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La legge Brunetta in sintesi
15 giugno 2009

E’ previsto il licenziamento in tronco se si attesta la falsa presenza in servizio, ci si assenta senza giustificazione, si rifiuta, senza valido motivo, un trasferimento disposto dall’amministrazione per motivate esigenze di servizio. Si rischia il carcere (fino a 5 anni), più un’ammenda da 400 a 1.600 euro oltre al risarcimento dei danni patrimoniali, se si giustifica l’assenza dal lavoro con una certificazione medica falsa. In questo caso, paga anche il medico ‘compiacente’, con la radiazione dall’albo. Giro di vite, poi, anche sulle assenze ‘sospette’: se la malattia si protrae per più di 10 giorni e, in ogni caso, dopo il secondo evento di malattia nell’anno solare, la giustificazione deve avvenire esclusivamente mediante certificazione medica rilasciata da una struttura sanitaria pubblica o da un medico convenzionato con il Servizio sanitario nazionale. L’amministrazione pubblica può, se vuole, effettuare controlli in caso di assenza di un solo giorno del dipendente. Le fasce orarie di reperibilità del lavoratore sono: dalle ore 8 alle 13 e dalle ore 14 alle 20, tutti i giorni, compresi i non lavorativi e i festivi. Previsto, anche, un riordino dei contratti collettivi, con la possibilità di derogare al rigido meccanismo della ripartizione in 3 fasce di merito per tutto il personale. La regola continua a riservare il trattamento accessorio in misura intera al 25% del personale, prevede un incentivo dimezzato per un altro 50% e relega nella fascia più bassa, priva di trattamento accessorio, l’ultimo 25 per cento. I contratti collettivi integrativi, però, potranno modificare la griglia. Arrivano, poi, le pagelle, come a scuola, per dipendenti e singole strutture: alla “bocciatura” corrisponderanno meno soldi in busta paga e alla “promozione”, scatti di carriera e incentivi economici. Stop, quindi, alla distribuzione “a pioggia” di benefici agli impiegati pubblici. Merito e risultati sono le parole chiave per aprire il salvadanaio. Nuovi poteri anche ai dirigenti, sempre più equiparati a veri e propri datori di lavoro privati. In arrivo più competenze sia nei processi di gestione e di valutazione del personale sia nelle procedure di mobilità. Ma al tempo stesso avranno, anche, più responsabilità: in caso di mancato raggiungimento degli obiettivi, oltre ai guai disciplinari, anche l’impossibilità di rinnovo dell’incarico dirigenziale, fino ad arrivare, nei casi più gravi, alla revoca dell’incarico e al licenziamento. Entra, poi, il dottorato di ricerca come titolo per l’accesso alla carriera dirigenziale e, una volta superato il concorso, diventa obbligatorio l’espletamento di un periodo di formazione presso uffici amministrativi di uno Stato dell’Unione Europea o di un organismo comunitario o internazionale.

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