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Orsi, tartarughe, delfini e l’uomo. La realtà di Molfetta Le polemiche sul cambiamento eco-climatico
15 maggio 2023

Alcuni giorni fa, un giovane UOMO trentino che si era inoltrato in una zona boschiva per praticare jogging, il suo sport preferito, è stato attaccato e ferito a morte, da un orso bruno. Una fine tragica, inusitata, incomprensibile nel nostro mondo ‘civilizzato’? Ovviamente tutti proviamo immensa pietà e partecipazione per la fine orrenda del giovane e per lo strazio insanabile di genitori e di coloro che lo conoscevano; direi che tutti, la stragrande maggioranza degli Italiani, ha provato un senso di perdita, per la morte e raccapriccio per le modalità in cui è avvenuta. Riposi in pace e, soprattutto, le polemiche che si sono scatenate, non tocchino la memoria dello sfortunato giovane. E’ nato un acceso dibattito fra, chi chiede che venga abbattuto l’animale che ha stroncato la giovane vita (le Autorità regionali, comuni cittadini, ecc.) e chi rifiuta questa sorta di giustizia sommaria verso un animale, (credo – se sbaglio, le mie scuse) che forse sia stato, a suo tempo, dalle stesse Autorità che ne hanno (avrebbero) decretato, adesso la condanna capitale, immesso nell’habitat forestale per far tornare l’ambiente alle sue origini. E’, questo, un dibattito sterile e inaudito. Le fazioni in contrapposizione dunque sono state, una per la eliminazione dell’orso, reo di aver attaccato ed ucciso un essere umano inerme; l’altra per il rifiuto di questa soluzione che sa tanto di occhio per occhio, dente per dente (una ‘legge’ arcaica, risalente ad un codice antichissimo, datato diciotto secoli prima di Cristo!). Entrambe le posizioni sono condivise da larghissime parti che adducono – per quel che si sa, motivazioni più o meno valide. Personalmente, mi ripugna un po’ l’idea di giustiziare – non riesco a trovare termine più adeguato – un animale selvatico che, nel suo habitat, per ragioni note solo ad esperti etologi, ha attaccato e ucciso un uomo… inerme! A chi servirà la lezione? Quale sarà il messaggio che sottintende questa vera e propria esecuzione capitale? Gli altri ‘abitatori’ del bosco, saranno chiamati ad assistere, in modo da trarne una lezione per un’eventuale prossima volta? In questo bailamme di opinioni segnalo, nella nostra realtà cittadina, due eventi riguardanti appunto animali selvatici. All’inizio del corrente mese, passeggiando sul litorale di ponente, ho rinvenuto la carcassa di una tartaruga della specie Caretta Caretta, spiaggiata ed in avanzato stato di decomposizione. I danni ‘esterni’ che avrebbero forse giustificato la morte e il conseguente spiaggiamento (nei giorni precedenti le condizioni del mare erano molto critiche a causa di un intenso vento di tramontana) sembravano essere localizzati alla pinna posteriore sinistra, danneggiata. Ho informato il comando di Polizia Municipale e la locale Capitaneria di Porto che ha fatto intervenire subito due militari. Mi hanno assicurato che dopo l’intervento dovuto del Veterinario, la carcassa sarebbe stata rimossa e smaltita come rifiuto speciale. Tra parentesi, oggi – una settimana dopo – la carcassa è ancora in loco. Lunedì scorso, si è aggiunta la scoperta, sempre in zona, della carcassa di un magnifico Delfino di circa due metri, apparentemente senza danni esterni che ne avrebbero potuto giustificare la morte ed il successivo spiaggiamento; gli mancava solo l’occhio sinistro, verosimilmente divorato da un gabbiano. Sembrava un esemplare femmina e, anche nella rigidità della morte, aveva una sua ‘elegante’ dignità! Lo immaginavo sfrecciare nel suo elemento, con eleganti emersioni e immersioni, in cerca di prede per nutrirsi e, verosimilmente, comunicando con i suoi simili. Chi, che cosa ha provocato, in poco tempo, la morte e, soprattutto, lo spiaggiamento di due animali iconici, bellissimi, innocui? Si parla molto dei danni all’eco-sistema che l’antropizzazione perfino dei mari e degli oceani, apportati dall’attività umana. Non voglio proporre soluzioni, tanto ovvie, quanto… improponibili, inconfrontabili ma, se l’homo sapiens capisse che ciascun essere vivente sulla Terra deve vivere, prosperare possibilmente senza recare danno agli altri abitatori del pianeta, chissà, forse, non assisteremmo ad un giovane sbranato da un orso; a tartarughe che muoiono perché l’uomo inquina anche il mare e le ‘uccide’ con la plastica, con le reti e quant’altro, con le eliche dei natanti e con grossi ami che si bloccano nelle fauci delle bestie (basta visitare un Centro Recupero Tartarughe, per rendersi conto di quanti mezzi – umani – attentano alla loro incolumità); a delfini che si spiaggiano perché i sistemi di scoperta sottomarina (sonar) interferiscono con i loro sistemi di orientamento, confondendoli. In conclusione, se e quando l’homo sapiens si renderà conto che il pianeta è la casa comune di tutte le creature viventi, forse saremo riusciti ad avere, non un mondo perfetto ma, come detto il Pianeta la nostra – di tutti gli esseri viventi – casa comune. © Riproduzione riservata

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