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L’isola, una lezione di accoglienza contro il razzismo
15 luglio 2018

Qual è il modo migliore per raccontare l’esodo dei migranti e la mancata accoglienza degli italiani? Sicuramente uno spettacolo teatrale a parti invertite: il naufrago bianco che viene respinto dagli abitanti di colore di un’isola. E’ quello che ha fatto la Compagnia Teatrale “Il Carro dei Comici” portando in scena lo spettacolo “L’Isola”, esito finale del laboratorio teatrale che alcuni beneficiari del Centro SPRAR di Molfetta, ovvero il Sistema di protezione per Richiedenti Asilo e Rifugiati. Per chi non fosse ben informato sul ruolo del centro SPRAR, ecco una breve definizione: il sistema è costituito dalla rete degli enti locali che per le concretizzazione di progetti di accoglienza, accedono, osservando sempre i limiti consentiti, al Fondo nazionale per i servizi dell’asilo, assicurando interventi di “accoglienza integrata” che comprendono progetti e attività di inserimento socio-economico. Il responsabile del testo e della regia è Francesco Tammacco, mentre Matteo Altomare si è occupato delle luci, dei suoni e dell’allestimento scenico. Il coordinamento generale è stato affidato al personale della Comunità Oasi2. Gli artisti che hanno recitato durante lo spettacolo sono Umar Camara, Ibrahim Coulibaly, Abou Doumbia, Farhan Mohamed, Fabiane Ugona Onyesekoue, Kalusha Sidy Mohamed Sawadogo, insieme all’ allievo del laboratorio teatrale de ‘Il Carro dei Comici’ Marco Sallustio. Gli attori hanno inscenato la storia di Armin Greder, tradotta da Alessandro Baricco, che racconta l’avventura di un naufrago il quale, nudo e sfinito, approda su un’isola occupata da indigeni che lo giudicano diverso da loro, quasi come un alieno, solo per il diverso colore della pelle, più chiara rispetto a quella della popolazione stanziata sull’isola. Per questo decidono di rinchiuderlo nella parte più remota della terra isolata e tornare alla vita di tutti i giorni. L’uomo però continua a chiedere del cibo poiché è affamato e non mangia da giorni. Lo straniero continua quindi a generare inquietudine tra gli abitanti dell’Isola, questi ultimi decidono infine di sbarazzarsi dell’«invasore» e di costruire un grande muro intorno all’Isola per impedire che mai più uno straniero vi metta piede. La storia (che racconta quindi il paradigma consueto in cui un uomo bianco approda su un territorio in cui viene respinto per il colore della sua pelle) è rimasta nel cuore di tutti gli spettatori i quali hanno applaudito numerose volte durante la rappresentazione al fine di esprimere la propria gratitudine verso chi ha deciso di esteriorizzare la propria opinione sul fenomeno dell’immigrazione attraverso il teatro. L’esperienza è stata giudicata dagli stessi attori e dal regista abbastanza complicata all’inizio in quanto gli artisti hanno ancora qualche difficoltà nell’esprimersi nella lingua italiana. Nonostante questo, i protagonisti della serata sono stati in grado di farsi comprendere da tutti gli spettatori pronunciando con attenzione tutte le parole e aiutandosi con il linguaggio del corpo. Alla fine gli attori di colore hanno ringraziato i molfettesi per l’accoglienza loro riservata. Questo spettacolo, realizzato come progetto finale del percorso di teatro dei beneficiari del centro SPRAR supera ogni aspettativa. Tutti gli spettatori presenti sono rimasti entusiasti e conserveranno nel cuore il messaggio che si voleva comunicare durante lo spettacolo. L’immigrazione è una ricchezza, e noi cittadini dobbiamo creare ponti e abbattere i muri. © Riproduzione riservata

Autore: Sara Mitoli
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