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Condannati alla disabilità sociale
15 aprile 2005

Il mio pensiero è diventato realtà, le mie speranze sono tutto un tratto finite, quando il 17 marzo 2005 ho ricevuto una comunicazione dal Comune di Molfetta che richiedeva la modica somma di 25 euro per il trasporto di mia figlia, persona disabile, dalla scuola al servizio di riabilitazione c/o l'ospedale civile e viceversa. Immediatamente ho pensato a due cose: il mio primo pensiero è andato a tutte quelle famiglie di persone disabili in condizioni di indigenza che si sarebbero dovute far carico di questo ulteriore costo, in aggiunta al sicuro già mal sostenuto carico per il loro figlio disabile, (come è noto per mantenere costante la soglia di apprendimento di un disabile necessitano continui interventi riabilitativi che non sempre sono sostenuti dal servizio sanitario nazionale). Il mio secondo pensiero, purtroppo riguardava la scarsa sensibilità sociale dimostrata dall'amministrazione comunale, nei confronti dei meno fortunati. Probabilmente la gravità del fatto non ha solo colpito la mia coscienza, ma anche l'altrui spirito (il coccodrillo che prima ammazza il figlio e poi piange), e dopo alcuni giorni ho ricevuto come gli altri genitori coinvolti nella richiesta una convocazione per un incontro da tenersi c/o la sala Finocchiaro della Fabbrica di San Domenico per ridiscutere le cose. A quel punto speravo che qualcuno avesse considerato le cose e fosse tornato sui suoi passi, niente di tutto ciò purtroppo si stava cadendo dalla pentola nella brace. Il linguaggio utilizzato dai referenti dell'amministrazione comunale, Sig. Brattoli assessore alla socialità, sig. Giuseppe Amato assessore al personale e rag. Caputi parte amministrativa, dimostrava che la considerazione per lo stato di disabile era la stessa che si usa per le cose che nella vita non contano nulla (potrei essere molto più figurativo nelle mie espressioni). La scarsa conoscenza delle problematiche dei disabili e delle leggi che proteggono la loro condizione, il tentativo di contrattare il servizio come merce da mercato rionale (espressione dell'assessore Amato “Cerchiamo di metterci d'accordo, vi facciamo uno sconto”) oppure il contrabbandare la devoluzione del contributo trasporto richiesto come ricavo da investire in mezzi e servizi per i disabili (affermazione dello stesso Amato “i vostri soldi ci servono per acquistare i mezzi di trasporto e per nuovi servizi per i disabili”), mi fanno pensare che questa gente ormai ha preso la strada delle decisioni unilaterali che calpestano sistematicamente qualsiasi cittadino e soprattutto coloro che si trovano in situazioni di indigenza. Voglio ringraziare pubblicamente questi signori dello Stato che non sono stati da me eletti (e che non eleggerei mai), per aver risvegliato in me la voglia di non farsi calpestare, da ora in poi ci organizzeremo e cercheremo di dar loro delle risposte informate. Allora sì che non faremo sconti a nessuno e pretenderemo ciò che ci spetta. Da parte dei nostri amministratori pretenderemo il rispetto che ci è dovuto visto che dovrebbero essere al servizio di noi cittadini contribuenti. D'ora in poi richiederemo a loro atti tangibili , non false promesse. I disabili non accettano sconti sui loro diritti. Sergio Binetti Gentile Sig. Binetti, la ringrazio della lettera che conferma quanto “Quindici” ha già pubblicato sul numero di marzo con l'articolo di Francesco del Rosso (“Il Comune mette una tassa sui disabili”). La sua lettera si commenta da sola, non voglio aggiungere nulla alla sua denuncia che conferma l'insensibilità dei nostri amministratori, che non si sono nemmeno degnati di rispondere al nostro articolo. Dobbiamo dedurre che è questa l'attenzione che hanno verso i cittadini ai quali, magari, il prossimo anno, con grande faccia tosta, andranno a chiedere il voto. Ma, come dimostrano i risultati delle ultime elezioni regionali, la gente ha già valutato la consistenza di promesse e soprattutto di atteggiamenti nei confronti dei cittadini e ha votato di conseguenza.
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