La sinistra alla ricerca di un'identità
Dibattito organizzato dall'Associazione culturale “Via Piazza”, editore di “Quindici”
Non una semplice presentazione del libro pubblicato nel marzo scorso dalla Einaudi “Il silenzio dei comunisti” (nella foto, la copertina del libro), è stata quella che si è svolta sabato 11 gennaio presso l'Aula Consiliare di Piazza Municipio nell'ambito dell'iniziativa “Gli incontri di Via Piazza” organizzata dall'Associazione culturale editrice di “Quindici” in collaborazione con la sezione locale dei Ds, ma una riflessione profonda e serena sullo stato della sinistra in questo Paese e sulle sue prospettive, alla quale hanno partecipato Alfredo Reichlin, dirigente di punta del Partito Comunista Italiano da Togliatti a Berlinguer ed oggi membro del comitato direttivo nazionale dei Ds, insieme all'on. Peppino Caldarola ed al consigliere regionale Alberto Tedesco, dinnanzi ad una platea vasta e di prestigio come non si vedeva da tempo.
Lo spunto era offerto, senza ombra di dubbio, dal libello, scritto a tre mani, sotto forma epistolare, dallo stesso Reichlin insieme a Vittorio Foa e Miriam Mafai, ma presto la discussione si è divincolata dalla stessa pubblicazione per assumere una portata di più ampio respiro sebbene non priva degli inevitabili ancoraggi all'attualità politica. Eppure benchè quest'ultima riportasse all'ordine del giorno le solite stucchevoli diatribe interne tra dirigenti nazionali di partito, di queste si è sentito parlare molto meno di quanto ci si potesse attendere nel corso delle più di due ore di dibattito, avendo preferito tutti i relatori impostare i loro interventi su un piano più squisitamente “Politico” e meno legato al contingente.
Ed allora Rechlin non ha esitato a dire che “oggi la politica è un sottosistema dell'economia, ridotta ad un ruolo misero e marginale, in un contesto nel quale i mercati governano, i tecnici amministrano e i politici vanno in tivù, per fare ammuina, divisi tra chi va nel teatrino di Vespa e chi in quello di Santoro, a seconda dello schieramento”.
Tempi ben diversi questi, rispetto a quelli in cui un grande movimento di massa, il movimento operaio, “cambiò il mondo”, riuscendo ad organizzare, durante tutto il secolo passato, le grandi identità collettive – come sostiene Miriam Mafai nel carteggio – e giungendo non solo a difendere gli umili e gli oppressi, ma anche ad “inventare” il partito politico e lo Stato-istituzione così come oggi lo intendiamo e fece questo introducendo quelle che Rechlin chiama “le due grandi bombe atomiche che cambiarono il mondo: il suffragio universale e la redistribuzione del reddito”. Oggi la globalizzazione sta mutando in profondità quello scenario e con gli strumenti classici della sinistra non si è più in grado di interpretare il contesto nel quale viviamo. E' questa la considerazione più amara fatta da Reichlin: “credo che la sinistra non riesca a leggere il presente, questo presente, e perciò tace sul passato”. Ecco spiegato “il silenzio dei comunisti”, il silenzio di un movimento di massa oggi incapace di dare risposte adeguate dinnanzi al corso nuovo della storia: la crisi dello Stato nazione, l'integrazione europea, il cambiamento radicale dello scenario mondiale, l'avvento di una nuova economia che ha messo in discussione il concetto stesso di democrazia.
Eppure non è tempo di piangersi addosso, la sinistra ha bisogno di un nuovo pensiero e di una nuova visione del mondo; ha bisogno di nuove “bombe atomiche” che, come quelle che all'inizio del Novecento restituirono alle masse protagonismo sociale e politico, diano oggi, a milioni di persone, nuove coordinate cartesiane attraverso le quali poter interpretare la realtà. Ha bisogno di riportare al centro la politica che altro non è se non “la possibilità degli uomini di decidere della propria vita, indipendentemente da quello che appare il proprio destino”. E questo è il momento per avviare questo processo, anche sotto la spinta dei grandi movimenti “no-global” e delle istanze che questi portano.
Eppure tutto questo incontra ancora oggi, per Reichlin, mille ostacoli “perché viviamo nell'epoca del “berlusconismo” , della filosofia dell' 'arricchitevi anche infrangendo tavolta la legge'. Questa è la vera idea forte grazie alla quale il centrodestra ha vinto le elezioni e contro la quale oggi serve un gruppo dirigente autorevole che si ponga come obiettivo quello di 'salvare l'Italia' – come disse Togliatti –, che non si limiti alla lotta contingente contro questa destra, ma sappia indicare al Paese la via per uscire da questa crisi”.
Ecco il centro della questione, ma da quali serbatoi può oggi attingere la sinistra per fare tutto questo? La risposta di Reichlin è disarmante nella sua semplicità : “far leva sulle risorse non utilizzate, sul capitale umano del Paese frustrato da questa situazione”.
Riportare l'uomo al centro dei processi della Storia e della Politica. C'è forse qualcosa di più rivoluzionario?
Giulio Calvani