Guerra in Ucraina, i danni all’economia italiana
Incontro al Rotary con la prof.ssa Rosella Castellano Direttrice Dip. Scienze Giuridiche ed Economiche Università “La Sapienza” Roma
Nel primo trimestre del 2022 – a livello globale – si sono manife- stati diversi segnali di shock di offerta a causa della forte ripar- tenza dell’economia dopo la pandemia: pe- nuria di materie prime, difficoltà a reperire manodopera e colli di bottiglia nelle filiere produttive internazionali. La guerra tra Russia e Ucraina, iniziata il 23 febbraio oltre a enfatizzare alcuni fenomeni già in corso ha indotto un ulteriore choc economico-finanziario che ha coinvolto a macchia d’olio una molteplicità di settori. Ad esempio, l’ulteriore aumento dei prezzi energetici (in particolare gas e petrolio) e dei beni agricoli ha eroso significativamente i margini operativi delle imprese con riflessi negativi sull’attività economica. Per non parlare della difficoltà nel reperimento di materie prime e materiali (in particolare quelli provenienti dai paesi coinvolti) e del forte incremento dell’incertezza che influenza negativamente la fiducia degli operatori penalizzando le decisioni di investimento delle imprese e di consumo delle famiglie. L’indice di incertezza della politica economica per l’Italia è salito del 21,1 % nella media dei primi due mesi del 2022 rispet- to al quarto trimestre del 2021. Questo significa che il livello di rischio sui mercati finanziari, cresce e potrebbe ulteriormente peggiorare per via della possibilità di default del governo russo, di istituzioni bancarie e industrie e dell’elevata volatilità di alcuni tassi di cambio. Di questo e molto altro si è parlato durante l’incontro organizzato dal Rotary Club di Molfetta presso Palato Bistrot. Ad introdurre la serata – come di consueto – ci ha pensato il presidente del Club, Felice de Sanctis che ha introdotto i presenti nell’argomento con una disamina puntuale sugli effetti del conflitto russo – ucraino sull’economia italiana: a maggio il costo della vita in Italia è salito del 6,9%, ai livelli di 36 anni fa; il carrello della spesa corre del 7,5%; i costi di abitazione, acqua, combu- stibile salgono del 26,4% e i trasporti di ol- tre il 10%; anche la pasta costa il 16,6% in più rispetto al 2021 e gli alimentari com- plessivamente hanno segnato un aumento del 7,1%. E tutto questo senza calcolare il debito pubblico lievitato a dismisura. Un argomento di grande attualità che è stato magistralmente approfondito – durante la tavola rotonda – dalla prof.ssa Rosella Castellano, Direttrice del Dipartimento di Scienze Giuridiche ed Economiche dell’Università degli Studi “La Sapienza” di Roma. Sicuramente una delle conseguenze che è nell’occhio del ciclone, una delle più impattanti riguarda la politica energetica del vecchio continente e le conseguenze pagate a causa di una mancata autonomia attraverso una scelta orientata al green e che accelerasse gli investimenti verso rinnovabili e idrogeno. Una decisione questa accarezzata per lungo tempo ma sempre rimandata: modificare il quadro delle forniture di gas naturale (scelto come combustibile di “transizione” per sostituire carbone e nucleare) per recidere il suo cordone ombelicale con la Russia e diminuirne la dipendenza. Una dipendenza che non ha mai smesso di essere tale e che annovera l’Europa tra i maggiori importatori di gas russo con ben 65 miliardi di metri cubi in un anno. Chiaramente con l’aumento del petrolio a risentirne non sono state solo le bollette di luce e gas ma si è in- nescata una reazione a catena che ha visto aumenti anche nel settore dei trasporti, au- mento del prezzo del combustibile con con- seguente implemento del debito pubblico e dell’inflazione. Altro argomento scottante riguarda il de- cremento medio del PIL europeo. Di fatti, il conflitto tra Russia e Ucraina ha sottrat- to alla crescita dell’economia italiana tra 1,2 e 2,2 punti percentuali, portando il PIL del 2022 dal +4% stimato in precedenza al di sotto del 3% o addirittura al 2% a secon- da delle stime. La forbice di previsione ri- mane ampia a causa dell’estrema incertezza che continua a caratterizzare lo scenario ge- opolitico. Si allontana così il recupero dei livelli di attività pre pandemia dalla prima- vera di quest’anno sino all’inizio del 2023. Tutte le componenti del PIL italiano rallentano nel 2022 e subiscono una revisione al ribasso più forte a causa del mutato contesto: le esportazioni sono in deciso rallentamento (+3/+4% circa da +13,3% nel 2021), i consumi delle famiglie italiane sono deboli (+2/+4% circa da +5,2% nel 2021) e con disuguaglianze crescenti (impoverimento delle fasce deboli e aumento della disoccupazione), gli investimenti delle imprese hanno perso vigore dopo essere stati il traino principale della performance nazionale nel 2021 e aver già superato ampiamente i livelli del 2019. A questo si aggiunge una asimmetria di effetti che in Italia diventa ancora più evidente nella contrapposizione nord - sud, con un aumento ulteriore del gap infrastrutturale e non solo. In questo caso il conflitto potrebbe bloccare lo sviluppo tecnologico e infrastrutturale con gravi conseguenze sullo sviluppo territoriale. In altre parole forte è il rischio di stagflazione ossia mancanza di crescita economica (stagnazione), accompagnata dall’aumento di costi e prezzi (inflazione). Ma l’Europa ha dimostrato reattività, così come le imprese italiane, stando ai cambiamenti intervenuti nello scenario mondiale. Le sanzioni alla Russia non saranno tolte facilmente anche perché utili a ridimensionare le velleità di potenza mondiale di un’economia piccola e povera. L’altra questione chiave è dove andranno petrolio e gas russi, visto che Stati Uniti e Regno Unito ne hanno bandito gli acquisti e l’Ue si vuole attrezzare per fare altrettanto. Difficilmente verranno tenuti nel sottosuolo perché la Russia ha bisogno degli introiti della loro vendita giacché importa il 75% di quanto consumano le famiglie. La Cina si è posizionata politicamente per acquistarli. Questo vuol dire che ci saranno dirottamenti da un Paese all’altro con au- mento dei costi di logistica ma non ci sarà un embargo come nel 1973-74, quando il costo del barile quadruplicò e la domenica si andava a piedi.