, del decoro urbano, del verde e della tutela dell’ambiente. Esplosiva è stata anche la vicenda dell’ambulantato a posto fisso, divenuta ingestibile per lo stesso Azzollini che si è rifugiato nell’istituzione del “mercato diffuso”, vera e propria invenzione giuridica che non esiste in nessun ordinamento. Proprio per questi motivi, ma anche per altre vicende, il comandante Gadaleta si è più volte scontrato con la dirigenza del Settore Territorio e con quei fruttivendoli che pretendevano con prepotenza di infrangere la normativa vigente sull’esercizio della loro attività». Insomma, Gadaleta e il Comando di Polizia hanno cercato di fronteggiare il laissez faire laissez passer diffuso a Molfetta? È evidente che Azzollini aspettava di saldare i conti con Gadaleta e questo è stato possibile farlo in maniera indolore con la fine del suo mandato? «A Molfetta vige una situazione di pseudoliberismo selvaggio, una sorta di giungla, contro cui il comandante Gadaleta ha cercato di porre un argine senza che mai vi sia stato l’appoggio dell’amministrazione comunale. Del resto, nel processo del 17 aprile scorso per le minacce di un fruttivendolo rivolte a Gadaleta, il Comune si è costituito con ritardo parte civile con un atto amministrativo a firma di un dirigente. È questo un segnale politico devastante, ma coerente con tutto l’atteggiamento dell’amministrazione, della maggioranza e di Azzollini stesso». SITUAZIONE POLITICA Consigliere Salvemini, i cittadini percepiscono un’opposizione un po’ immobile di fronte allo strapotere di Azzollini e della sua maggioranza, poco propensa all’azione popolare contro i provvedimenti dell’amministrazione. E’ così, lei come si difende? «Purtroppo, nei consigli comunali di tutta Italia le minoranze hanno poca visibilità e non riescono a forare la barriera dell’informazione per lo strapotere concesso dalla legge al sindaco e alla sua maggioranza. Nel migliore dei casi la cittadinanza coglie solo una debole eco dell’azione politica dell’opposizione. Nel Consiglio comunale di Molfetta la minoranza non riesce a far valere le sue ragioni per il legame strettissimo tra maggioranza e sindaco. Non dimentichiamo che le telecamere sono state estromesse dal consiglio, dopo la famosa performance di Azzollini nell’estate del 2008. Quindi, il consiglio comunale non ha alcuna risonanza mediatica. Ritengo, però, che l’opposizione abbia sempre contrastato in modo fermo e coerente i provvedimenti politicoamministrativi portati in consiglio dalla giunta Azzollini allorquando ne ricorrevano i presupposti». Purtroppo, questo non si trasferisce ai cittadini. «Il punto sono proprio le iniziative pubbliche dell’opposizione, che per essere incisiva deve essere unitaria. E questo è un punto dolente, anche per alcune differenti valutazioni politiche divisioni politiche tra le opposizioni. Anche se in consiglio c’è una discreta armonia, queste divisioni non hanno favorito l’approccio con la cittadinanza. Ad esempio, le manifestazioni pubbliche sul Piano del commercio e sull’operazione “Mani sulla città” hanno avuto un’ampia risonanza pubblica, perché realizzate da tutti i partiti di opposizione. Di contro, inferiore è stata la partecipazione per quelle organizzate dai singoli partiti, perché considerate come mera propaganda». Vicine le prossime amministrative, il cantiere del centrosinistra è ormai fallito e le divisioni all’interno della coalizione, sul programma e sulla leadership, si sono acuite. Ma questo andazzo potrebbe segnare un altro bruciante scacco? «Con il cantiere volevamo costruire una proposta politica unitaria, ma hanno prevalso nel tempo differenze e connesse diffidenze politiche. L’intenzione politica era e resta quella di presentarsi alle amministrative con una alleanza tra forze progressiste e quelle forze moderate che coerentemente si sono opposte all’amministrazione Azzollini dal 2008. Secondo il Pd, sarebbe stato opportuno, però, consolidare una prima intesa tra le forze del centrosinistra tradizionale, per poi convergere in una alleanza ampia con le forze politiche di centro, come l’Udc, che sono state all’opposizione, e con quanti in questi anni hanno mantenuto un profilo di non equivoca opposizione alla destra. L’ostracismo e la poca lungimiranza di alcuni, hanno fatto sì che ogni decisione fosse rinviata a tempi più lunghi». Anche la scelta del candidato sindaco ha creato frizioni all’interno del cantiere? «Sicuramente. Il Pd voleva individuare un percorso trasparente. Il convitato di pietra era, però, la candidatura di Tommaso Minervini, su cui il Pd nutriva e nutre alcune perplessità, certamente non già per un giudizio negativo ad personam, bensì di opportunità politica. Infatti, in un momento storico in cui le esigenze di rinnovamento della politica sono centrali, sarebbe politicamente improvvido presentare alla città candidati già logorati da precedenti esperienze politiche. È necessario puntare su una leadership che abbia caratteristiche radicalmente innovative rispetto al passato. Rifondazione, viceversa aveva posto una pregiudiziale, sul punto, che andava a “giuridicizzare” una questione eminentemente politica». Rotto il cantiere, quali sono gli attuali meccanismi politici che si stanno sviluppando all’interno del centrosinistra? «Come Pd abbiamo cercato di riprendere l’iniziativa politica sollecitando la disponibilità del segretario a rendersi interprete di una ricomposizione del quadro politico delle opposizioni. Stiamo altresì esaminando ogni candidatura possibile che risponda ai criteri cui ho fatto cenno in precedenza. Nel caso non si riesca a raggiungere un accordo, con la partecipazione della società civile, si utilizzerà lo strumento delle primarie. Ma non si accetteranno veti». Quale sarà il tema fondamentale della competizione elettorale? «Una differente programmazione politico-amministrativa per Molfetta, a partire dalla redazione della redazione del nuovo Pug, secondo le innovazioni legislative fissate dal DRAG, come la riqualificazione delle zone urbane degradate e delle periferie. Ad esempio, per migliorare la qualità della vita a Molfetta l’amministrazione non ha realizzato nulla, disinteressata come è della questione avendo sostenuto di essere interessata soltanto ad uno sviluppo economico interpretato in maniera distorta e questo ha agevolato la diffusione dell’illegalità e del degrado sociale e ambientale. Basti pensare all’ordinanza sul decoro, redatta dalla direzione dell’Asm durante la presidenza di Pasquale Mancini, segretario locale del Pdl, che dopo 3 anni Azzollini non ha firmato, alla assenza di ogni programmazione urbanistica strategica nonostante l’avvicinarsi della scadenza nel 2015 dell’attuale Piano Regolatore Generale, o ancora al rischio idrogeologico che l’amministrazione Azzollini irresponsabilmente sottovaluta». In ultimo, il codice etico da mantenere all’interno della coalizione, tenendo conto che, ad esempio, l’assessore Palmiotti, esponente del centrodestra, è stato rinviato a giudizio. «Per noi è ovvio che chi è stato rinviato a giudizio non deve potersi candidare. La vicenda di Palmiotti è un caso emblematico in quanto riguarda una vicenda in cui un assessore è accusato di contiguità con la delinquenza cittadina e ciò nell’esercizio delle funzioni di Presidente di un società a controllo pubblico. Per di più, il rinvio a giudizio di Palmiotti è stato deciso da un giudice a seguito di udienza preliminare. Quindi bene avrebbe fatto Palmiotti a dimettersi in attesa che la sua posizione si chiarisse». QUESTIONE SICUREZZA La situazione d’illegalità diffusa è un aspetto anche della questione sicurezza a Molfetta, discussa nell’ultimo consiglio comunale dopo un ordine del giorno della maggioranza che nella prefazione ha accusato i partiti di opposizione e una parte della stampa locale per aver diffuso in modo gratuito e libertino l’allarme sicurezza in città, per loro invece inesistente. Consigliere Salvemini, esiste a Molfetta un allarme sicurezza? «Sicuramente c’è un problema sicurezza a Molfetta, anche se va detto che storicamente non vi sono mai stati fenomeni significativi di criminalità organizzata salvo negli anni 90 allorquando salì alla ribalta della cronaca una piazza di spaccio di stupefacenti. Infatti, non bisogna comunque sottovalutare il fenomeno della microcriminalità, che mina il senso di sicurezza dei cittadini». Come interpretare l’odg della maggioranza? «L’odg è stato un diversivo, incoerente e contraddittorio; infatti da un lato vengono attaccate stampa e opposizione, accusate di aver cavalcato una questione sicurezza inesistente per la maggioranza, dall’altro vengono proposte iniziative inattuabili per le ristrettezze di bilancio. Con un approccio realistico si potrebbe dire che le proposte dell’odg sono un libro dei sogni. Del resto, l’amministrazione e la maggioranza avevano un conto aperto con la stampa e l’opposizione sulla gestione dell’ordine pubblico, perché sostengono che Molfetta è una specie di oasi felice e ogni rilievo contrario è infondato. Come opposizione saremmo stati disponibili a votare quell’odg a patto che si fosse eliminato il preambolo contenente il solito armamentario di polemiche contro la minoranza, ma di fronte abbiamo trovato un muro e siamo stati addirittura accusati di non collaborare. Una situazione davvero grottesca». BILANCIO ASM 2010 Nell’ultimo consiglio è stato approvato il bilancio Asm del 2010, un vero e proprio maquillage contabile per coprire una perdita di quasi un milione di euro. Molfetta è una delle città top per la raccolta differenziata e l’impianto di selezione è uno dei primi in Italia. Come mai il conto economico dell’Asm è sempre in rosso? La dirigenza opera in uno stato finanziario di emergenza solo per colpa del Comune che non aumenta il corrispettivo contrattuale di fronte alle numerose spese, oppure per una cattiva gestione interna all’azienda? «Lo squilibrio strutturale dell’azienda deriva soprattutto dalla drammatica insufficienza del corrispettivo contrattuale che andrebbe adeguato ogni anno, sia per l’aumento dei costi di gestione, sia per la notevole espansione della città che incrementa notevolmente l’area da spazzare. Invece, l’amministrazione Azzollini ha scelto di “affamare” l’azienda e di non ripianare le perdite di gestione al fine di esporre artificiosi avanzi di amministrazione nel bilancio comunale. Quindi, l’imponenza delle perdite nel bilancio d’esercizio del 2010 della ASM ha costretto la direzione a rivalutare una serie di cespiti patrimoniali per diminuire tale perdita. Si tratta di una operazione lecita, comunque artificiosa e che non può mascherare il gravissimo squilibrio strutturale dei conti dell’azienda. Comunque, sotto il profilo tecnico, l’Asm è un’azienda di buon livello, perché il direttore Ing. Binetti è una persona onesta e competente in materia, anche se chiunque può discutere e criticare le scelte aziendali».

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