Lillino Di Gioia amareggiato: mi aspettavo di più
Intervista al candidato sindaco sconfitto del centrosinistra
“Pensavo che il ballottaggio sarebbe finito sul filo di lana, ed invece non è stato così. Mi aspettavo di più, sono sincero”.
E' con una considerazione venata di amarezza che Lillino Di Gioia, candidato sindaco dell'Unione, sconfitto al secondo turno, inizia l'intervista che ci ha concesso il giorno dopo il responso delle urne.
Ingegner Di Gioia, cosa è mancato al centrosinistra per vincere la sfida per il governo della città?
“Innanzitutto è mancata l'unità della coalizione sin dal primo momento. Il ritardo accumulato all'indomani delle primarie è stato estremamente deleterio. I cittadini avrebbero voluto vedere la coalizione compatta e coesa, ed invece hanno dovuto assistere a qualcosa di molto diverso. E' indubbio che questo ha creato parecchi disagi ed il clima essenziale per far partire la campagna elettorale nel modo giusto ha stentato a manifestarsi. Solo nelle ultime settimane la situazione era cambiata, ma evidentemente non è bastato. Per quanto riguarda il ballottaggio, poi, penso che i tempi per l'accordo politico con Tommaso Minervini e le sue liste sono stati troppo lunghi ed il nostro messaggio non ha avuto materialmente la possibilità di passare nell'elettorato. Abbiamo perso troppo tempo e mentre noi discutevamo, il sen. Azzollini aveva campo libero. A questo proposito, però, non posso esimermi dall'avanzare seri dubbi sulle modalità di raccolta del consenso nel centrodestra, ancora troppo avvezzo a pratiche clientelari”.
Pensa che sia tutto qui o che ci siano state ragioni politiche più profonde a determinare questa sconfitta?
“Una considerazione di fondo va fatta: il centrosinistra a Molfetta evidenzia ancora una debolezza endemica che non gli consente di essere presente in tutti i ceti sociali della città. Questo continua ad essere il grosso “tallone d'Achille” della coalizione e in particolare della sinistra che è del tutto assente in determinati contesti sociali, come la “geografia” del voto in città evidenzia con chiarezza. Il fatto che la coalizione, ed in particolare la sinistra, trovi enormi difficoltà ad ottenere consensi nei quartieri popolari è un fattore che deve preoccupare molto. Manca un vero e proprio radicamento sul territorio della sinistra. Dai dati si evince che la Margherita e le altre forze politiche di centro ottengono, insieme, i due terzi di tutti i voti della coalizione, mentre tutta la sinistra arriva a mala pena ad un terzo. Questo non è possibile. Così la coalizione è troppo sbilanciata”.
Non crede che questo problema sia stato accentuato anche da come era percepita la sua candidatura che, per le ragioni più varie, non è stata accolta molto bene in certi ambienti di sinistra?
“Questo è un falso problema. Qui o il centrosinistra entra nell'ordine di idee che, sia che si voti Prodi (che certo, per la sua storia, non mi sembra un uomo di sinistra), sia che si voti Vendola, sia che si voti Divella, sia che si voti Di Gioia, si è tutti uniti e compatti, oppure questa coalizione non otterrà mai grandi risultati”.
Sente di rimproverare qualcosa alle forze politiche che l'hanno sostenuta?
“Assolutamente no. Devo ringraziare tutti per il lavoro svolto. Però una considerazione obiettiva devo farla. La verità è che, tra primo e secondo turno, buona parte della nostra coalizione si è seduta. Mentre dall'altra parte, si cresceva in impegno, da questa parte si cresceva in disimpegno. Non si può negare questa evidenza. A noi è mancata la capacità organizzativa di esprimerci al meglio al ballottaggio. Io non ho visto, tranne rare eccezioni, il centrosinistra mobilitato in maniera convinta in vista dell'appuntamento dell'11 e 12 giugno”.
Potendo tornare indietro, rifarebbe l'accordo con Tommaso Minervini?
“Assolutamente sì. Non me lo rimprovero per nulla: è stato sia elettoralmente che politicamente un passaggio obbligato e molto importante, da un lato perché ci garantiva la possibilità di poter competere con il centrodestra (sebbene devo dire che mi aspettassi un contributo maggiore) e, dall'altro, perché abbiamo ricomposto la frattura all'interno del centrosinistra di questa città ed è da qui che la coalizione deve ripartire per guardare con fiducia al futuro”.
Quanto pensa che abbia potuto penalizzarla la candidatura di Matteo D'Ingeo?
“Dalle primarie in poi questo signore ha rimestato nel torbido, facendo il guastatore e creando un clima negativo e di sospetto attorno a me ed a tutta la coalizione. In questo senso ha danneggiato non tanto me, quanto tutto il centrosinistra di questa città favorendo l'elezione di Azzollini. E' stato bravo, non c'è che dire. Poi, ovviamente, gli toccherà rispondere nei tribunali delle sue gravissime affermazioni dal momento che avvierò le dovute azioni giudiziarie”.
Rimarrà in Consiglio Comunale a fare opposizione?
“Non lo so. Vedremo. Deciderò a mente fredda, facendo tutte le valutazioni del caso”.