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Pesce fresco controllato e di qualità a prezzi competitivi, ecco il progetto Innovapesca garantito da Megamark
26 dicembre 2013

MOLFETTA - Prodotto fresco, controllato e di qualità pronto per l’uso e a prezzi competitivi. E’ questo l’obiettivo di Innovapesca, un progetto che, dopo un anno di preparazione, è pronto per la fase di test commerciale, già avviata dal 25 ottobre.

Finanziato dalla Regione Puglia a valere sul Fondo Europeo per la Pesca e con il cofinanziamento dell'Unione Europea e del Ministero delle Politiche Agricole, Alimentari e Forestali, il progetto è promosso e realizzato da Federpesca, la Federazione Nazionale delle Imprese di Pesca aderente a Confindustria.
Innovapesca introduce un nuovo modo di portare sulla tavola dei consumatori pugliesi prodotti ittici freschi, provenienti dalla marineria di Molfetta, preparati per un consumo facile e diretto.
Una iniziativa che accorcia la filiera e premia il lavoro dei pescatori, consentendo allo stesso tempo la fruizione di prodotti ittici certificati, a peso netto, igienicamente preparati e mantenuti, con una garanzia di freschezza naturale e senza additivi.
Il progetto è stato presentato a Molfetta, la cui marineria, quinta in Italia, sarà protagonista della fase produttiva, con la partecipazione del direttore generale di Federpesca Luigi Giannini, del presidente del Gruppo Megamark, Cav. Lav. Giovanni Pomarico, del responsabile marketing dello stesso gruppo Moreno Bellinzona, della prof.ssa Marilla Tantillo della Facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Bari e dell’imprenditore Vincenzo Ciullo, titolare di un’azienda di castro che provvederà alla trasformazione e conservazione del prodotto.
«La scarsa produttività del sistema pesca a causa dei difetti di commercializzazione ci spinge a cercare le strade dell’innovazione – ha detto Luigi Giannini -. La filiera della pesca è molto lunga con la conseguenza dell’allontanamento fisico del consumatore, perciò è necessario accorciarla. Alcuni test ci hanno permesso di capire che esiste uno spazio commerciale alternativo ai mercati ittici per introdurre prodotti di qualità pronti all’uso. Presentiamo questo progetto sperimentale che ha richiesto molto tempo e impegno per l’affinamento della tecnica di trasformazione del prodotto della pesca. Si tratta di un prodotto completamente diverso dal surgelato:  è conservato in atmosfera modificata o protetta, per allungare la vita del pesce, da tre giorni ad una settimana, attraverso la concentrazione di ossigeno e talvolta, anche aumentata quella di anidride carbonica inibendo lo sviluppo dei microbi e degli insetti e prolungando il tempo di conservazione. Sono state affinate le tecniche di manipolazione del prodotto e adottato un disciplinare che garantisca le caratteristiche organolettiche del prodotto. Di qui la collaborazione con la Facoltà di Medicina veterinaria dell’Università di Bari».
In passato già due iniziative simili sono state tentate a Molfetta, ma con scarso successo, soprattutto a causa della mancanza di un efficace canale di commercializzazione del prodotto. Questa volta si è scelta la strada della collaborazione con una qualificata azienda di distribuzione, il Gruppo Megamark, leader nella distribuzione al Sud, che ha messo a disposizione i suoi punti di vendita per permettere di raggiungere subito una clientela affezionata e qualificata nei supermercati a marchio Famila e Dok, dove è praticato un eccellente rapporto qualità-prezzo. Un lavoro in sinergia che si spera possa dare buoni risultati.
Con questa iniziativa, che riguarda essenzialmente il prodotto pescato a Molfetta, si contribuisce anche ad alleviare la crisi del settore della pesca che negli ultimi anni ha visto ridurre drasticamente il numero dei pescherecci, per molti dei quali si è scelta la strada della rottamazione.
«L’idea mi è piaciuta subito – ha detto il presidente del Gruppo Megamark, Cavaliere del Lavoro Giovanni Pomaricoabbiamo un mare meraviglioso con prodotti che ci vengono invidiati in tutto il mondo, ma che non riusciamo a valorizzare adeguatamente. Ecco perché con questa iniziativa, accorciando la filiera della pesca, riusciamo a proporre un prodotto fresco di qualità attraverso un processo innovativo accompagnato da un prezzo sostenibile. Megamark è da sempre impegnata sul fronte della qualità e oggi, alleandoci con i pescatori, siamo in grado di proporre un prodotto che ci fa sentire l’orgoglio di essere pugliesi. Noi crediamo nelle cose che facciamo e ci mettiamo tutto l’entusiasmo necessario per creare sviluppo attraverso progetti di qualità. Amiamo il bello e tutto ciò che di bello produce il nostro Sud. Questo è un progetto serio, portato aventi da persone serie, per offrire un prodotto di qualità alla portata di tutte le tasche. La sfida è produrre a 100 e vendere a 101, per consentire dei ricavi equilibrati, venendo incontro alle esigenze dei consumatori e alla loro capacità di spesa in un momento di crisi. Non per altro il Gruppo Megamark è da sempre impegnato nel sociale con una fondazione attiva per sostenere i meno fortunati, anche nei Paesi più poveri. Solo con un sistema economico equilibrato nel territorio si produce sviluppo, lavoro, ricchezza e benessere per tutti».
Giorno dopo giorno Megamark ha saputo costruire un’importante realtà distributiva che, camminando da sempre a fianco del consumatore, è diventata leader nel Mezzogiorno. Da sempre Megamark si pone come partner del consumatore con l’entusiasmo di sempre, ben sapendo che solo monitorando ogni giorno il mercato e dando immediate risposte alle sue istanze si resta competitivi e protagonisti. Dietro questa storia e le tappe che hanno scandito un continuo miglioramento ci sono gli uomini e la loro voglia di fare, con lealtà ed entusiasmo.
Rispetto agli errori del passato, che puntavano a produrre senza considerare la possibilità di assorbimento del mercato, questa volta si è scelta la strada giusta di partire dal mercato e da una domanda già esistente, integrando l’attività dei mercati ittici, aggregando l’offerta attraverso una significativa innovazione, riuscendo così ad essere competitivi.
Per il dipartimento di medicina veterinaria dell’Università degli studi di Bari, la prof.ssa Marilia Tantillo ha sostenuto che l’Università «ha contribuito con entusiasmo a questo progetto, offrendo competenze e professionalità per il controllo del pescato, in modo da garantire sicurezza alimentare ai consumatori, valorizzando al contempo la marineria locale in crisi. Oggi si offre ai cittadini un servizio in più a questo prodotto e ringraziamo il gruppo Megamark che ha aiutato e garantito il progetto che offre un’alta qualità,  accorciando la filiera e la rete, con una trasformazione dettata dai rigori della camera bianca che garantisce una buona vita commerciale». Infatti al pesce appena pescato, non verranno aggiunti aditivi per conservarlo, ma solo speciali refrigeratori che mantengono un’atmosfera modificata ideale per la conservazione,  e un servizio di fruibilità in cucina con il pesce pronto per la cottura.

© Riproduzione riservata

 

Autore: Barbara Binetti
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1° Parte - Da quando, oltre un miliardo di anni fa, ebbero origini le prime forme di vita animale, la competizione negli ambienti marini è diventata sempre più intensa. Oggi gli oceani accolgono le specie più diverse, dai più grandi predatori del pianeta a un vasto numero di microscopici animale che vagano trasportati dalle correnti. Il fattore principe che condizione la fauna marina è la disponibilità di cibo. Per molte specie la sopravvivenza dipende anche dalla capacità di difendersi dagli attacchi. In alcune regioni la fauna è rara, in altre è più concentrata che in qualsiasi altro posto della Terra. Gli oceani sono tanto vasti che, nonostante vi si trovino nutrienti in abbondanza, gli animali marini devono risolvere il problema di reperire cibo a sufficienza senza spendere quantità eccessive di energia. Alcuni si concentrano sulle grosse prede. Il capodoglio, per esempio, caccia i calamari giganti a oltre 1000 metri di profondità, ma gran parte dei predatori attivi caccia nelle acque superficiali. Altri animali si nutrono di prede piccole, che raccolgono in quantità notevoli filtrandole con la bocca o con le branchie. Questa tecnica, che prende il nome di “filtrazione”, è attuata dalle balene e da alcuni degli squali e delle razze più grandi. I filtratori si nutrono per lo più di plancton, reperibile in quantità tali da consentire lo0ro di raggiungere dimensioni gigantesche. Si nutrono di plancton, seppure in dosi minori, anche le meduse: gli ctenofori, per esempio, lo raccolgono con tentacoli urticanti. Gli animali che vivono sul fondo si cibano quasi esclusivamente di sostanze organiche in decomposizione che discendono ininterrottamente dalle acque meno profonde: un esempio tipico sono le ofiure che raccolgono le particelle di cibo con lunghi bracci flessuosi. Ma vi sono predatori che cacciano sui fondali nella più completa oscurità. Poiché il cibo è scarso, questi animali non possono lasciarsi sfuggire alcuna opportunità e sono dotati di una bocca gigantesca e di uno stomaco elastico per ingerire prede grandi quasi quanto loro. (continua)
2° Parte. - Pochissime specie animali, a eccezione di alcuni mammiferi, sono reperibili a tutti i livelli delle acque marine. La maggior parte si è adattata a vivere a una particolare profondità e possiede specifici dispositivi che le permettono di rimanervi. Gli animali che vagano in superficie sospinti dalle correnti, per esempio la chiocciola di mare Janthina janthina, sono dotati di semplici galleggianti che li mantengono in superficie anche quando il mare è in tempesta. Gli animali che vivono costantemente immersi necessitano di apparati più complessi. Devono galleggiare alla profondità ottimale, ma anche riuscire a risalire o a scendere quando ne hanno bisogno. I pesci ossei utilizzano a questo scopo la vescica natatoria, un organo interno cavo che, situato sotto la colonna vertebrale, è colmo di sostanze gassose. Per scendere in profondità eliminano parte dei gas pompandoli nel sangue, mentre, per risalire, li immettono nuovamente nella vescica natatoria. Esistono pesci che sono trasparenti in età giovanile ma che adottano un diverso mimetismo in età adulta. Alcuni cercano di mimetizzarsi, altri assumono un comportamento che li rende difficilmente attaccabili. Gli invertebrati planctonici, per esempio, adottano l'espediente della trasparenza, tanto che è molto difficile vederli, anche da distanza ravvicinata. Quasi tutte le specie che vivono in acque aperte hanno il dorso scuro e il ventre chiaro. Questa colorazione, detta “contrombreggiatura” li protegge dai predatori che li osservano dal basso, perché confonde il loro profilo sullo sfondo luminoso del cielo, e da quelli che vivono in superficie, compresi gli uccelli marini, perché li rende indistinguibili dall'oscurità delle acque. – La principale minaccia alla fauna marina proviene dall'inquinamento delle acque: fuoriuscite di petrolio, scarichi fognari e industriali. Il turismo aggrava il problema, specie nelle zone di intenso sviluppo. Il traffico del petrolio è una delle principali fonti di inquinamento per le coste di tutto il mondo. Il petrolio causa la morte di pesci e invertebrati della zona intertidale e degli uccelli marini che, con le piume appesantite, non riescono più a volare e a cacciare. UN MONDO IN VIA DI ESTINZIONE????!!!!! (Fine)

Sarebbe interessante se qualche studente laureando in biologia o in economia volesse fare una tesi di laurea scientifica sull'evoluzione della fauna marina o sulla storia dei pescherecci molfettesi. C'è tanto da scrivere: dai primi albori, al top degli anni 60 – 70 fino alla decadenza di questi ultimi anni. Potrebbe essere una coincidenza, comunque sia, la nuova generazione molfettese per una serie di circostanze ha ormai perso la sana abitudine di acquistare pesce fresco locale. Preferisce quello confezionato, pronto all'uso. Per sentito dire: sembra che sia l'uomo sia la donna non vuole sporcarsi le unghie e tanto meno avere mani puzzolenti per pulirlo, ammesso che lo sappiano fare. Fateci caso, se potete, andate di mattina alla piazza grande e vedrete che, chi si avvicina alle banche dei pescivendoli la maggior parte è fatta da anziani. Ho visto una donna che si rifiutava di entrare in piazza perché temeva bagnarsi le scarpe di acqua puzzolente… Questo ci fa capire che tra qualche anno sparirà la cultura di acquistare pesce vivo dal mercato e con essa verranno meno pescivendoli e pescatori. Forse resteranno le pescherie, cui manca il fascino della scelta di piazza. Allora mi chiedo. A Molfetta ci sono giovani disposti a svolgere questi mestieri? Non vedo luce in fondo al tunnel. Considerazione: se oggi il profumo del pesce è divenuto puzzo di fritto o di arrosto, come può un imprenditore venire a investire capitali a Molfetta in questo settore? Un rimedio grezzo. “Scuola e politica in grado di ridare cultura e formazione”.



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