Grazie all’Erasmus plus e a Molfetta, due giovani europei grati per l’esperienza vissuta
È proprio vero che il volontariato scalda il cuore, permettendo di riscoprire il valore di una parola semplice, ma estremamente significativa. Questa parola è “grazie”, la stessa che i due volontari SVE, il danese Eskild Kielberg Jacobsen (20 anni) e la spagnola Ainara Galindo (29 anni), porgono al Liceo Classico “Leonardo da Vinci” e al Liceo Scientifico “Albert Einstein” di Molfetta, gli istituti presso cui hanno svolto l’esperienza di Erasmus Plus (docenti referenti: prof.ssa Marta Spaccavento per il Liceo Classico, prof.ssa Rosa de Pinto per il Liceo Scientifico) durante l’anno scolastico 2017-2018. Mentre si apprestano a cercare il volo che il 5 giugno li riporterà nei rispettivi Paesi, i due giovani volontari racchiudono la loro esperienza in un bilancio di emozioni, ricordi e messaggi. Vi sembra già trascorso un intero anno qui a Molfetta? Avrete nostalgia della città e delle scuole che vi hanno ospitato? Eskild: «Non mi sembra vero che quest’anno speciale sia già trascorso. Ricorderò sempre quest’esperienza che ha reso me e Ainara “quasi molfettesi”». Ainara: «A Molfetta ho trascorso un anno meraviglioso. Mi mancherà molto questo posto in cui nessuno si è mai tirato indietro quando ho avuto bisogno di aiuto. È stata davvero una grande opportunità». Qual è il messaggio che porterete con voi una volta tornati a casa? E: «Quest’esperienza mi sarà valida per tutta la vita. Ho già ripreso i contatti con il mio insegnante di Scienze Politiche del Liceo, il quale ha insistito perché al mio ritorno parli dell’anno che ho trascorso a Molfetta agli studenti dell’istituto presso il quale ho conseguito il diploma. Io ne parlerò volentieri, voglio promuovere il progetto Erasmus Plus che in Danimarca è poco conosciuto per invogliare i ragazzi ad aderirvi». A: «Avendo rotto con i ritmi di vita quotidiani per un anno intero, ho capito che mi piace aiutare chi mi circonda e rendermi disponibile verso gli altri. Sicuramente parlerò all’università e ai miei amici dell’esperienza vissuta». Cosa non dimenticherete mai di quest’esperienza? E: «Non dimenticherò mai le domande che mi sono state poste, la curiosità che mi ha circondato. La “posizione speciale” affidatami, ovvero quella di essere al mezzo tra docenti e studenti, mi ha permesso di tessere buoni rapporti con tutti, sperimentando un’altra vita. Particolarmente impresso mi è rimasto il coro natalizio preparato assieme agli altri volontari SVE che ho conosciuto». A: «Non scorderò i rapporti che ho instaurato qui, sia assieme agli insegnanti, sia assieme agli alunni e ai volontari SVE. Mi sono fatta tanti amici italiani». Consigliereste ai vostri amici e conoscenti di intraprendere un’esperienza simile? E: «Certamente. Ho già parlato di quanto sia interessante il programma SVE con una mia amica che desidera esplorare l’Italia. Dirò a tutti che un’esperienza del genere va fatta perché aiuta a eliminare pregiudizi e stereotipi, oltre che a crescere». A: «Certo. Ci sono tanti progetti che permettono di approdare all’estero e vale la pena parteciparvi. Durante l’esperienza si ha la possibilità di imparare davvero molto». Le vostre aspettative sono state soddisfatte? E: «Quest’esperienza mi ha regalato più di quanto mi aspettassi. Quando ho proposto il corso di danese tanti studenti mi hanno mostrato il loro entusiasmo e la loro voglia di conoscere e hanno partecipato alle lezioni nonostante la difficoltà della lingua e i loro numerosi impegni scolastici. Stessa cosa per gli studenti a cui ho insegnato la danza reale danese: il loro impegno nel cimentarsi mi ha colpito molto. Avrei potuto fare volontariato negli uffici per esempio, ma ho scelto di stare a contatto con altri giovani perché attratto dal dinamismo e non me ne sono pentito. L’interesse e la voglia di stare in mia compagnia mi sono arrivati dritti al cuore». A: «Non avevo immaginato fosse così bello, l’ho realizzato nel momento in cui sono arrivata qui. Il posto, la scuola, le persone: tutto magnifico. È stupendo camminare per le strade di Molfetta e sentirsi chiamare ogni tanto per nome dai ragazzi conosciuti. Questo mi fa capire di essere riuscita a trasmettere molto: per esempio ho insegnato il flamenco, tipico della mia cultura, ad alcuni ragazzi». Qual è il saluto che rivolgete a Molfetta, al Liceo Classico e al Liceo Scientifico? E: «Il mio è un arrivederci. Non posso abbandonare qui tutto ciò che ho appreso. Un immenso grazie alla preside, ai docenti, ai giovani studenti e a tutte le persone che ho incontrato durante il percorso per avermi accolto e integrato». A: «Non posso dire un addio a Molfetta, spero di ritornarci. Devo ringraziare tutti per l’accoglienza e la disponibilità offertami». Eskild e Ainara saluteranno la “bella Molfetta”, come loro stessi la definiscono, con la consapevolezza di aver lasciato la propria impronta, ma anche di aver ricevuto quell’impronta di accoglienza che il nostro Comune è riuscito a trasmetter loro. © Riproduzione riservata