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Molfetta, i Giovani Democratici s'interrogano: ma la nostra è una città sicura?
20 gennaio 2011

MOLFETTA - Soltanto una settimana fa, come cita un comunicato stampa, tutti abbiamo letto di quel sedicenne picchiato da ben sei ragazzini a Rione Paradiso e, di seguito, rapinato di cellulare e portafogli. Qualche giorno prima una 75enne è finita in ospedale a seguito delle botte ricevute da un uomo solo perché gli aveva chiesto di lasciare il suo posto ad un disabile su una circolare. E poi la serie di rapine ai diversi supermercati di periferia.
Insomma, sicuramente c’è qualcosa che non va ed ai cittadini di Molfetta questo particolare non è sfuggito.
Neanche a noi Giovani Democratici, che, alla lunga e triste lista, aggiungiamo un altro elemento al quale ancora in pochi stanno dando la giusta importanza. Si tratta dei continui furti di automobili nella nostra zona industriale.
Da tempo, infatti, i dipendenti che si recano a lavoro con il proprio mezzo sono costretti a restare sempre sull’attenti, controllando che nessuno li costringa a tornare a casa a piedi. Amara ironia a parte, il nostro grido d’allarme non vuole essere una semplice denuncia verso una delinquenza palesemente riconosciuta all’interno della comunità molfettese e un po’ sottovalutata, quanto una sollecitazione all’amministrazione per porre fine ad andazzo che, certamente, non contenta nessuno.
Perché non creare un servizio di trasporti pubblici serio dal centro abitato alla zona industriale?
Meno auto in circolazione da quelle parti significherebbe meno inquinamento e meno rischi per chi, ogni giorno, deve recarsi a lavoro con l’annosa paura di non trovare più la propria macchina in parcheggio.
Quello della mobilità è da sempre un problema molto sentito dai molfettesi, ma mai affrontato con l’autorevolezza che meriterebbe. Non è di sicuro l’unico rimedio al timore crescente nei cittadini, ma per lo meno sarebbe un primo passo per dimostrare quanto si ha davvero a cuore la sicurezza di Molfetta e dei suoi abitanti. Un primo passo che va fatto senza perdere altro tempo.

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Una sinistra tardiva, una destra sonnolenta. Giovani di destra, giovani di sinistra: diversi, tutti uguali o tutti complementari? – Inchiesta sui giovani, sulla “nuova generazione” pubblicata nella “Fiera Letteraria dal 2 dicembre 1928 al 17 febbraio 1929. - I professori d'università conoscono poco i giovani studenti. Il ritornello più frequente è questo: i giovani non si dedicano più alle ricerche e agli studi disinteressati, ma tendono al guadagno immediato. Agostino Lanzillo risponde: “Oggi specialmente noi non conosciamo l'animo dei giovani e i loro sentimenti. E' difficile guadagnare il loro animo; essi tacciono sui problemi culturali, sociali e morali molto volentieri. E' diffidenza o disinteresse? Ai giovani manca la palestra per agitarsi, per manifestare forme esuberanti di passioni e tendenze.” Interessante la risposta di Giuseppe Lombardo-Radice: “V'è oggi fra i giovani scarsa pazienza per gli studi scientifici e storici; pochissimi affrontano un lavoro che richieda lunga preparazione e offre difficoltà d'indagine. Vogliono, in generale, sbrigarsi degli studi: tendono soprattutto a collocarsi rapidamente, e distaccano l'animo dalle ricerche disinteressate, aspirando a guadagnare e repugnando alle carriere che loro paiono troppo lente. Malgrado tanta filosofia in giro, è povero il loro interesse speculativo; la loro cultura si vien facendo di frammenti; poco discutono, poco si dividono fra loro in gruppi e cenacoli cui sia segnacolo una idea filosofica o religiosa. Il tono verso i grandi problemi è di scetticismo, o di rispetto affatto estrinseco per coloro che li prendono sul serio, o d'adorazione passiva di un “verbo dottrinale”. In generale i meglio disposti spiritualmente sono gli studenti universitari più poveri e gli agiati sono, per lo più, irrequieti, insofferenti della disciplina degli studi, frettolosi. Non da loro verrà una classe spiritualmente capace di dirigere il nostro paese”. Come va, oggi?



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