«Gira, il mondo gira nello spazio senza fine, […] con la gioia e col dolore della gente come me.» Così cantava Jimmy Fontana nel 1965 nel suo più grande successo discografico. Il mondo, la gioia, il dolore. Sono aspetti che connotano la vita di ciascuno di noi certamente, ma ancor di più quella di tanti emigrati molfettesi che hanno dovuto lasciare per necessità la propria terra per ritrovarsi da tutt’altro capo di quel mondo che gira nello spazio senza fine. Esiste praticamente una ulteriore Molfetta, che viene ricordata persino nella toponomastica cittadina, sparsa tra USA, Australia, Argentina, Venezuela, etc. Una Molfetta fuori Molfetta che non rinuncia, benché lontana dalla propria terra, a venerare quella Madre che, dalla sua casa che guarda alle due torri del Duomo Vecchio, veglia sulla città e su quel mare solcato in cerca di un futuro migliore. Una Molfetta che continua a portarsi nel cuore quella Vergine Santa che non esita a fare i bagagli e a partire insieme, facendosi compagna di viaggio, per dirla con Don Tonino Bello. Una Madonna col trolley, come in un manifesto di un festival musicale di qualche anno fa, che tanto fece scalpore in alcuni ambienti ma che chi scrive trova invece di commovente eloquenza. Una Regina dei Martiri che si è poi stabilita a Hoboken, ad Adelaide, a Port Pirie, a Buenos Aires, etc. e lì onorata con lo stesso identico priscio profuso nella festa dell’otto settembre di Molfetta. E la Chiesa locale ci tiene a essere vicina a quelle comunità, così come ha fatto quest’anno il vescovo diocesano Mons. Domenico Cornacchia con un viaggio in Australia, sulla scia dei suoi predecessori. Una Molfetta nel mondo che continua dirsi vicendevolmente «La Médonne t›acchembégne», con quella commistione tra congiuntivo e indicativo tipica del vernacolo locale, come a farsi un affettuoso augurio ma, allo stesso tempo, ad esprimere una granitica certezza. Una benedizione, insomma. Una benedizione talmente significativa da dare il titolo al 43.mo Convegno dei Molfettesi nel Mondo, che si tiene ogni anno proprio nei giorni in cui la città celebra la sua compatrona e che ad ogni edizione vede il ritorno di tanti emigrati che, spesso e volentieri, rivedono parenti, amici e città dopo parecchi decenni dalla loro partenza. L’edizione 2024, organizzata come ogni anno dall’Associazione Molfettesi nel Mondo “Rodolfo Caputi”, questa volta ha voluto puntare l’attenzione proprio sul dialetto molfettese parlato ancora da molti nostri emigrati come, se non più, della lingua italiana. E a suggello di questo bel rendez-vous troviamo un ricchissimo concerto tenutosi nella serata dello scorso 11 settembre nel chiostro della Fabbrica di San Domenico e intitolato “Armonie di pace”. Una denominazione che intende rimandare al sottotitolo del convegno di quest’anno “Il linguaggio della pace”, così come rimarcato dalla presidente dell’Associazione Molfettesi nel Mondo Angela Amato durante la serata, la quale ha evidenziato come le parole possono fare molto, possono essere violente fino ad innescare dei conflitti, ma possono essere motivo di quell’armonia capace di portare, appunto, la pace. Eh già, perché una serena convivenza tra le moltitudini del mondo passa dal costruire non muri ma ponti, canali di scambio in cui persone di ogni provenienza portano in valigia la propria cultura, che non può che arricchire le culture di altri popoli facendoli progredire nella vita civile. E gli italiani, si sa, di cultura ne hanno da vendere, specie quella musicale, e nemmeno rinunciano a contaminarsi con le arti di quei porti nei quali approdano. A descrivere tutto ciò in forma di concerto due solisti anch’essi a loro portatori del buon nome di Molfetta e dell’Italia nel mondo quali il soprano Luisella de Pietro e il tenore Leonardo Gramegna insieme ad un’altra affermata realtà musicale cittadina quale è l’Alter Chorus, il coro lirico facente parte dell’APS Don Tonino Bello e diretto con passione e competenza dal prof. Antonio Allegretta. Ad accompagnare al pianoforte la compagine cantante il M° Vincenzo Rana, artista dal vasto curriculum anch’egli apprezzato anche all’estero. La serata, trasmessa anche in diretta streaming facendo sentire più vicini i molfettesi di tutto il pianeta, è stata presentata da Luisa Moscato, sempre una garanzia nel ruolo di mastra di cerimonia di numerosi eventi culturali molfettesi. Il concerto ha avuto inizio con un caposaldo della cultura musicale italiana, Giuseppe Verdi, del quale l’Alter Chorus ha offerto due perle che, nel contesto drammaturgico bellico delle opere liriche nelle quali si inseriscono, costituiscono delle oasi di pace e di sollievo. Iniziando dal coro Oh Signore dal tetto natio, dal quarto atto de I lombardi alla prima crociata, in cui i crociati e i pellegrini tornano con la mente alla natura e all’aria fresca della loro amata terra. Esattamente come gli schiavi ebrei nella precedente opera del Cigno di Busseto, Nabucco, con l’immortale Va Pensiero sull’ali dorate, brano pure interpretato dal coro. Due immarcescibili preghiere del melodramma italiano che l’Alter Chorus non ha mancato nemmeno questa volta di restituirne la quintessenza con palpitante approccio e suono ben dosato. Sempre per la serie «La Médonne t›acchembégne», troviamo in scaletta la celebre aria La Vergine degli Angeli, il finale del secondo atto de La forza del destino in cui i frati della chiesa della Madonna degli Angeli, resi dalle sezioni maschili dell’Alter Chorus esperti del ruolo, invocano la protezione della Madre di Dio sulla protagonista dell’opera lì rifugiatasi, Leonora, interpretata da Luisella de Pietro con leggiadra vocalità. E ovviamente non si poteva omettere nel centenario dalla morte un altro baluardo del melodramma italiano: Giacomo Puccini. E nella top ten delle opere più rappresentate nel mondo troviamo la sua Tosca, di cui è stata eseguita l’animata scena del primo atto Mario! Mario! Mario! il duetto tra i due protagonisti Floria Tosca e Mario Cavaradossi impersonati dal soprano de Pietro e dal tenore Gramegna dando vita ad una interpretazione espressiva e coinvolgente. Un altro dei punti di massimo dell’opera è l’aria di Cavaradossi del terzo atto E lucevan le stelle la cui intensa esecuzione di Leonar-do Gramegna non ha deluso le aspettative. Cosi come pure altrettanto applaudita è stata la nitida interpretazione di De Pietro della Lauretta di Gianni Schicchi con l’aria O mio babbino caro. Anche il maestro Vincenzo Rana ha avuto il suo momento solistico, con la sua rielaborazione pianistica ricca di pathos dell’intermezzo di Manon Lescaut. A coronare il blocco pucciniano e a chiudere la parte lirica del concerto, il Coro a bocca chiusa, finale secondo di Madama Butterfly, interpretato dal coro col solito spirito e la consueta precisione d’intonazione. La seconda parte del concerto è stata invece dedicata alla canzone d’autore, le cui note continuano a risuonare di là dal mare. Il tenore Gramegna, con la sua vocalità generosa e col supporto centrato del coro, si è cimentato con due famosi pezzi di Cesare Andrea Bixio quali Parlami d’amore Mariù, scritto su testo di Ennio Neri, e Mamma, composta insieme a Bixio Cherubini. Gramegna ha poi duettato con De Pietro in una ardente esecuzione di Mattinata, la celeberrima romanza di Ruggero Leoncavallo. Una buona parte dei molfettesi nel mondo risiede nei paesi di lingua spagnola, quindi doveroso è stato l’omaggio a quelle culture con due bellissime canzoni: Amapola, scritta da Josè Lacalle, spagnolo naturalizzato USA, e Granada, brano del messicano Agustín Lara, interpretati rispettivamente da De Pietro e Gramegna con identico trasporto. E a completare il tutto non poteva mancare ovviamente la grande tradizione partenopea, con la fervida interpretazione di Luisella de Pietro di Passione scritta da Ernesto Tagliaferri e Nicola Valente su testo di Libero Bovio, e con la vivida e bronzea esecuzione della leggendaria Torna a Surriento dei fratelli De Curtis che ha riunito tutto il cast e che ha chiuso la scaletta ufficiale di concerto con un lungo e sonoro applauso del numeroso pubblico convenuto. Gradimento che è stato confermato dagli interventi finali di ringraziamento del sin-daco Tommaso Minervini, che ha lodato la lunga e grande tradizione musicale molfettese grazie alla quale tanti artisti locali continuano a portare nel mondo il racconto della città, e di Angela Amato, la quale ha voluto omaggiare gli artisti di una barchetta denominata, ça va sans dire, «La Médonne t›acchembégne». Leonardo Gramegna e Luisella de Pietro durante il concerto sono stati insigniti anche del riconoscimento “Cultura al quadrato” che da cinque anni il Collettivo Teatrale Dino La Rocca, giunto quest’anno al traguardo dei cinquant’anni di età, assegna a personalità o realtà associative molfettesi d’eccellenza che in Italia e nel mondo si sono distinte nel mondo delle arti. Al conferimento del premio era presente il presidente e deus ex machina del gruppo teatrale molfettese Giorgio Latino che si è avvalso della presidente Amato e del sindaco Minervini per la consegna delle targhe le quali, come simpaticamente ha fatto notare Latino, non potevano che essere di forma quadrata. Dopo di che gli artisti hanno concesso un inevitabile bis, proprio con la canzone citata all’inizio, Il mondo di Jimmy Fontana, di cui il giorno del concerto ricorrevano gli undici anni dalla scomparsa, e un bis del bis, con una irrituale quanto calorosa esecuzione in duetto soprano-tenore del Nessun dorma, brani entrambi accolti dal pubblico con pronte standing ovation. Due brani di augurio di un futuro di buone cose, specie per gli emigrati molfettesi, nella convinzione che sempre «La Médonne t›acchembégne». © Riproduzione riservata